XIX Domenica del Tempo Ordinario *Domenica 11 agosto 2024

Giovanni 6,41-51

XIX Domenica del Tempo Ordinario *Domenica 11 agosto 2024

In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?».

Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.

Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

Dio ha un’arte tutta sua di trattarci. Sempre a rialzo. Sulla sua mensa il calice trabocca, sempre. Il primo a saperlo oggi è Elia. Da grande profeta com’è, Elia pensa di aver dato il massimo, uccidendo, dopo una sfida spettacolare sul monte Carmelo in un colpo solo, 450 sacerdoti di Baal, il dio che la regina Gezabele si era portato in dote alle nozze con Acab. E, invece, all’improvviso le sorti si ribaltano ed Elia deve scappare, gambe in spalla, davanti all’esercito che la regina gli sguinzaglia contro. Dopo un po’, però, Elia non ha più gambe e crolla in pieno deserto. 

Basta, mormora al suo Signore: «“Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri”. Si coricò e si addormentò sotto la ginestra» (1Re 19,4-5). Ma che dici? – gli dice un angelo piombato lì da chissà dove: «“Àlzati, mangia!”. Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia, cotta su pietre roventi, e un orcio d’acqua» (19,5-6). E va bene – pensa Elia – morirò domani! «Mangiò e bevve, quindi di nuovo si coricò» (19,6). Ma l’angelo torna a importunarlo. Lo sveglia e gli dice: «Àlzati, mangia, perché è troppo lungo per te il cammino» (19,7). Ed Elia «si alzò, mangiò e bevve. Con la forza di quel cibo camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb» (19,8)

È così Dio! Quando ti prende, non ti molla più: ha sempre qualcosa di nuovo da proporti. E Gesù è uguale! Con i giudei che, incantati dal miracolo della moltiplicazione, l’hanno seguito dall’altra parte del mare procede a tappe. Prima ne smaschera i motivi molto egoistici che li muovono. Poi propone loro un altro pane, di impasto migliore. E quelli immediatamente abboccano. Quel pane, però – dice Gesù – non cresce sulla terra, ma viene dal cielo. 

«Man hu? Che cos’è?» hanno continuato a chiedersi i giudei per tutta questa settimana. «Sono io il pane disceso dal cielo» (6,41) – rivela oggi Gesù. Ecco – mormorano i giudei – ancora una volta ci scappa avanti: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come, dunque, può dire: “Sono disceso dal cielo”?» (6,42). «Non mormorate tra voi» (6,43) – suggerisce Gesù – cioè non confondetete le mie parole con le solite quattro chiacchiere di paese, con cui vi riempite la bocca tutti i santi giorni. A queste altezze gli sherpa di pianura non hanno più gambe. Qui occorrono bombole di ossigeno speciali e respiratori di alta quota, che solo il Padre mio ha in dotazione. Infatti, dice sempre Gesù, «nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato» (6,44)

È vero, assicura il salmo responsoriale: «Guardate a lui e sarete raggianti, i vostri volti non dovranno arrossire» (Sal 33,6). «Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui – aggiunge Gesù – viene a me» (Gv 6,45). E cosa dice il Padre? – domandiamo noi. Dice: «Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia» (6,48-49). È la carta d’identità di Cristo. Ce la dà il Padre. Quel figlio dell’uomo, che noi abbiamo visto crescere a Nazaret, viene dal cielo. Ed è pane, il pane con cui il Padre pensa di nutrire gli uomini! Un pane che non dobbiamo solo ascoltare nelle parole di Gesù. Lo dobbiamo mangiare! 

Una cosa inverosimile! – pensiamo noi. E, invece, no! È il sentiero giusto, un sentiero di alta montagna. Addirittura, una ferrata, Una ferrata assistita dalla parola del Padre! Da fare non con la testa, ma con la gola e gli occhi. Gesù, infatti – ci dice il Padre – è bellezza che incanta gli occhi. Con lui si va sull’Oreb, a capriole sulle vette, a voli d’aquila su abissi di senso, vertigini in equilibrio sull’infinito. Mangiare per credere – dice Gesù: «Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno» (Ivi). Vivrà da risorto fin d’ora! 

È così! Mangiarlo è un «sacrificio di soave odore» (Ef 5,2) – ci spiega Paolo – dà profumo a tutto. Infatti, Cristo che mangiate rinasce in voi, vita della vostra vita, respiro di un amore così forte che non sarà più possibile vivere con «asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità» (4,31). Diverrete «imitatori di Dio, quali figli carissimi» (5,1), e camminerete «nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi» (Ivi). «Magnificate con me il Signore – canta il salmo responsoriale – esaltiamo insieme il suo nome. i poveri ascoltino e si rallegrino. Beato l’uomo che in lui si rifugia». 

frate Silenzio

Sorella allodola

Con Dio non è mai finita… la meraviglia! 

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