XX Domenica del Tempo Ordinario *Domenica 18 agosto 2024

Giovanni 6,51-58

XX Domenica del Tempo Ordinario *Domenica 18 agosto 2024

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.

Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me.

Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

È maestro di vita solo chi ti rende affamato di vita eterna!

C’è ancora un «uomo che desidera la vita e ama i giorni in cui vedere il bene?» (Sal 33,13) - si domanda perplesso il salmo responsoriale. È tutto così confuso e strano oggi e tante sono le proposte formative che vengono offerte dalle agenzie più diverse, a cifre addirittura stellari! A chi credere?  

«La sapienza si è costruita la sua casa – ci assicura il libro dei Proverbi - ha intagliato le sue sette colonne. Ha ucciso il suo bestiame, ha preparato il suo vino e ha imbandito la sua tavola» (Pro 9,1-2). Con un linguaggio fortemente simbolico mi si informa che, se voglio, posso accedere a una cattedra che i padri hanno messo in piedi nel passato. Si basa tutta sulla loro esperienza: è una cosa seria. Infatti, la sapienza «ha mandato le sue ancelle a proclamare sui punti più alti della città: "Chi è inesperto venga qui!". A chi è privo di senno ella dice: "Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato”» (9,3-5). La scuola garantisce un nutrimento solido, assieme a un sapore forte di festa. E, quindi, «abbandonate l'inesperienza e vivrete, andate diritti per la via dell'intelligenza» (9,6). 

«Venite, figli, ascoltatemi – ci esorta il salmo responsoriale - vi insegnerò il timore del Signore: custodisci la lingua dal male, le labbra da parole di menzogna. Sta' lontano dal male e fa' il bene, cerca e persegui la pace» (33,12.14-15).

È troppo poco – interviene di getto Gesù – «I padri vostri mangiarono il pane nel deserto e sono morti. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo» (Gv 6,51). L’ha detto già domenica scorsa, mettendo tutti in confusione, e lo torna a ripetere anche oggi. Non gli importa niente delle loro perplessità. Quasi quasi si direbbe che fa a posta a parlare così, tanto è vero che oggi aggiunge: «Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Ivi). 

È pazzo a parlare così. Lo dicono tutti: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?» (6,52). Ma lui continua: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita» (6,53). Ma dove vuole arrivare? All’assurdità di mangiare la sua carne, aggiunge l’assurdità di bere il suo sangue! Non sa che il sangue per gli ebrei non deve essere toccato, mai, perché contiene l’anima della vita? Appunto – fa lui. Quindi… «chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno» (6,54).  Cosa? Quando mai distruggere una vita genera addirittura una vita eterna? Non ci riescono gli altri alimenti, ma quello che offro io lo fa per davvero – afferma lui – dal momento che «la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda». Hanno gli ingredienti giusti per salvarci da ogni malanni e permetterci di stare insieme sempre. Infatti – afferma - «chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me» (6,56-57). 

È qui dove Gesù voleva arrivare, all’unità più personale, oltre ogni divisione, fuori anche dal tempo, nell’eternità del Padre. Di affermazione in affermazione ci ha portato lontano da ogni grammatica di sapienza umana. Infatti, «non è come quello che mangiarono i padri e morirono» (6,58). A suo confronto quello che riescono a mangiare le bestie selvatiche son poca cosa. Infatti, «i leoni sono miseri e affamati, ma a chi cerca il Signore non manca alcun bene» (Sal 33,10-11). 

E, allora, «non siate sconsiderati» (Ef 5,17) - aggiunge Paolo, che di sapienza umana è ben esperto - credeteci! Anche se non capite niente, lasciatevi fare da quello che lui dice, immergendovi quanto più potete dentro la sua Parola di vita! «Siate ricolmi dello Spirito, intrattenendovi fra voi con salmi, inni, canti ispirati, cantando e inneggiando al Signore con il vostro cuore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo» (5,18-20). 

Si tratta, infatti, non tanto di capire il Signore con la testa e adattare le sue affermazioni alle nostre misure, ma di crescere noi alle sue altezze. Infatti, solo «chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno» (6,54).

Per entrare nel cuore di chi ama bisogna andare fuori di testa!

Immagine: Tintoretto, Ultima Cena 1592-1594 – Chiesa di San Giorgio Maggiore (VE)

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