Zerocalcare come Loach o i Dardenne. Su Netflix la seconda serie firmata Zerocalcare “Questo mondo non mi renderà cattivo”
Con sarcasmo e malinconia, il racconto della società oggi tra pregiudizi e solitudini.
Il potere del disegno. Tra animazione classica e graphic novel si registra un rigoglioso campionario di proposte tra grande e piccolo schermo. Al cinema due titoli di senso: il più “tradizionale” Disney-Pixar “Elemental”, affresco metaforico sul bisogno di dialogo e integrazione culturale oggi, e la proposta Sony-Marvel “Spider-Man: Across the Spider-Verse”, che stupisce per l’attualizzazione del disegno animato, un racconto che unisce fantastico e realismo urbano. Sulle piattaforme la vera novità del mese è la serie del fumettista Michele Rech in arte Zerocalcare “Questo mondo non mi renderà cattivo” (6 episodi) per Netflix, prodotta dal colosso streaming insieme a Movimenti Production e Bao Publishing. È il secondo lavoro dell’autore per Netflix dopo “Strappare lungo i bordi” (2021). Tra le voci Valerio Mastandrea nel ruolo dell’Armadillo e Silvio Orlando nei panni di un detective Digos.
Barricate. Roma oggi, nel quartiere dove vivono Zero e i suoi amici Sarah e Secco è stata appena individuata una sede per l’accoglienza dei migranti. Si accende subito una feroce protesta da parte di un gruppo che istiga all’odio sociale, che spinge Zero e gli altri a prendere posizione in difesa degli ultimi. Tra i contestatori Zero individua un amico di infanzia che non vedeva tempo, Cesare, scomparso per problemi di dipendenza…
Pros&Cons. “Si tratta di una serie divisiva per i temi politici affrontati”. Ha dichiarato così Zerocalcare, aggiungendo: “Non cerco mai la provocazione. La suggestione di fondo è provare a dare risposte collettive ai problemi, cercare di partire dall’idea di non lasciare mai indietro nessuno: non basta stare bene da soli”. La traiettoria narrativa di “Questo mondo non mi renderà cattivo” è chiara e valida. La serie, infatti, metta a tema questioni al centro del dibattito pubblico, problemi di stringente attualità, oltre che di urgente umanità. Il brillante fumettista fotografa la questione dell’accoglienza migranti e le reazioni del tessuto sociale, la spaccatura tra chi tende la mano e chi infiamma l’odio. In più, Zerocalcare entra nelle pieghe del disagio giovanile, raccontando come l’isolamento e l’assenza di prospettive inneschi vertigini pericolose come la droga e le dipendenze, smarrimenti che suonano come anestetici al mal di vivere. Colpisce e spiazza sempre Zerocalcare, con il suo stile narrativo e grafico personalissimo: la serie può sembrare sulle prime scomoda e urticante, giocata tra ironia tagliente e sarcasmo, con eccessi verbali a tratti fuori controllo; se però si è capaci di sintonizzarsi sul cuore narrativo, sullo sguardo attento di Zerocalcare sulla società, sui suoi fallimenti e soprattutto sulle file affollate degli ultimi, allora si comprende come la proposta sia densa di senso e di poesia. Zerocalcare fa con il fumetto quello che fanno i grandi registi del cinema di impegno civile come Ken Loach e i fratelli Dardenne: non guardano altrove, ma indirizzano la camera là dove l’umanità è piegata e disgraziata. Serie complessa, problematica, per dibattiti.