L’Italia non cresce, manovra in vista?
Mentre il debito pubblico ha toccato il suo nuovo massimo storico a 2.249 miliardi di euro, il governo è alle prese con le differenze tra le stime di crescita e un Pil fermo allo zero. Gli analisti ipotizzano possibili correzioni tra i 20 e i 30 miliardi con la legge di stabilità per non compromettere gli accordi con l'Europa sul debito pubblico.
Dopo il vertice trilaterale di Ventotene, dove si è parlato di migranti e rilancio dell’Europa, il premier Matteo Renzi dovrà fare i conti – anche politicamente – con gli ultimi dati sull’economia interna.
Il paese è economicamente “fermo”, l’incognita della tenuta del sistema bancario è notevole, e si avvicina la scadenza del referendum costituzionale: si apre dunque un settembre davvero impegnativo per il governo.
L’Istat ha reso noto che nel secondo trimestre dell’anno il pil è rimasto “schiacciato” allo 0 per cento.
Numeri che in parte anche Pier Carlo Padoan, ministro dell’economia, aveva ipotizzato a fine luglio, stimando un più 0,1-0,2 per cento, ma che nella realtà sono stati ancora più deludenti (nel primo trimestre del 2016 il prodotto interno lordo aveva segnato solo un più 0,3 per cento).
Che l’economia interna non sia in gran salute era dunque prevedibile, ora però l’esecutivo dovrà rivedere i conti, visto che le stime di crescita sull’intero 2016 contenute nel Documento di economia e finanza riportavano un ottimistico più 1,2 per cento.
Se l’Italia arranca non va comunque meglio nel resto dell’Eurozona, anche se con “decimali” meno foschi: il pil fa un più 0,3 per cento a fronte di un più 0,6 per cento dei primi mesi dell’anno. La Germania ha registrato un più 0,4 per cento, e il Regno Unito più 0,6 per cento, nonostante le incertezze sul medio periodo legate alla Brexit.
Non è riuscita sinora nemmeno una inversione sul debito pubblico.
Le ultime rilevazioni di giugno, contenute nel bollettino statistico mensile di Bankitalia, hanno comunicato che il debito ha toccato il suo massimo storico, sfiorando i 2.249 miliardi di euro (2.242 miliardi a fine maggio).
E nel caso di una nuova crisi sistemica a livello europeo, il debito sovrano italiano potrebbe ritornare – come avviene ciclicamente – nel mirino dei mercati internazionali.
Il 27 settembre verrà presentata la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza
Gli analisti parlano di una correzione al Def di una cifra compresa tra i 20 e i 30 miliardi di euro (la crescita all’1,2 per cento prospettata dai tecnici del Tesoro è già scontato sia irraggiungibile).
Il Def stimava che con un tasso di crescita del pil inferiore di mezzo punto rispetto a quello finora previsto, il deficit sforerebbe al 2,9 per cento già quest’anno. Dati macroeconomici totalmente fuori margine rispetto a quanto pattuito in sede europea con la Commissione (deficit 2017 pari all’1,8 per cento del pil e debito pari al 130,9 per cento) e che richiederebbero una manovra veramente “da lacrime e sangue”.
Il governo Renzi spera ovviamente che nella seconda parte del 2016 il pil possa tornare a crescere (magari all’1 per cento), grazie al buon andamento di turismo e occupazione.
Complice infatti la paura per gli attentati e l’instabilità permanente in molte aree del Mediterraneo e del Nordafrica, la stagione estiva ha macinato numeri da record. Anche gli italiani sembrano aver preferito le vacanze domestiche: più di 20 milioni di italiani sono rimasti nelle località turistiche del Belpaese. Lo ha confermato anche Gianfranco Battisti, presidente di Federturismo, che ha stilato un primo bilancio delle vacanze.
Finora, a stagione non ancora conclusa, c’è stato un notevole più 10 per cento di turisti stranieri, in prevalenza europei, tedeschi, francesi e inglesi. Più di 25 milioni di turisti hanno viaggiato a bordo dei treni nazionali, e negli aeroporti, come Malpensa e Linate, sono sbarcati più di 8 milioni di passeggeri.
Le notizie sul turismo estivo potrebbero far sperare, ma è difficile pensare che il solo turismo possa “salvare” le stime del Def.
Lasciando da parte i “freddi” numeri dell’economia, il ministro della famiglia, Enrico Costa (Ncd), ha anticipato in settimana i provvedimenti per la famiglia e il sostegno alla natalità da inserire nella legge di stabilità 2017: voucher asili nido, aiuti alle madri under 30 e fisco più “mite” con le famiglie numerose.
«Da tempo – ha dichiarato a Radio24 – siamo di fronte a donne che fanno figli in età sempre più avanzata e a una forte decrescita demografica. Siamo di fronte a interventi slegati tra loro che agiscono in prima battuta sul reddito e non sono per tutti».
Sostenibilità finanziaria a parte, se arrivassero misure concrete per la famiglia e il sostegno alla natalità prima del referendum sarebbe un notevole aiuto in termini di consenso e credibilità per il governo.