Amici di san Camillo. Una casa per accogliere con lo stile di Bepi Iori
Sarà inaugurata sabato 27 gennaio la prima di due unità abitative della nuova casa di accoglienza messa a disposizione dei parenti delle persone ricoverate dall'associazione Amici di san Camillo.
Uno spazio destinato a proteggere, ad accogliere speranze, attese e quei gesti di cura che nascono dalla confidenza e dall’affetto. La nuova casa di accoglienza che l’associazione Amici di San Camillo potrà mettere a disposizione dei familiari delle persone ricoverate sarà inaugurata sabato 27 gennaio, alle 11. Si tratta della prima di due unità abitative ricavate dall’appartamento di via Ceoldo 9 lasciato all’associazione da Giuseppe Iori, per anni professore al Tito Livio, impegnato a diversi livelli nella vita culturale e sociale della città e, in particolare, della comunità parrocchiale di San Camillo, scomparso nell’aprile 2016 e che tutti parrocchiani ricordano con affetto per le sue singolari doti umane, la sua intelligenza e ironia, il suo amore e impegno verso il mondo dei giovani.
Come Bepi Iori avrebbe voluto, il suo gesto porterà un aiuto concreto a tante persone che stanno attraversando un momento difficile. La seconda unità abitativa ricavata dal suo appartamento sarà inaugurata il prossimo aprile con un arredamento interamente donato da Ikea. La casa di accoglienza Bepi Iori andrà ad aggiungersi a un appartamento che gli Amici di San Camillo gestiscono in via Lovarini.
«Siamo veramente orgogliosi di poter triplicare la nostra ricettività nelle case di accoglienza – dice il presidente dell’associazione Fiorenzo Andrian – viste le continue richieste che ci pervengono. Siamo anche certi che Bepi Iori condivide la nostra scelta e, da lassù, continua a guidare la nostra attività».
Dal 1998 gli Amici di San Camillo offrono assistenza alle persone sole, disagiate e agli anziani, e in particolare a chi ha problemi di salute, consapevoli che la malattia è un momento delicato e difficile da affrontare, sia per i malati che per i loro familiari, e che richiede molte risorse psicologiche ed economiche. Ampliare l’accoglienza è per l’associazione un po’ un ritorno alle origini.
«Mettere a disposizione delle camere ai parenti degli ammalati che vengono da fuori era uno dei nostri obiettivi. Inizialmente, quando l’associazione è stata fondata – spiega Andrian – l’ospitalità veniva offerta dalle volontarie nelle proprie case. In questo modo le famiglie possono anche godere di una certa riservatezza e tranquillità, che in certe situazioni di malattia è particolarmente importante. Pensiamo ai malati di cancro che si sottopongono a chemioterapia e che tra un ciclo e l’altro hanno bisogno di riposo e di assistenza».
In questi anni l’associazione ha esteso il proprio raggio d’azione. Sempre nel più puro spirito camilliano, rivolto alla fragilità umana che si manifesta soprattutto nella malattia, i volontari prestano assistenza negli ospedali, in particolare in pediatria, dove supportano i genitori, e verso gli anziani, sia in ospedale che al Civitas Vitae Nazareth. Un gruppo è impegnato anche nella distribuzione alimentare, con un pacco mensile di spesa donato a una cinquantina di nuclei familiari, pari a circa 180 persone.