Oltre la notte. Su Netflix la miniserie “Tutta la luce che non vediamo” diretta da Shawn Levy
Scritta da Steven Knight, dal Premio Pulitzer Anthony Doerr. Nel cast Mark Ruffalo e Hugh Laurie
Fare memoria. Il racconto dei due conflitti mondiali non si è mai affievolito tra letteratura, cinema e serie Tv. Un’urgenza di fare memoria della notte più buia attraversata dall’uomo nel XX secolo, per non dimenticare, affinché errori e orrori non si ripetano. Basta guardare ai più recenti titoli tra grande e piccolo schermo: nella stagione cinema 2022-23 si è imposto “Niente di nuovo sul fronte occidentale” di Edward Berger, targato Netflix, dal romanzo Erich Maria Remarque, che ha conquistato 4 Premi Oscar tra cui miglior film internazionale. Un affresco della tragedia, uno sguardo disperante sulle vite di giovani sacrificati nelle trincee della Grande guerra. Ancora, è attualmente in sala l’opera prima di Claudio Bisio “L’ultima volta che siamo stati bambini”, dal romanzo di Fabio Bartolomei: quattro amici preadolescenti scoprono le crudeltà della guerra con i rastrellamenti del Ghetto di Roma nell’ottobre 1943. Dal 2 novembre è disponibile su Netflix “Tutta la luce che non vediamo” (“All the Light We Cannot See”), miniserie sulle ultime fasi della Seconda guerra mondiale.
Francia, 1944. È imminente l’arrivo delle truppe statunitensi, mentre le ostilità dei nazisti imperano ancora su suolo francese. A St. Malo, Marie-Laure, una ragazza cieca, trasmette illegalmente attraverso una postazione radio in casa. Nell’assenza del padre Daniel e dello zio Etienne, impegnati nella resistenza, la giovane mantiene vivo il morale della gente e al contempo diffonde messaggi in codice. Sulle sue tracce due soldati tedeschi, il brillante radiofonista Werner e lo spietato ufficiale Von Rumpel.
Pros&Cons. Sull’onda del successo nel 2014 del romanzo di Anthony Doerr, “Tutta la luce che non vediamo”, rimasto per oltre 200 settimane nella classifica dei best seller del “New York Times” (si parla di 5.7 milioni di copie vendute in Nord America) e suggellato dal Premio Pulitzer per la narrativa, Hollywood si è interessata subito al progetto. A portarlo sullo schermo, nella formula della miniserie in 4 episodi, due autori molto apprezzati: il regista Shawn Levy e lo sceneggiatore Steven Knight. Il primo ha diretto “Free Guy”, “The Adam Project” e diversi episodi della serie cult “Stranger Things”; il secondo vanta, tra i copioni, la serie “Peaky Blinders”. Con il coinvolgimento di Netflix, “Tutta la luce che non vediamo” ha subito destato vivo interesse. Nel cast, oltre ai giovani Aria Mia Loberti e Louis Hofmann, troviamo Mark Ruffalo, Hugh Laurie e Lars Eidinger. A colpire è soprattutto l’ottima confezione formale, tra un’accurata messa in scena e validi effetti visivi; la linea del racconto risulta serrata e avvincente, muovendosi tra dramma bellico, racconto di formazione e mélo sentimentale. Al di là di qualche evidente scivolata didascalica e mielosa, il racconto funziona come pure risultano convincenti i personaggi; in particolare, Marie conquista per la sua determinazione e arguzia, mai limitata dalla disabilità. “Tutta la luce che non vediamo” è una miniserie dura, dolce e dolente, dal riverberi educativi. Consigliabile, problematica, per dibattiti.