In centinaia alla festa della missione
Un grande mappamondo colorato messo ai piedi dell’altare per raccogliere la preghiera di centinaia di persone, tra le quali decine di missionari. È stato questo il centro simbolico della Festa della missione, tenutasi domenica 12 giugno nella sala Don Bosco di Padova.
Il tradizionale appuntamento di giugno, che chiude l’anno pastorale del centro missionario, ha concesso ancora una volta un’opportunità per conoscere, pregare e salutare, tra chi torna e chi parte in ogni angolo del globo, ma soprattutto per mettersi “Nella pelle dell’altro”. «In quest’anno della Misericordia – ha ricordato in apertura Agostino Rigon del centro missionario – non si può studiare a tavolino il prossimo per aiutarlo, ma bisogna proprio met-tersi nella pelle dell’altro facendosi prossimi».
La festa è stata anche l’occasione per dare un grande “in bocca al lupo” ai quaranta giovani della diocesi di Padova, che trascorreranno parte della loro estate in terra di missione grazie a “Viaggiare per condividere” e alle esperienze dei Dehoniani, dei Cappuccini, delle Dorotee, del Gim-Giovani impegno missionario dei comboniani, delle Elisabettine e dei Giuseppini. Per loro le mete saranno Uganda, Betania, Albania, Tanzania, Ecuador, Mozambico, Angola, Brasile, Filippine e Argentina. «Sarà un viaggio di conoscenza – sottolinea Sandra Zemignan del centro missionario – per qualcuno un’esperienza di servizio e di volontariato, per altri il modo per coltivare una domanda di vocazione».
Altro “invio”, più simbolico ma altrettanto importante, per le venti persone che hanno completato il ciclo biennale della “Scuola di animazione missionaria”, “restituiti” alle loro parrocchie e vicariati per essere promotori di mondialità e missionarietà. Il pomeriggio, iniziato con la riflessione sull’intera storia dell’umanità grazie all’esilarante ma profonda Caino Royale, commedia vincitrice dell’ultima edizione de “I teatri del Sacro”, è continuato con un tuffo nella ricchezza della vita ad gentes di Padova, con le voci di Riccardo Ceriali e della moglie Erika Valencia, da otto anni, con i loro quattro figli, in Bolivia con l’Operazione Mato Grosso, con l’elisabettina suor Chiarangela Venturin, che ha raccontato la sua Puerto Viejo, in Ecuador, devastata dal terremoto e con il vescovo Paolo Bizzeti, vicario apostolico in Anatolia in collegamento via Skype, che è chiamato dal papa a mettersi “nella pelle” del martire mons. Luigi Padovese in una Turchia molto diversa e più accogliente rispetto a quella tratteggiata dai media.
«Mi fa piacere vedere, anche grazie a questa Festa della missione, quanta ricchezza e vitalità ci siano nella nostra diocesi – commenta don Leopoldo Voltan, vicario per la pastorale – sono elementi sicuramente promettenti. Le nostre intere comunità esprimono una vita che apre alla dimensione missionaria e all’annuncio del vangelo. Oggi però siamo anche oggetto di missione: tra di noi è già presente un mondo di esperienze e di culture diverse, in grado di restituirci la ricchezza della fede con mille forme e colori, rendendola più salda». Per il vicario della pastorale la missione non è un’attività marginale: «È la prospettiva missionaria che ci rende chiesa, nel dinamismo del dare ma anche dell’accogliere».