Con i giovani, lì dove vivono, per suscitare vocazioni
Di fronte al calo di vocazioni, la diocesi di Padova investe... sul territorio. Nel senso che, oltre al corposo lavoro portato avanti dagli animatori vocazionali – don Giovanni Molon e don Marco Cappellari – e dai seminari maggiore e minore, dà mandato a cinque preti, di altrettante zone della diocesi, di tenere desta l’attenzione verso la pastorale vocazionale.
Il vescovo Antonio l’aveva annunciato, durante l’assemblea di apertura dell’anno pastorale, parlando della crisi che ha colpito le vocazioni al ministero ordinato: «È giunta a un punto cruciale che deve interrogarci e provocarci. A livello diocesano si è rafforzato e allargato il compito degli animatori vocazionali».
Poche settimane prima, in occasione della giornata del seminario, don Giampaolo Dianin, riportando i dati della presenza al minore e maggiore quest’anno – 29 nel primo caso e 35 nel secondo – oltre che l’assenza di ingressi a casa Sant’Andrea, scriveva sulla Difesa: «Bastano questi numeri per giustificare la parola “emergenza”. Ma non restiamo con le mani in mano, ovviamente, qualcosa stiamo cercando di fare. Per le vocazioni giovanili il nuovo animatore, don Giovanni Molon, sarà aiutato da alcuni giovani preti che già sono vicari parrocchiali o parroci nelle diverse zone della nostra grande diocesi. Un modo per favorire una presenza capillare e animare l’attenzione e la cura delle vocazioni».
Ora questi giovani preti sono stati individuati: don Federico Meneghel (per la zona nordest della diocesi), don Vito Di Rienzo (zona nordovest), don Silvano Trincanato (zona est), don Daniele Vignotto (zona sudest) e don Giuseppe Cavallini (zona sudovest).
A loro si aggiungono, per l’ambito di cui si occupano, anche don Federico Giacomin, direttore di villa Immacolata, don Mirco Zoccarato, assistente del settore giovani di Ac, l’equipe educativa del seminario minore, in particolare i due assistenti, don Nicola Andretta e don Alessandro Piran, e don Giorgio Bozza, assistente della comunità vocazionale di casa Sant’Andrea.
«Abbiamo ipotizzato due obiettivi per questo progetto – spiega oggi don Dianin – Il primo è quello di parlare ai preti nelle loro parrocchie perché si attivino sul fronte della pastorale vocazionale. Chiedere loro se ci sono dei giovani da incontrare e a cui fare delle proposte. E il secondo è la presenza nelle attività giovanili che già esistono per parlare di questo tema, rendersi disponibili per un colloquio, per l’accompagnamento e la direzione spirituale. Non si tratta di essere “cacciatori” di vocazioni ma di disturbare la quiete di tanti giovani. Perché la voce del Signore, che continua a chiamare, giunga là dove vivono e operano».
Questo mandato, per come lo percepisce don Giovanni Molon (che è anche assistente al maggiore) «è un gesto simbolico con il quale si vuole ribadire la vicinanza ai giovani, ai preti e alle comunità. Ma anche l’importanza di impegnarsi tutti, non solo i preti, per favorire l’incontro dei più giovani con il Signore. In senso ampio! Questo coinvolgimento dei preti nel territorio, infatti, non ha l’obiettivo di reclutare giovani per riempire il seminario. L’obiettivo, come ricordava don Giampaolo Dianin nella domenica del seminario, è di far “emergere” il tema vocazionale, farlo diventare una vera e propria “emergenza”, cioè rimetterlo al centro e farsene carico tutti. Provocando i giovani a far dialogare le grandi domande della loro vita con il sogno di Dio».
I cinque preti coinvolti si sono già incontrati alcune volte e continueranno a farlo, «perché se l’intuizione è chiara – continua don Dianin – non lo è ancora la realizzazione pratica e le cose che si possono fare. Insieme con questi preti cercheremo di capire cosa è meglio fare e come muoversi». «Stiamo già sperimentando – spiega don Marco Cappellari, animatore vocazionale – che avere un riferimento sul territorio è prezioso: alle attività vocazionali promosse dal seminario minore, ad esempio, già stanno arrivando ragazzi segnalati da questi preti. Alcuni di loro, inoltre, si sono già mossi per incontrare i vicari foranei del territorio di cui si occupano. Questo, e molto altro da individuare passo passo, con l’obiettivo di mantenere viva l’attenzione vocazionale. Che dovrebbe già esserci nei nostri vicariati e nelle nostre parrocchie, ma si è affievolita».
Le iniziative vocazionali non mancano in diocesi di Padova – per preadolescenti, adolescenti, giovani – ma la situazione attuale chiede di andare oltre: di fare della pastorale vocazionale un impegno che interpella tutti.
«Non dobbiamo dare per scontato che nel futuro non ci saranno più preti – conclude il rettore del seminario maggiore – È una provocazione a superare forme di fatalismo e di rassegnazione. Anche molti laici e consigli pastorali hanno capito che questo tema riguarda tutti. Non ci si può fermare al lamento quando nasce un’unità pastorale o non arriva più un prete a sostituire quello che cambia».
Niente lamenti, quindi, ma un impegno condiviso – preti, laici, diocesi, parrocchie... – perché la voce del Signore, che non tace mai, giunga a destinazione: nella vita di giovani e ragazzi.