Migrantes: «Rafforzare Mare nostrum e accoglienza in tutti i comuni»
Non smobilitare l'operazione Mare nostrum, ma anzi rafforzarla a livello europeo. Investire in cooperazione e sviluppo nel continente africano. Dar vita a nuove politiche in Europa che guardino in maniera diversa al grande tema delle migrazioni. Sono le tre proposte che la Fondazione Migrantes della chiesa italiana avanza alla politica nel momento in cui il moltiplicarsi degli sbarchi sta mettendo a dura prova la capacità di accoglienza del nostro paese.
Continuano gli sbarchi di persone e famiglie dell’Africa e del Medio Oriente sulle coste siciliane. I nostri vicini, dalle altre coste dello stesso mare Mediterraneo non si rassegnano a vivere in situazione di guerra, di povertà, di persecuzione, ma si sono messi in cammino. A muoverli talora è la rabbia di essere vittime di governi che investono più in armi che in salute e scuola, di multinazionali che sfruttano le loro terre, ma anche il desiderio di nuove situazioni di pace e di lavoro per costruire un futuro migliore. Per questo, gli sbarchi continueranno. Cosa fare? Come Migrantes proponiamo tre azioni.
1. Anzitutto, non smobilitare, ma continuare e rafforzare a livello europeo l’operazione Mare nostrum, che ha permesso di presidiare il Mediterraneo, salvando centinaia di famiglie e persone e, al tempo stesso, di controllare e catturare scafisti e trafficanti di essere umani. Inoltre, attraverso navi militari, si è realizzata una straordinaria, nuova operazione di pace, sottolineando che le barche che solcano il Mediterraneo sono colme soprattutto di persone in fuga da situazioni di guerra (pensiamo solo alla situazione della Siria, al Medio Oriente e al Corno d’Africa). Chiudere questa operazione significa non solo indebolire la sicurezza nostra e di chi attraversa il Mediterraneo, ma significa anche ridare il Mediterraneo ai trafficanti di esseri umani. Semmai l’operazione dovrà essere accompagnata da un’ulteriore rafforzamento del progetto Sprar, che apra i nostri 8.000 comuni a un’accoglienza come progetto politico, per rinnovare le nostre comunità a partire dai giovani migranti. Inoltre, si dovrà investire nell’adeguamento e nella sicurezza dei porti importanti per gli arrivi dei migranti, oltre che in personale necessario per l’accompagnamento e la mediazione culturale, la tutela sanitaria.
2. Da subito investire in cooperazione e sviluppo. Oggi l’emergenza ha anzitutto un nome: la povertà, la fame e la sete, le guerre di un continente come l’Africa al di là del Mediterraneo. La drammatica mobilità delle persone, destinata ad aumentare nei prossimi anni, potrà essere gestita solo con grossi investimenti non in armi e in progetti di sfruttamento di queste terre, ma in azioni diplomatiche di mediazioni dei conflitti, in investimenti in cooperazione allo sviluppo, nel condono del debito estero dei Paesi più poveri, valorizzando anche il cammino migratorio di persone e famiglie come risorsa economica e sociale nel continente europeo, destinato nei prossimi anni – causa la denatalità – a dover far conto su imprenditorialità e manodopera di immigrati.
3. Dall’Europa, la casa comune che andiamo a rinnovare con il voto, sarà indispensabile che arrivi, a partire dal semestre italiano, il segnale di una consapevolezza politica comune della valorizzazione delle migrazioni, con un’attenzione particolare alla mobilità delle persone, alla tutela di chi chiede una protezione internazionale, allo scambio di buone prassi (penso alla protezione sociale delle vittime di tratta, all’operazione Mare nostrum, a esperienze di tutela dei minori e delle famiglie…). Come scrivono i vescovi della Comece nella dichiarazione in vista delle prossime elezioni europee, «la responsabilità dell’accoglienza e dell’integrazione dei migranti e dei richiedenti asilo deve essere condivisa in maniera proporzionale dagli stati membri. È vitale che il trattamento dei migranti al punto d’accesso al territorio sia umano, che i loro diritti umani vengano scrupolosamente rispettati e che di conseguenza ogni sforzo venga compiuto anche da parte delle chiese, per assicurare un’integrazione efficace nelle società riceventi all’interno dell’UE».
Ogni caduta in letture culturali, sociali e politiche delle migrazioni viziate da pregiudizi che alimentano conflittualità minano le nostre città e non costruiscono il futuro insieme.