Risate di impegno civile
Su Netflix la seconda e ultima stagione di “Incastrati”, serie di e con Ficarra&Picone. Nel mirino dell’ironia del duo siciliano: mafia, giornalismo morboso e serie Tv
Sotto il sole di Sicilia. Un anno straordinario per la Sicilia grazie all’attenzione di due colossi dello streaming. Anzitutto la serie cult “The White Lotus” (Hbo) di Mike White, che per la seconda stagione ha trovato casa a Taormina: la città e l’intera isola sono diventate uno degli attori in campo del dramma socio-familiare a colpi di ironia feroce. Sempre sullo sfondo siciliano si snoda la serie “Incastrati” del duo comico Ficarra&Picone. La seconda stagione (6 episodi) viene diffusa dal 2 marzo in 190 Paesi. Oltre a Salvo Ficarra e Valentino Picone, nel cast troviamo Leo Gullotta, Anna Favella, Marianna Di Martino, Maurizio Marchetti e Tony Sperandeo. Con “Incastrati” Ficarra&Picone lanciano un messaggio di impegno civile. “Il fatto di prendere in giro la mafia – racconta Picone – è un dovere. Siamo tutti figli di quelle stragi. Non possiamo dimenticarle, dimenticare chi ha dato la vita. Sono i nostri eroi: Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, padre Pino Puglisi”. Picone aggiunge: “Non avremmo mai messo la mafia nella serie Tv se non avessimo sentito di poter dire qualcosa di nuovo. E per noi era importante affermare che non dimentichiamo, soprattutto per le giovani generazioni”.
Un boss in salotto. Tra relazioni familiari e turbolenze sentimentali, i due tecnici di elettrodomestici Salvo e Valentino si trovano impantanati in una sequela di equivoci e situazioni al limite quando con il loro furgone investono il boss latitante Mario Martorana e il gregario Tonino Macaluso…
Pros&Cons. L’umorismo acuto e brillante, con sfumature irriverenti, è spesso capace di farsi portatore di un messaggio sociale importante, tra valore della memoria e ricadute educative. È una tendenza del cinema e della serialità Tv maturata al crocevia del nuovo millennio: è il filone sulla Shoah, grazie a “La vita è bella” (1997) o di recente “Jojo Rabbit” (2019); è quello di impegno civile con titoli come “La mafia uccide solo d’estate” (2013) e la serie “Incastrati” di Ficarra&Picone. Il duo siciliano, attraverso le (dis)avvenute di due operai raccontano la presenza della mafia che serpeggia nella comunità isolana in maniera ingombrante e minacciosa. Lo stile di racconto è tragicomico, puntando a un cesellato mix di battute e gag, con citazioni qua e là dai fratelli Coen e Quentin Tarantino a Massimo Troisi. “Incastrati” si serve di una comicità farsesca per ridicolizzare le dinamiche mafiose, usi e codici della malavita. Ficarra&Picone non risparmiano anche il giornalismo avvitato nell’autoreferenzialità, grazie al personaggio del reporter Sergione (Sergio Friscia), e il mondo della serialità Tv: prendono in giro la foga da spin-off e prequel, la scrittura di dialoghi o i doppiaggi strampalati; uno sguardo giocoso anche verso il pubblico, preda di manie da binge-watching e curiosità morbose. A giudicare dai primi episodi visti in anteprima, “Incastrati” ha un andamento sicuro, brillante e godibile, in linea con la filmografia di Ficarra&Picone.