Generose testimoni del vangelo
Non cessa il dolore per la tragica scomparsa di suor Bernardetta Boggian, suor Lucia Pulici e suor Olga Raschietti. Per la chiesa di Padova è il tempo della preghiera e della memoria. A Ospedaletto Euganeo, comunità di origine di suor Bernardetta, sono in programma due celebrazioni eucaristiche, il 13 e il 18. La veglia dell’invio, il 17 ottobre, sarà l’occasione per ricordarle.
È il tempo della preghiera. Per suor Bernardetta Boggian, suor Lucia Pulici e suor Olga Raschietti, le tre missionarie saveriane barbaramente uccise nella loro casa di Kamenge, in Burundi. Per le loro famiglie, le parrocchie di origine, la loro congregazione religiosa... Per quanti piangono la loro tragica scomparsa.
È il tempo della memoria. Di tutti i fratelli e le sorelle che – in ogni terra di missione, più o meno vicina, e in ogni tempo – hanno dato la vita per gli altri in nome di Gesù Cristo. Lucia, Olga, Bernardetta – «generose testimoni del vangelo» le ha definite papa Francesco – ma anche don Ruggero Ruvoletto e padre Ezechiele Ramin, entrambi “figli” della chiesa di Padova, entrambi morti in Brasile. Il primo ucciso a Manaus, dove operava come fidei donum nella parrocchia di Santa Etelvina, il 19 settembre 2009; il secondo, comboniano, assassinato il 24 luglio 1985 in Rondonia per il suo impegno a favore dei piccoli agricoltori oppressi.
La chiesa di Padova prega e fa memoria sabato 13 settembre a Ospedaletto Euganeo, parrocchia di origine di suor Bernardetta Boggian, dove alle 18.30 è in programma una celebrazione eucaristica in ricordo delle tre religiose uccise. Giovedì 18, sempre a Ospedaletto, alle 19 celebrerà la messa il vescovo Antonio Mattiazzo. Anche la veglia missionaria dell’invio, prevista per venerdì 17 ottobre, sarà un’occasione per ricordare le tre religiose e per raccogliere la loro testimonianza di vita. Perché, come ha sottolineato papa Francesco, «il sangue versato diventi seme di speranza per costruire l’autentica fraternità tra i popoli». Alla veglia dell’invio – in cui tradizionalmente il vescovo Antonio consegna il “mandato” a chi si prepara a partire per la missione (preti, laici, fidei donum, religiosi, medici...) – sarà presente suor Teresina Caffi delle missionarie di Maria, saveriane. Per fare memoria di tutto il bene donato da suor Bernardetta, suor Lucia e suor Olga. E per “rilanciarlo”!
Sì, «perché la vita spezzata di queste missionarie – si legge nel messaggio di cordoglio della chiesa di Padova – non è vana e sarà certamente seme nuovo di pace per il Burundi, paese e popolo che loro hanno tanto amato e servito». Non solo per il Burundi, ma anche per la chiesa universale. Suor Bernardetta Boggian fa parte di quel folto gruppo di missionari “generati” dalla chiesa di Padova: secondo gli ultimi dati, di gennaio 2014, sono 745; in Africa ne sono presenti 179.
La religiosa, nata a Ospedaletto Euganeo nel 1935, era entrata fra le missionarie di Maria, saveriane, a ventisei anni. La prima tappa del suo impegno è stato lo Zaire, oggi Repubblica democratica del Congo. Dopo aver rivestito il ruolo di consigliera generale della congregazione – dal 1978 al 1984 e dal 1993 al 1996 – è tornata in Congo. Nel dicembre 2007 è stata inviata a Kamenge, in Burundi. Insieme a Olga e Lucia si occupava di attività pastorali, accompagnamento del centro parrocchiale di formazione per ragazze e donne, servizio ai poveri e catechesi.
Nell’agosto 2013, al termine di un periodo trascorso in Italia, scriveva: «L’Africa che ho incontrato ha rafforzato in me la fiducia in Dio; mi ha colpita l’accoglienza cordiale, la gioia di condividere con l’ospite il poco che c’è, la gioia dell’incontro, senza calcoli di tempo. Da qualche anno mi trovo in Burundi a Kamenge, una zona periferica molto popolata della città di Bujumbura. Sono contenta di appartenere a questa comunità cristiana che è attenta e si fa vicina ai poveri. È bello vedere al sabato e alla domenica le mamme delle comunità di base che si avviano con i loro cesti sulla testa verso la prigione per visitare i prigionieri e portare loro un po’ di cibo». E ancora: «L’annuncio di Gesù e dell’amore misericordioso del Padre diventa comprensibile se accompagnato dalla testimonianza di vita. Occorre nutrire in noi uno sguardo di simpatia, rispetto, apprezzamento dei valori delle culture, delle tradizioni dei popoli che incontriamo. Questo atteggiamento, oltre che dare serenità al missionario, aiuta a trovare più facilmente il linguaggio e i gesti opportuni per comunicare il vangelo». Queste parole di suor Bernardetta, che rileggiamo oggi con il dolore nel cuore, ma anche con la speranza nel Risorto, diventano “strada” per vivere la missione. Che è accompagnare i fratelli all’incontro con Cristo. In Burundi, come in tutte le altre terre di missione. Anche tra gli uomini e le donne della chiesa di Padova.