L'ultimo saluto a don Luigi Mazzucato, direttore del Cuamm fino al 2008
Si sono svolti lunedì 30 in Cattedrale i funerali di don Luigi Mazzucato, dal 1955 al 2008 direttore di Medici con l'Africa Cuamm, «grande educatore per credenti e non credenti ai valori della democrazia e della giustizia» come lo ha definito il presidente della repubblica Sergio Mattarella nel suo messaggio di cordoglio.
La Cattedrale di Padova gremita, una folla partecipe e commossa di amici, conoscenti, collaboratori, volontari rientrati negli anni dall’Africa (medici, infermieri, logisti...) hanno accompagnato l’ultimo passaggio terreno di don Luigi Mazzucato, direttore di Medici con l’Africa Cuamm dal 1955 al 2008 e mancato la sera del 26 novembre scorso a 88 anni.
La celebrazione è stata presieduta dal vescovo di Padova Claudio Cipolla e concelebrata da oltre 120 sacerdoti, tra cui don Dante Carraro, successore di don Luigi alla guida di Medici con l'Africa e con cui ha condiviso, fraternamente, 21 anni di vita, prima come direttore del collegio universitario e poi come direttore dell'ong, tra le mura della sede di via San Francesco 126 a Padova e in Africa, lungo i sentieri percorsi dall’organizzazione sanitaria internazionale, nata giusto 65 anni fa (era il 3 dicembre 1950) dalla generosità della chiesa padovana e dall’intuizione di un laico appassionato del vangelo, il dottor Francesco Canova di Schio, e del vescovo, il cappuccino mons. Girolamo Bortignon.
In diretta streaming nei sette centri Cuamm in altrettanti paesi dell’Africa (Sierra Leone, Uganda, Angola, Mozambico, Etiopia, Tanzania e Sud Sudan), la celebrazione è stata seguita dall’esercito della “cura” e dei diritto alla salute dei più poveri, delle mamme e dei bambini.
Piero Badaloni, membro del consiglio di amministrazione del Cuamm, ha letto il messaggio del presidente della repubblica, Sergio Mattarella, che ha definito don Luigi «grande educatore per credenti e non credenti» ai valori della democrazia e della giustizia, lasciando un grande patrimonio a chi vorrà seguire la sua strada in Africa, ma anche a tutta l’Italia. È spettato a don Dante Carraro raccontare all’assemblea chi era don Luigi, e il direttore del Cuamm lo ha fatto leggendo stralci del testamento redatto nel 2012 e alcuni brani di discorsi e interviste. «Sono nato povero, ho sempre cercato di vivere con il minimo indispensabile» si aprono così le poche pagine scritte di suo pugno, fedeli all’essenza di questo prete che si metteva sempre un gradino più in basso in ascolto di tutti, dai grandi ai piccoli del mondo.
Nel corso dell’omelia, il vescovo Claudio ha voluto tratteggiare don Luigi, sottolineando tre parole, espressione dell’uomo che è stato: la Parola, lo sguardo, la giustizia. «La Parola appoggiata sulla bara di don Luigi – ha spiegato il vescovo – è la Parola sempre appoggiata sulla sua vita che con lui si è fatta storia e ora è difficile separarla da lui». Per don Luigi la Parola incarnata era nella cura dell’altro con gesti, parole, priorità. «L’amore per il povero – ha continuato il vescovo – l’affamato, lo straniero è Parola di Dio che è diventata vita in quella di don Luigi. E il vangelo dice che, quando qualcosa è stato fatto a uno di questi piccoli è stato fatto a Dio. A casa, come in Africa. Perché, senza distinzioni, gli uomini più deboli ci sono affidati da Dio come fratelli».
Medici con l'Africa Cuamm
In 65 anni di attività, Medici con l'Africa Cuamm è intervenuta in 41 paesi, ha inviato tramite progetti di cooperazione e sviluppo sanitario 1.569 persone (medici, ostetriche, infermieri, operatori, logisti...) e ha servito 217 ospedali.
Lo sguardo di don Luigi si sostanziava di occhi gioiosi, pieni d’amore. «Erano il riflesso della Carità, la via migliore, il carisma che dà senso a tutti gli altri carismi. Forse, era giunto il momento di morire per lui, perché aveva compiuto tutto… La sua vita si era compiuta in pienezza».
E, infine, il vescovo ha ricordato il sentimento della giustizia che permeava e sosteneva ogni sua azione: «Uomini e donne hanno sete di giustizia e Gesù, proprio con il Natale, viene a fecondare le nostre speranze deluse e quelle di coloro che sono schiacciati dai potenti. Dobbiamo diventare artigiani della pace fondata sulla giustizia».
Nel pieno spirito del Cuamm, le offerte, raccolte durante la celebrazione e nei due giorni precedenti in cui è stata allestita la camera ardente, andranno a sostenere l’ospedale materno infantile di Free Town in Sierra Leone. Quell’ultimo miglio ancora da raggiungere, l’ultimo paese in cui un paio d’anni fa ha deciso di sbarcare per la prima volta il Cuamm alla vigilia della terribile epidemia di Ebola, recentemente debellata. Quell’ultimo paese che accendeva ancora gli occhi di don Luigi, perché di lavoro ce n’era ancora tanto da fare.