Cracovia sorride: il mondo giovane è da lei
Può una città sorridere? Perdonate la licenza poetica, ma sembra proprio di sì.
Erano anni che Cracovia, la città che ha visto crescere e che ha avuto come vescovo il Santo inventore delle Gmg, aspettava di ospitare una Giornata Mondiale della Gioventù. Non solo Cracovia: era naturale che prima o poi questo sarebbe avvenuto. In tanti si aspettavano di rendere omaggio a Karol Wojtyla con i suoi giovani, sebbene i giovani della generazione successiva a quella che aveva conosciuto.
La scelta di ospitare una Gmg in una città relativamente piccola come Cracovia appare in controtendenza rispetto alle decisioni prese in precedenza, come Sydney, Madrid e Rio, grosse metropoli in grado di ospitare milioni di pellegrini. Eppure, la macchina polacca, pur con qualche difficoltà, specie nei trasporti, sembra avere tenuto meglio del previsto.
Dietro ogni bandiera, una storia
Martedì 26 luglio, per la prima volta i 1429 pellegrini della proposta diocesana mettono piede a Cracovia. La partenza non è delle più agevoli, ma con calma, tra le navette polacche e qualche bus italiano, si arriva tutti. Il cuore pulsante della Gmg è la cittadella murata, nucleo più che millenario attorno al quale poi si è sviluppato tutto l’hinterland. I pellegrini confluiscono naturalmente al centro della città, l’enorme Piazza Mercato divisa dall’enorme Palazzo del Tessuto, che richiama, in dimensioni notevolmente maggiori, il piano inferiore del Salone di Palazzo della Ragione a Padova.
Un’immensa distesa di bandiere saluta i padovani. Ci sono tutti: gli americani con i loro collegi e le loro università, che girano in formazioni davvero nutrite, i canadesi, che invece preferiscono muoversi in gruppetti più piccoli per mescolarsi tra i pellegrini di altre nazionalità. Sempre debordante la presenza francese, ma sorprende, data la storica rivalità, l’armonia che regna tra loro e i gruppi degli italiani, i più chiassosi, appariscenti e ricercati a questi grandi eventi mondiali. C’è pure un gruppetto di siriani, che esibiscono le effigi della loro patria perduta; alcuni ci dicono risiedere in Iraq, altri nella confinante Germania. Della terra in cui sono nati non resta che una bandiera da sventolare e un’altra da attaccare allo zaino del pellegrino.
Il beato Piergiorgio Frassati “pellegrino” alla Gmg
Nella chiesa del monastero dei domenicani sono arrivate le reliquie del beato Piergiorgio Frassati, terziario dell’ordine fondato da san Domenico di Guzman e grande testimone dell’Azione Cattolica, per via del suo impegno sociale, le sue opere della carità e il suo modo di vivere la sua chiamata ad essere cristiano nella vita di tutti giorni. Per chi è cresciuto conoscendolo in seno all’Ac, è un momento davvero emozionante. Continuo il via vai di fronte alla semplice cassa di legno che ne conserva i resti. Tra i corridoi dei chiostri della chiesa, dopo che un centinaio di giovani domenicani ha cantato i vespri in latino, i volontari dell’associazione Piergiorgio Frassati accompagnano i loro coetanei a conoscerne la figura. In tanti ignoravano il profondo legame tra Giovanni Paolo II e questa figura di santità giovanile, che morendo a 24 anni, al culmine di una vita piena, ha insegnato a sfruttare al meglio ogni singolo momento, non rimandando la chiamata alla santità alle pantofole della pensione. Già da cardinale di Cracovia Wojtyla aveva definito Frassati “l’uomo dalle otto beatitudini”. Da Papa fu lui a beatificarlo. Le guide, prima di lasciar andare i pellegrini, affidano loro un santino e li invitano a firmare sul sito di petizioni “change.org” una lettera da inviare a Papa Francesco per sollecitare la canonizzazione di questa figura, capace di compiere in silenzio infiniti atti di carità che vennero alla luce solo dopo la sua morte. Metodi giovani per una causa “giovane”.
“Fonte ardente di carità”
C’è chi rispetta per filo e per segno il programma ufficiale e si reca a Blna per la Santa Messa di inizio della Gmg, il momento ufficiale atteso dal contatore sopra la co-cattedrale di Cracovia, in Piazza Mercato, da oltre un anno e mezzo. Si sfida la pioggia, ma per la messa il tempo offre una tregua. Ripioverà – ma solo quattro gocce – in serata. Nella celebrazione, il cardinale Stanislao Dziwisz invita i giovani a portare “agli altri la fiamma della vostra fede ed accendete con essa altre fiamme, affinché i cuori umani battano al ritmo del Cuore di Gesù, che è “fonte ardente di carità”. Che la fiamma dell’amore avvolga tutto il nostro mondo!”.
Consumismo e tradizione
Capitolo cibo. Code molto lunghe nei – relativamente – pochi centri di distribuzione convenzionata in centro città. Alcuni pellegrini trovano rifugio nei centri commerciali appena al di fuori del centro storico. Si resta stupiti di fronte all’immensità di questi templi del benessere acquisito e santuari del consumismo, che non hanno pari in Italia. Ci sono tutte le catene di negozi più note al mondo, non manca nessuno. Tra i giovani qualche commento invidioso, di chi vorrebbe bere il cappuccino da Starbucks o mangiare al Kentucky Fried Chicken come un newyorkese qualunque. È la transizione della società polacca, fiera, addirittura ancorata alla tradizione culturale, artistica e religiosa ma proiettata verso il futuro, per lo meno quello decretato dalla civiltà occidentale. Così, anche tra gli imponenti corridoi del Krakow Glowny, tra i pavimenti lucidati, le musiche ripetitive e i touch screen futuristici, accanto alle vetrine luccicanti delle case di moda c’è anche spazio per il cubicolo della vecchietta che vende ciambelle salate a due spiccioli, uguale a quella che forse le vendeva a Karol Woytila ai tempi del seminario clandestino.