A Santa Maria di Non il patronato è quasi pronto
Il vecchio patronato era cadente e non più utilizzabile da tempo. Era stato il vescovo Mattiazzo, nel 2008, a sollecitare il parroco a impegnarsi per il suo recupero, così a giugno ci sarà l'inaugurazione dei nuovi ambienti. Un originale sistema permette di rendere ottimale l’acustica del grande salone per i convegni, che sarà utilizzabile anche per spettacoli di musica e teatro
Sarà pronto a giugno, quando verrà inaugurato dal vescovo Claudio, il nuovo centro parrocchiale di Santa Maria di Non. “Nuovo” perché la vecchia costruzione degli anni Cinquanta, posta tra chiesa e canonica, è stata rifatta dalle fondamenta: solo i muri sono quelli originali, con le loro finestre a bifora, preservate anche su richiesta della Soprintendenza.
Un lavoro importante che recupera una struttura di cui la comunità aveva bisogno, visto anche l’incremento demografico del paese.
«Il patronato era cadente – spiega il parroco, don Loris Zamarco – e inutilizzabile da tempo: l’input per recuperarlo ci era venuto dal vescovo Mattiazzo durante la visita pastorale del 2008. Quel giorno andò a riposare, in canonica, nella cosiddetta “stanza del vescovo”, da cui si vede bene il patronato, e rimase colpito dalle sue condizioni. Fu lui a dirmi che quel centro parrocchiale sarebbe dovuto rinascere, ci incoraggiò e, negli anni, tornò più volte a sollecitarci nell’impresa. Ha avuto ragione e la provvidenza, anche in questi anni di crisi economica, non è mancata. Santa Maria di Non vive un tempo di grazia, la comunità ha maturato la voglia di mettersi in gioco, dando alla parrocchia questo importante centro aggregativo».
La provvidenza di don Loris è quella che ha permesso di arrivare a coprire gran parte dei 900 mila euro necessari a portare a termine l’opera. Fondamentale è stato un lascito ereditario di 100 mila euro, finalizzato proprio al recupero dello stabile; a questo si sono aggiunte le offerte dei parrocchiani, dei numerosi fedeli che visitano il santuario di Tessara, e un contributo della fondazione Cariparo. Con i fondi è stato anche acquisito un terreno attiguo, che sarà destinato ad attività parrocchiali, a parcheggio e a passaggio pedonale verso un vicino quartiere.
Il nuovo patronato si incentra sull’ampio salone polifunzionale che verrà dotato anche di un palco: sarà utilizzabile per convegni, spettacoli teatrali e concerti. Una parete divisoria mobile permetterà di ricavare un secondo ambiente più piccolo. In fondo alla sala è stato recuperato, grazie agli oltre sette metri di altezza, anche un ampio soppalco, chiuso da vetrate mobili: è accessibile dal piano superiore e avrà la doppia funzione di sala incontri e, all’occorrenza, di “galleria” per il teatro. Non mancano gli spazi ricreativi al pianterreno e, al primo piano, un’altra sala incontri, un ufficio, servizi igienici in entrambi i piani e ascensore. Il tetto è del tutto nuovo e si fa notare la bella struttura a capriate lignee lasciata a vista. Ma vi sono interventi meno evidenti: tutte le murature portanti sono state sottofondate ed è stato realizzato un cordolo in cemento armato a livello della cornice.
«La muratura in mattoni di cotto della sala polivalente – spiega l’architetto Alberto Ruffatto che ha seguito i lavori – aveva un comportamento non idoneo a sopportare le sollecitazioni sismiche: è stato realizzato un cordolo a metà altezza con il sistema della placcatura con doppia rete in acciaio, sotto all’intonaco. I due strati sono stati poi collegati con “fiocchi” di rete di acciaio passanti attraverso la muratura».
Si è avuto poi particolare riguardo al risparmio energetico e all’efficienza impiantistica. «Assume sempre maggiore rilevanza – continua l’architetto – il comfort acustico degli ambienti destinati a ospitare il pubblico; in questo caso, per non dover fare in un secondo momento interventi di “correzione” acustica con la sovrapposizione di pannelli isolanti, già in fase costruttiva è stato adottato un sistema che si è dimostrato molto efficace. Il tavolato della copertura lignea è stato montato con un leggero distacco delle tavole, atto ad intrappolare le onde sonore; al di sopra del tavolato, la presenza di un velovetro e di materiale fonoassorbente impedisce al suono di riflettersi nell’ambiente».
A livello termico, essendo impossibile proporre un isolamento esterno a cappotto in questo tipo di restauro, si è optato per contropareti interne. «Per una migliore resa e per evitare ponti termici – conclude l’architetto – prima della realizzazione della controparete in cartongesso isolata con lana di roccia è stato applicato, a tutte le murature perimetrali, uno strato di stiferite che ha creato una barriera continua. Gli impianti sono stati realizzati con il sistema Vrv a espansione diretta, ad alta efficienza, con alimentazione elettrica sia per il riscaldamento che per il raffrescamento. La sala polivalente è dotata di un impianto automatico di ricambio di aria esterna dotato di recuperatori di calore».