Il papa chiede lavoro e poi denuncia: «La corruzione spuzza»
Giornata intensissima quella vissuta da Francesco. Dopo il prologo a Pompei, eccolo a Scampia. Poi un lungo, interminabile corpo a corpo, con un popolo entusiasta al quale non si è mai sottratto: «Siamo tutti napolitani…». Il "miracolo" del sangue di San Gennaro che si è liquefatto. L’inconfondibile augurio: «E ca a’ Maronna v’accumpagne!». Il saluto, uno a uno, di tutti i 120 detenuti a Poggioreale.
Dieci ore, sei discorsi pronunciati quasi interamente a braccio, ognuno concluso con il classico saluto napoletano, che è anche un augurio: «E ca a’ Maronna v’accumpagne!»
Il viaggio del papa a Napoli, dopo il prologo di Pompei e l'affidamento a Maria, è cominciato a Scampia, nella stessa piazza dove Giovanni Paolo II, 25 anni prima, ha esortato la periferia nord partenopea, e con essa tutta la città, a «non arrendersi al male».
Poi la messa in piazza Plebiscito, dove per la terza volta – dopo gli anatemi lanciati durante la visita pastorale a Cassano allo Jonio e nella recente udienza alla stessa diocesi – Francesco ha lanciato un grido contro la criminalità organizzata.
Dopo il pranzo al riparo dalle telecamere nel carcere di Poggioreale, con 120 detenuti salutati uno per uno – il primo santo della chiesa è stato il ladrone accanto alla Croce, ha ricordato loro – l’arrivo al Duomo per l’incontro con il clero e il “miracolo”, durante la venerazione delle reliquie di san Gennaro: per la prima volta in assoluto, il sangue del patrono di Napoli ha cominciato a sciogliersi tra le mani di un papa.
Francesco reggeva l’ampolla, il processo di liquefazione si è completato non appena il santo padre ha lasciato la cattedrale. L’incontro con i disabili e gli ammalati nella chiesa del Gesù Nuovo, a porte chiuse – durante il quale il papa ha esortato a «portare i pesi gli uni degli altri» e ha chiesto di pregare per i malati più gravi a abbandonati – e la festa con 100mila giovani alla rotonda Diaz, sul lungomare Caracciolo, hanno completato la giornata.
Il silenzio di Dio”, la “cultura dello scarto” di cui sono vittime bambini e anziani, il matrimonio non più di moda gli argomenti trattati prima del congedo. “Dio vive a Napoli”, e il futuro della capoluogo partenopeo passa dal suo “riscatto”.
«La mancanza di lavoro per i giovani è un segno negativo per i nostri tempi».
È la denuncia del papa, che nel suo primo discorso, a Scampia, ha ricordato che «dai 25 anni in giù, più del 40 per cento dei giovani non ha un lavoro, e questo è grave, è una responsabilità non solo della città, del paese, ma del mondo, perché c’è un sistema economico che scarta la gente, e adesso tocca ai giovani essere scartati. Il problema non è mangiare; il problema più grave è portare il pane a casa».
«Dobbiamo difendere la dignità dei cittadini, degli uomini, delle donne, dei giovani», questo l’appello del papa, che ha stigmatizzato anche «il lavoro a metà, lo sfruttamento delle persone nel lavoro» – si chiama «schiavitù: non è umano, non è cristiano. Chi fa questo e si dice cristiano è un bugiardo» – e il lavoro nero.
«La corruzione “spuzza”, e la società corrotta spuzza»
«Un cristiano che lascia dietro di sé la corruzione non è un cristiano, spuzza». Così il papa a Scampia, prendendo spunto dall’intervento del presidente della Corte di appello di Napoli, Antonio Bonajuto, e da una parola usata da quest’ultimo: corruzione, «una parola che non si usa molto, oggi» e che, nella visione del papa, «è uno scivolamento verso gli affari facili, verso la delinquenza, verso i reati, verso lo sfruttamento delle persone».
«Quanta corruzione c’è nel mondo – ha esclamato il pontefice – Una cosa corrotta è sporca. La corruzione “spuzza”, e la società corrotta spuzza. Un cristiano che lascia dietro di sé la corruzione non è un cristiano, spuzza».
«Andare avanti», il congedo del papa da Scampia: «Siamo tutti napolitani», ha poi esclamato esortando i partenopei ad andare avanti sulla strada dell’accoglienza: «Mi auguro che imparino tutti il napolitano, che è bello e dolce. Andare avanti nel cercare fonti di lavoro, perché tutti abbiamo la dignità di portare il pane a casa. Andare avanti nella propria anima, nella città, nella società, perché non ci sia più la corruzione. Andare avanti perché Napoli sa sempre risorgere».
La misericordia e le Beatitudini: è questa, per il papa, la «forza che cambia il mondo».
Lo ha detto nell’omelia della messa celebrata in piazza Plebiscito, in un bagno di folla e sotto le effigi dei santi e beati napoletani.
«Oggi sono venuto a Napoli per proclamare che Gesù è il Signore. Ma non voglio farlo da solo, voglio farlo insieme a voi», ha aggiunto a braccio invitando la folla a ripeterlo. Ai giovani ha detto: «Apritevi alla potenza di Gesù Risorto, e porterete frutti di vita nuova in questa città: frutti di condivisione, di riconciliazione, di servizio, di fraternità. Lasciatevi avvolgere, abbracciare dalla sua misericordia».
La speranza, l’anatema e le lacrime
«Non cedete alle lusinghe di facili guadagni o di redditi disonesti», l’invito ai napoletani: «Non lasciatevi rubare la speranza. Non lasciate che la vostra gioventù sia rubata da questa gente!».
Con queste parole il papa, da piazza Plebiscito, ha lanciato un anatema contro la criminalità organizzata, associandolo a quello contro la corruzione e la delinquenza. E ancora: «Reagite con fermezza alle organizzazioni che sfruttano e corrompono i giovani, i poveri e i deboli, con il cinico commercio della droga e altri crimini. La corruzione e la delinquenza non sfigurino il volto di questa bella città! Non lasciate che la vostra gioventù sia rubata da questa gente! Non sfigurino la gioia del vostro cuore napolitano!».
Poi l’appello: «Oggi io, umilmente, come un fratello, ripeto ai criminali e a tutti i loro complici: convertitevi all’amore e alla giustizia! Lasciatevi trovare dalla misericordia di Dio! Siate consapevoli che Gesù vi sta cercando per abbracciarvi, per baciarvi, per amarvi di più. Con la grazia di Dio, che perdona tutto, è possibile ritornare a una vita onesta. Ve lo chiedono anche le lacrime delle madri di Napoli. Queste lacrime sciolgano la durezza dei cuori e riconducano tutti sulla via del bene».