Con papa Francesco al largo nel Mediterraneo
Un anno fa il viaggio a Lampedusa. Un gesto che assume da una parte un chiaro valore politico e, dall’altra, indica nelle migrazioni oggi un luogo in cui riconoscere la presenza di Dio nel fratello, un "sacramento". Nessuno può fingere anche oggi, mentre continuano i viaggi della speranza e, con essi, i morti in mare, di non ascoltare la domanda di Dio a Caino, ripetuta un anno fa dal Santo Padre: «Dov’è tuo fratello?».
«Mi reco ancora una volta spiritualmente al largo del mare Mediterraneo per piangere con quanti sono nel dolore e per gettare i fiori della preghiera di suffragio per le donne, gli uomini e i bambini che sono vittime di un dramma che sembra senza fine».
L’8 luglio di un anno fa, papa Francesco raggiungeva l’isola di Lampedusa per piangere gli oltre 20 mila morti, donne uomini e bambini, nella tomba del Mediterraneo. Il primo viaggio apostolico del nuovo papa ha raggiunto quest’isola delle Pelagie che, dal 2011, è diventata approdo, casa, ponte per 75 mila persone in fuga da «drammi, povertà, guerre, spesso legati a politiche internazionali» in Africa, nel Medio Oriente in Asia.
A un anno di distanza, nella lettera scritta all’arcivescovo di Agrigento e presidente della Migrantes, Francesco Montenegro, il papa spiega il senso di quella visita pastorale e la sua attualità.
Anzitutto, il papa ricorda il valore della «vicinanza», della prossimità agli immigrati. Oggi 232 milioni di persone, di cui oltre 50 milioni di profughi, rifugiati, richiedenti asilo, sono in cammino e arrivano anche nelle nostre città, in Italia, in Europa: non si può chiudere la porta, alzare nuovi muri, essere indifferenti, ma imparare dai lampedusani la solidarietà e l’ospitalità semplice e familiare. Da qui la necessità, secondo papa Francesco, di «risvegliare» le nostre coscienze, le istituzioni, «specialmente a livello europeo», per una responsabilità comune di fronte ai drammi dei migranti.
Nessuno può fingere anche oggi, mentre continuano i viaggi della speranza e, con essi, i morti nel Mediterraneo, di non ascoltare la domanda di Dio a Caino, ripetuta a Lampedusa un anno fa dal Santo Padre: «Dov’è tuo fratello?».
Chiamati a un impegno di vicinanza. Le comunità cristiane sono chiamate continuamente a custodire e ripetere, nella liturgia, nella catechesi e nei gesti di ospitalità, «con tenerezza e comprensione», che i migranti sono nostri fratelli, partecipano all’«unica famiglia umana». Questa fraternità impegna a cammini e stili di vita aperti alla condivisione, a politiche che investano in solidarietà e sviluppo, nella ricerca della pace in Siria e in altri 19 paesi del mondo, perché «una pace che non sorga come frutto dello sviluppo integrale di tutti, non avrà nemmeno futuro e sarà sempre seme di nuovi conflitti e di varie forme di violenza» (n.219), scrive papa Francesco nell’esortazione Evangelii Gaudium.
Come si può parlare di "democrazia" quando la dignità di tante persone e famiglie è calpestata, è dimenticata? L’Europa non può fingere di essere fondata sulla libertà, sull’uguaglianza e sulla fraternità e mettere avanti costi insostenibili quando si tratta di salvare persone, di fare posto dentro le nostre città ad alcune migliaia di persone.
«La dignità di ogni persona umana e il bene comune – scrive ancora il papa nella prima esortazione apostolica – sono questioni che dovrebbero strutturare tutta la politica economica, ma a volte sembrano appendici aggiunte all’esterno per completare un discorso politico senza prospettive né programmi di vero sviluppo integrale» (n.203).
Ripartire dagli ultimi. La visita del papa a Lampedusa un anno dopo riporta al centro la necessità di ripartire dagli ultimi, dalla povera gente per rileggere non solo i confini dell’Europa, dell’Italia, ma anche il valore di una civiltà europea fondata sulla tutela della dignità di ogni persona. In questo senso, il ritornare «al largo del mare Mediterraneo» a Lampedusa di papa Francesco assume da una parte un chiaro valore politico e, dall’altra, indica nelle migrazioni oggi un luogo in cui riconoscere la presenza di Dio nel fratello, un «sacramento».