Opera casa famiglia. Un presidio di bene accanto alla stazione
Oltre 200 ragazze adolescenti in situazione di disagio familiare e sociale sono state accolte nella sede dell’Opera casa famiglia, in via Nino Bixio. Qui hanno trovato una comunità educativa in cui ricostruirsi e alla quale, pur cresciute, sono ancora legate.
In cinquant’anni di vita, l’Opera casa famiglia ha accolto oltre 200 ragazze in situazione di disagio familiare o sociale nella sede di via Nino Bixio, di fronte alla stazione ferroviaria. Per quest’impegno il comune di Padova ha consegnato una targa all’équipe educativa e una pergamena alla presidente, Agata Magnano Aliprandi.
L’Opera casa famiglia, fondazione della diocesi di Padova voluta nel 1964 dal vescovo Girolamo Bortignon, è sorta con l’obiettivo di accogliere le giovani che giungevano in stazione ferroviaria e non avevano alcun riferimento. È stata gestita da volontari fino all’arrivo, nel 1978, delle suore Elisabettine «che sono state – sottolinea la presidente – una presenza preziosa per oltre vent’anni». Negli anni Novanta è stata aperta la comunità di accoglienza per ragazze adolescenti (13-18 anni). Nel 2000 si è provveduto a una ristrutturazione, realizzando alcuni appartamenti per dare la possibilità alle ragazze, divenute maggiorenni, di continuare a vivere in una situazione protetta e sperimentarsi nell’autonomia. Dal 2004 l’Opera si è aperta anche ai nuovi bisogni della società: negli appartamenti vengono accolte, in collaborazione con Caritas Padova, anche donne immigrate che vivono situazioni di difficoltà. «La cifra dell’Opera – ha spiegato Magnano Aliprandi – è data da tre aspetti: è attenta ai bisogni, si mette in gioco ogni volta, sa creare un clima di famiglia. Tutto questo grazie agli educatori, che ora sono sei, e a tutte le persone che in vario modo contribuiscono a portare avanti questo progetto di accoglienza».
Progetto che si finanzia grazie alla diaria che, per ciascuna minore accolta, viene inviata dai comuni da cui provengono; grazie alle rette del pensionato e degli appartamenti, «per chi può pagarla» precisa la presidente; grazie ai contributi delle istituzioni, fondazioni, consiglio di quartiere… «Abbiamo bisogno di tutto: sostegno economico, affetto, volontari… ma anche di proposte di lavoro per le donne che accogliamo. Non offriamo solo un letto, ma la possibilità di potersi ricostruire. Quali sono i risultati? Non possiamo certo dirlo noi, ma le tante ragazze che sono state accolte in via Nino Bixio 4». Tra le tante ragazze accolte c’è Madjana, albanese, giunta a Padova nel 2004. Da poco si è laureata in giurisprudenza. «Ho conosciuto l’Opera casa famiglia dalle suore della mia parrocchia. Siccome volevo venire a studiare a Padova, ho cercato una sistemazione. Mi interessava un posto per dormire e studiare, nient’altro. E invece ho trovato un luogo fuori da tutte le mie aspettative. Le persone incontrate, l’equipe educativa ma anche le altre ragazze accolte, mi hanno aiutato a crescere. Grazie a tutti».
Carmen, un’altra giovane accolta nella comunità educativa di via Nino Bixio, racconta: «Sono entrata in casa famiglia a 15 anni e mezzo. Ero piena di paura per quello che mi lasciavo alle spalle, ma anche con voglia di vivere e scoprire se qualcosa poteva migliorare. La comunità per me è stata come una vera famiglia. Lì ho trovato degli affetti veri, che non mi hanno mai abbandonato».
Alla consegna della targa ha preso parte anche don Luca Facco, direttore di Caritas Padova, che ha definito l’Opera casa famiglia come «un presidio di bene in una zona complessa della città: quella della stazione ferroviaria. Esperienze come quelle dell’Opera nascono dall’ascolto dei bisogni del territorio, da cui parte un tentativo di risposta. Perché aiutando il singolo cresce il benessere della società. Aiutare chi è fragile fa bene a tutti».
Per ulteriori informazioni: 049-8751554 e www.operacasafamiglia.it