Come va la nuova iniziazione cristiana? Il punto di don Giorgio Bezze
A due anni dall'uscita dell'esortazione apostolica Evangelii gaudium di papa Francesco, il direttore dell'ufficio pastorale per la catechesi e l'annuncio riprende due espressioni del documento per fare il punto della situazione sul nuovo modello di iniziazione cristiana che in questo anno pastorale vedrà i primi ragazzi giungere ai sacramenti nella notte di Pasqua.
A due anni dalla pubblicazione dell’esortazione Evangelii Gaudium di papa Francesco, sull’annuncio del vangelo, voglio riprendere e proporvi alcune espressioni che possono aiutarci a capire e a motivare il cammino di rinnovamento dell’iniziazione cristiana dei fanciulli e ragazzi e che fanno sorgere molti interrogativi.
La prima delle espressioni è: il tempo è superiore allo spazio. Molti catechisti e accompagnatori dei genitori, ma anche parroci, dimenticano facilmente che ciò che si è iniziato è un processo, e che ogni processo, in quanto tale, ha bisogno di tempo per poter attivare veri cambi di mentalità, di atteggiamenti e di comportamenti. Spesso, invece, si pretenderebbe che i genitori rispondessero in massa agli incontri e che tutti partecipassero all’eucaristia domenicale.
Si vorrebbe che ognuno di essi comprendesse l’importanza del cammino e riuscisse, dopo pochi incontri, ad attivarsi nel ruolo di educatore alla fede dei figli.
Vediamo invece che per la maggior parte dei genitori questo non succede. La stragrande maggioranza partecipa agli incontri per dovere, per non dispiacere al parroco o al figlio; un’altra parte, non irrilevante, non partecipa affatto, e c’è infine una parte minoritaria che avverte questa occasione come un’opportunità per risvegliare o rafforzare la propria fede di adulto.
Tutto ciò non dovrebbe stupire, né tanto meno scandalizzare, perché, come dice papa Francesco, in un processo si deve dare più importanza al tempo che allo spazio. Dare priorità allo spazio «porta a diventar matti per risolvere tutto nel momento presente, per tentare di prendere possesso di tutti gli spazi di potere e di autoaffermazione. Significa cristallizzare i processi e pretendere di fermarli».
E, aggiungo, dare priorità allo spazio è lasciarsi andare a quei sensi di frustrazione e scoraggiamento che a lungo andare portano al calo della passione e della gioia nell’annuncio. Dare invece priorità al tempo «permette di lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati. Aiuta a sopportare con pazienza situazioni difficili e avverse, o i cambiamenti dei piani che il dinamismo della realtà impone. È un invito ad assumere la tensione tra pienezza e limite».
Il Signore stesso nella sua vita terrena disse ai suoi discepoli che vi erano cose che non potevano ancora comprendere e che era necessario attendere lo Spirito santo. Inoltre la parabola del grano e della zizzania descrive un aspetto importante dell’evangelizzazione, che consiste nel mostrare come il nemico può occupare lo spazio del Regno e causare danno con la zizzania, ma è vinto dalla bontà del grano che si manifesta con il tempo. Dare priorità al tempo è inoltre sapere che la cura degli adulti aiuterà le nostre comunità cristiane ad andare incontro al futuro, rendendole più partecipate e corresponsabili.
L’altra espressione è: il tutto è superiore alla parte. Anche questa è un’espressione che viene tralasciata da tanti catechisti dei ragazzi e da molti educatori. Si dimentica per esempio che il bene del ragazzo è ben più grande degli schemi o dei gusti personali. Papa Francesco ci ricorda anche qui che per lavorare insieme «il modello non è la sfera, che non è superiore alle parti, dove ogni punto è equidistante dal centro e non vi sono differenze tra un punto e l’altro.
Il modello è il poliedro, che riflette la confluenza di tutte le parzialità che in esso mantengono la loro originalità». Ognuno, nella stima e nell’apprezzamento reciproco, deve riconoscere nell’altro un alleato con cui operare insieme nell’iniziare alla vita cristiana i ragazzi. Scontata l’umiltà e la cordialità nelle parole e nei gesti. Dare priorità al tutto, rispetto a una parte, vuol dire costruire gradualmente comunità più fraterne. E di questo c’è sempre più bisogno per essere credibili nell’annunciare con gioia e la vita buona del vangelo.