Ritrovarsi tra le pieghe del tempo. Su Netflix “Era Ora” di Alessandro Aronadio con Edoardo Leo e Barbara Ronchi
Remake dell’australiano “Long Story Short”. Riflessione ironica e dolente sulla vita e le sue svolte.
Questione di tempo. Non è solo il titolo della riuscita commedia di Richard Curtis del 2013, con Domhnall Gleeson e Rachel McAdams. In verità è la suggestione che ben raccoglie una serie di titoli sul senso della vita in relazione alla clessidra del tempo. Anzitutto la commedia cult hollywoodiana “Ricomincio da capo” (1993) di Harold Ramis, con Bill Murray e Andie MacDowell: la storia di un quarantenne che rivive più volte lo stesso giorno finché non è in grado di comprendere come aggiustare la propria traiettoria esistenziale. Un decennio dopo arriva il remake italiano “È già ieri” (2004) di Giulio Manfredonia con Antonio Albanese, una proposta non troppo distante dalla commedia sarcastica Usa “Palm Springs” (2020) di Max Barbakow. Ancora, riflessioni sull’andamento del tempo e incroci con la vita si ritrovano sia in “Un amore all’improvviso” (2009) di Robert Schwentke che nella serie Hbo “The Time Traveler’s Wife” (2022) di Steven Moffat, entrambi tratti dal romanzo Audrey Niffenegger. Sulo stesso binario, dal 16 marzo su Netflix, c’è la commedia “Era Ora” di Alessandro Aronadio con Edoardo Leo e Barbara Ronchi, presentata alla 17a Festa del Cinema di Roma.
Il compleanno di Dante. Dante conosce Alice a una festa e l’amore li travolge all’istante. Da quel momento tutto va veloce, velocissimo: Dante è infatti chiamato a (ri)vivere ogni giorno il suo compleanno, guadagnando ogni volta un anno in più. Spaesato, sperimenta la convivenza, l’arrivo di una figlia, il successo nel lavoro ma anche le perturbazioni di coppia…
Pros&Cons. All’origine del film “Era Ora” c’è la commedia australiana “Come se non ci fosse un domani – Long Story Short” (2021) di Josh Lawson con Rafe Spall. Ad adattarla per l’Italia è la cordata produttiva formata dalla Palomar insieme a Bim e Vision Distribution; a firmare regia e sceneggiatura – con Renato Sannio – è Alessandro Aronadio, autore di “Io c’è” (2018). Punto di forza dell’opera è di certo la recitazione di Edoardo Leo, vero perno del racconto, capace di mettere in campo con raffinatezza una gamma di note sentimentali, ironiche e malinconiche; accanto a lui una sempre più brava Barbara Ronchi. A convincere, nell’insieme, è l’andamento scorrevole della narrazione, che volteggia agile nel corso degli anni della vita di Dante senza mai inciampare in ridondanza o stanchezza. Con passo brioso, munito dei toni del chiaroscuro, il film conduce lo spettatore nelle pieghe dell’esistenza di un uomo che dai trenta ai quarant’anni suonati si sbilancia nella ricerca del lavoro gratificante, della casa perfetta e della macchina all’avanguardia; un uomo che però “perde” se stesso, le priorità del cuore. Dante smarrisce infatti Alice, il valore del Noi di coppia, così come il rapporto con la figlia. Il viaggio temporale che compie, compleanno dopo compleanno, lo mette davanti alle sue mancanze, spingendolo in ultimo a (ri)trovare se stesso, a “riparare” le proprie fratture. “Era Ora” è una bella proposta, con una confezione formale accattivante, fresca, e al contempo una linea tematica interessante, densa, giocata sul senso della vita e le sue svolte. Consigliabile, problematico, per dibattiti.