Più alunni, meno insegnanti. La scuola delle "classi pollaio”
Il sindacato rende noti i dati del ministero sul prossimo anno scolastico: gli studenti aumentano di 25.546 unità alle superiori e di 9.216 alla primaria, con un leggero calo (-785) nella scuola secondaria di primo grado. Intanto tra il 2007 e il 2012 risultano soppresse 100 mila cattedre.
Per il secondo anno consecutivo gli studenti frequentanti i corsi di studi della scuola italiana aumentano in modo considerevole: 33.997 unità, derivanti da un incremento di 25.546 allievi alle superiori e di 9.216 alla primaria, mentre hanno fatto registrare un lieve decremento (meno 785) le iscrizioni alla scuola media. «Ma anziché adeguare l’organico dei docenti a questo importante boom di allievi, il ministero dell’Istruzione ha comunicato ai sindacati che non ci saranno variazioni del corpo docente. A ben vedere, però, la forbice prof-alunni si sta sempre più allargando».
L’analisi e i dati sono dell’Anief, che scorrendo gli ultimi dati forniti dalla ragioneria generale dello stato scopre che tra il 2007 e il 2012 il personale della scuola ha perso oltre 124 mila posti (facendo registrare un meno 10,9 per cento): da 1.137.619 unità di personale si è passati a poco più di un milione. E la gran parte di questi posti persi, almeno 100 mila, appartengono al corpo docente.
«L’impossibilità per l’amministrazione di incrementare il loro numero – afferma l’Anief – sebbene per il secondo anno consecutivo vi fossero impellenti necessità di adottare un incremento, soprattutto nelle aree con più iscritti, trova origine nel blocco all’organico di diritto previsto dalla Legge n. 122/2102. Che abbinato a quello sull’innalzamento del numero minimo di alunni per istituto (a ridosso di 1.000), prodotto un anno prima, con la Legge 111/2011, dal prossimo settembre andrà a determinare sempre più classi con un numero di studenti oltre misura: oltre 28 allievi in media per quelle iniziali. Che non di rado diventano raggruppamenti di 30 e più alunni. Non rispettando, in questo modo, le misure in vigore che, soprattutto in presenza di spazi ridotti, impongono precisi vincoli per non ledere il diritto allo studio. E superando i limiti previsti dalle norme sulla sicurezza e dalla prevenzione degli infortuni».
La politica di accorpamenti e tagli ha portato anche alla cancellazione di 4 mila dirigenti. Con il risultato che siccome i plessi sono rimasti oltre 50 mila, oggi un preside gestisce la propria scuola e altre 4-5 sedi scolastiche, non di rado collocate a decine di chilometri l'una dall'altra.
«Il problema – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – è che attraverso la Legge 111 del 2011, il legislatore si è permesso di far cadere l’autonomia delle scuole d’infanzia, primaria e secondaria di primo grado, accorpandole in mega-istituti senza capo né coda, rette da dirigenze in perenne affanno. Bypassando, tra l’altro, la competenza esclusiva delle regioni, le quali conoscono molto meglio, come indicato chiaramente dalla corte costituzionale, le esigenze dei loro territori».