La veglia dell'invio di questa sera apre l'"Ottobre missionario" in diocesi di Padova
Partono laici, sacerdoti e religiosi. Sono mille i motivi, ma alla base di tutto c'è la passione per il Regno, e quindi per i più piccoli, per gli ultimi del mondo. Lo sanno Elena Pezzuolo, che si appresta a raggiungere don Benedetto Zampieri e don Lucio Nicoletto in Brasile nella diocesi di Duque de Caxias, ma anche Massimo e Silvia Bano che vanno a vivere in Ecuador con i loro figli, e poi il comboniano fratel Alberto Degan in partenza per la Colombia. A tutti loro, venerdì 7 in cattedrale, il vescovo Claudio consegna la croce dell'invio.
La Festa della missione si fa tutti gli anni nel mese di giugno come conclusione dell’anno pastorale, ma in realtà è nell’Ottobre missionario che si celebra la festa che motiva tutto.
È la veglia d’invio che si celebra il 7 ottobre alle 21 in Cattedrale, presieduta dal vescovo Claudio, il quale dedicherà parte del pomeriggio di quel giorno all’incontro con i missionari partenti e rientrati. È un invio di chi parte da questa chiesa per altri mondi, ma è anche accoglienza di preti e suore straniere che vengono a vivere la loro missione nella nostra diocesi. È anche un momento di festa e accoglienza di chi rientra dalla missione per vivere lo scambio tra chiese e popoli, per arricchirci a vicenda e completare la conoscenza del Risorto presente in ogni uomo e donna.
È un evento importante per la nostra diocesi, perché ci ricorda che «la chiesa per sua natura è missionaria» (AG 2) e quindi genera sempre nuovi missionari per il mondo. Il suo motivo d’essere quindi si celebra in questa veglia, in cui il vescovo Claudio consegna il crocifisso ad alcuni dei cristiani della chiesa di Padova e li invia a servire un’altra chiesa, altri popoli, altre culture.
Mille sono i motivi di queste partenze ma alla base di tutti c’è la passione per il Regno, e quindi per i più piccoli, per gli ultimi del mondo. Ogni partenza è sempre e solo “Nel nome della misericordia”, che è anche il tema di fondo per tutto l’Ottobre missionario.
Tra chi riceverà il crocifisso c’è Elena Pezzuolo, che riparte per il Brasile: il primo periodo lo vivrà nella nostra missione di Duque de Caxias alla periferia di Rio per poi passare nella nuova missione di Roraima nel Nordest del Brasile insieme a don Benedetto Zampieri e don Lucio Nicoletto. «Uno dei motivi per cui ho scelto di giocarmi la vita in missione – racconta Elena – è perché
credo nell’amore, quello vero fatto di gesti, di presenza data e ricevuta; un amore vissuto, visto, sperimentato nell’entrare in tante storie, cuori, altre vite... Per qualche fantastico piano della Provvidenza, si è presentata la possibilità di un’esperienza in Brasile. Una domanda mi girava in testa: come era possibile sorridere alla vita davanti alla probabilità di non mangiare domani, o di essere uccisa lungo la via di casa da un trafficante di droga? Per la mia mente troppo organizzata e troppo razionale, ciò non era qualcosa di logico e per fortuna che la missione mi ha mostrato un volto dell’amore che va oltre gli schemi: posso semplicemente ringraziare per quello che ho oggi. Tutto va bene sempre e solo graças a Deus, grazie a Dio.
A San Paolo, nella Cracolandia (la terra del crack) dove vivono migliaia di famiglie giovani, mi ha accolto una scritta: “Benvenuti all’inferno”. Tra i volti, lo sporco, gli sguardi... incontro Tiago. Mi fissa e mi chiede: “Perché sei qui?”. La domanda mi raggela. “Se sei venuta per portarci da mangiare non farlo... ce l’abbiamo. Mostraci chi è Dio e questo ci aiuterà”. Dio si fa presenza per colmare ogni assenza e lo fa con strumenti imperfetti come me, come te, come noi, ma capaci di gesti semplici di amore. Questo e tanti altri incontri mi hanno mosso a ripartire».
Dalla chiesa di Padova partiranno, destinazione Ecuador, anche Massimo e Silvia Bano insieme ai loro due figli e andranno a vivere e lavorare alla periferia di Guayaquil, nella parrocchia di San Francisco de Asis nella diocesi di San Jacinto di Yaguachi. Riceveranno il crocifisso anche religiosi e religiose che lavorano nella nostra diocesi di Padova. Tra i partenti c’è anche fratel Alberto Degan, comboniano che da alcuni anni, dopo essere rientrato dall’Ecuador, ha prestato servizio a Padova dedicandosi soprattutto ai giovani.
«Ora parto per la Colombia, dove sono chiamato a lavorare con il popolo afrocolombiano, vittima della discriminazione e del conflitto armato che da più di 50 anni insanguina quel paese. Di fronte a tanti problemi e sfide più grandi di noi, spesso non sappiamo esattamente cosa fare, ma senz’altro sappiamo dove il Signore ci chiama a stare: vicino ai poveri, alle vittime, agli emarginati. Sono loro che hanno la visione più chiara della realtà e di come funziona il mondo».