Il Rei è legge, primo passo contro la povertà
L'approvazione del Reddito d'inclusione sociale, il Rei, fa compiere all'Italia il primo passo concreto verso l’inclusione delle persone più fragili e vulnerabili. Le risorse limitate per ora consentiranno di aiutare il 40% delle famiglie in difficoltà, ma la strada imboccata indica uno sforzo importante per combattere una piaga che tocca 4 milioni e 700 mila persone.
È pensato per le famiglie in difficoltà il nuovo strumento unico nazionale di contrasto alla povertà che sarà in vigore dal prossimo primo gennaio.
Voluto dal governo, si chiama Rei, Reddito di inclusione, e sostituisce il Sia, Sostegno per l’inclusione attiva, e l’Asdi, l’Assegno sociale di disoccupazione. Il Rei potrà essere richiesto da chi è in condizione di povertà e in cerca di lavoro presentando la domanda al proprio comune di residenza a partire dal prossimo 1° dicembre e viene riconosciuto alle famiglie che hanno un reddito Isee non superiore a 6.000 euro e un valore del patrimonio immobiliare, diverso dalla casa di abitazione, non superiore a 20 mila euro.
Se accettata, la richiesta dà diritto a un sostegno economico variabile tra i 187 e i 485 euro mensili, a seconda di quante persone compongono il nucleo familiare. L’importo sarà erogato attraverso una carta di pagamento elettronica: il 50 per cento dell'assegno potrà essere ritirato in contante, il resto potrà essere utilizzato nei supermercati e per pagare le bollette. La componente di servizi alla persona sarà identificata sulla base delle necessità del nucleo familiare e servirà a dar vita a un "progetto personalizzato" con l’obiettivo di superare la condizione di povertà.
Il Rei sarà concesso per un periodo continuativo non superiore a 18 mesi e dovranno trascorrere almeno 6 mesi dall'ultima erogazione prima di poterlo richiedere nuovamente.
In una prima fase i beneficiari saranno individuati tra i nuclei familiari con: figli minorenni, figli con disabilità, donna in stato di gravidanza, componenti disoccupati che abbiano compiuto 55 anni. Questo anche perché, a causa delle risorse limitate, per ora riguarderà meno del 40 per cento delle persone che versano in condizioni di povertà.
«L’approvazione del Rei è un traguardo fondamentale per le politiche sociali del nostro paese, che ci fa compiere il primo passo concreto verso l’inclusione delle persone più fragili e vulnerabili. L’Italia, finalmente, si adegua agli altri paesi europei prevedendo una misura nazionale di sostegno agli indigenti», commenta la portavoce del Forum nazionale del Terzo settore Claudia Fiaschi.
Il Rei raggiungerà circa 1 milione e 800 mila persone – pari a 400 mila famiglie – che vivono in povertà assoluta, ma gli italiani in questa condizione sono 4,7 milioni e le risorse disponibili ammontano a meno di 2 miliardi, mentre per dare il reddito di inclusione a tutte le persone in difficoltà ne servirebbero almeno 7. «A fronte di questi numeri – aggiunge Claudia Fiaschi – è assolutamente necessario considerare le nuove norme non come un punto di arrivo, ma come l’incoraggiante inizio di uno sforzo che porterà a una strategia nazionale strutturata e a lungo termine per porre fine a una situazione così drammatica».
Oltre al Rei, il decreto del governo istituisce la Rete della protezione e dell'inclusione sociale e, per agevolare l’attuazione del reddito d’inclusione, nascono contestualmente il Comitato per la lotta alla povertà, un organismo di confronto permanente tra i diversi livelli di governo, nonché l'Osservatorio sulle povertà, gruppo di lavoro permanente con il compito di predisporre un Rapporto biennale sulla povertà.
Un approccio complessivo, insomma, alla povertà. Anche perché – sottolinea il presidente nazionale delle Acli, Roberto Rossini –
«Il rischio è che si raggiungano sempre più persone, senza però dare loro la possibilità di migliorare effettivamente le proprie condizioni, che è esattamente la vera sfida del Rei, perché è così che è stato pensato e disegnato. È pertanto indispensabile che eventuali risorse aggiuntive in sede di scrittura della legge di bilancio potenzino sia la dimensione dei servizi alla persona sia i trasferimenti monetari».