La Casa di Carta. Un “Bang bang” scacciapensieri
La serie Tv spagnola diventata un cult in Italia. Action dalla costruzione narrativa magnetica che non sempre convince.
“Bang Bang”. La canzone di Sonny e Cher, “Bang Bang”, sembra funzionare bene per la serie Tv “La casa di carta” (“La casa de papel”, dal 2017), prodotto di punta della piattaforma Netflix. La serie è diventata un caso internazionale – nel 2018 ha vinto un premio come serie drammatica ai 46 International Emmy Awards –, persino un piccolo cult, che l’ha portata a essere la più vista in Italia tra quelle offerte dalla piattaforma. Nata come un prodotto dell’emittente spagnola Antena 3 e firmata da Álex Pina (tra le sue creature Tv c’è “Los Serranos”, in Italia nota come “I Cesaroni”), la serie è stata acquisita da Netflix e rimontata, dividendo la prima messa in onda in due stagioni incentrate sulla grande rapina alla Zecca di Stato. La terza e quarta stagione, produzioni con marchio Netflix, sono dedicate invece al furto dell’oro dalla Banca di Spagna. Un action adrenalinico che mette in campo rapinatori e forze dell’ordine, richiamando un po’ la trilogia “Ocean’s” di Steven Soderbergh e la saga “Mission: Impossible”.
La rivincita del Professore? Prima regole delle serie Tv, zero spoiler. E noi non li faremo. Ecco le informazioni principali sulla “Casa di carta 4”: il Professore (Álvaro Morte) è isolato dalla banda, impegnata all’interno della Banca di Stato; ha perso Lisbona (Itziar Ituño) e deve trovare il modo di ritornare a Madrid. Dentro la Banca Tokyo (Úrsula Corberó) ha preso il comando del gruppo, cercando di salvare anzitutto la vita della collega Nairobi (Alba Flores). Tutto però si complica, perché il piano di fuga non sta andando come previsto. Anzi, va proprio a rotoli…
Pros&Cons. C’è poco da discutere, “La casa di carta” ha un indubbio potere fascinatorio. È un giallo-action ad alto tasso di adrenalina che ruota attorno a una grande rapina. E come in ogni grande colpo raccontato da cinema o Tv si finisce inevitabilmente per tifare più per i ladri che per le forze dell’ordine. E anche in questo caso va così, perché è costruita in maniera più accattivante la squadra dei ladri: tutti personaggi deragliati nella vita che sembrano trovare la via di riscatto proprio nel successo del colpo. Oltre alla linea gialla, action e thriller, troviamo una componente romance (la storia d’amore tra il Professore e la poliziotta Raquel Murillo, divenuta poi “Lisbona”, così come quella tra Tokyo e Rio oppure Denver e Stoccolma) come pure inserti da commedia brillante. Il meccanismo narrativo è riuscito, molto, e il binge-watching (la visione per abbuffata) è dietro l’angolo. Punti deboli? La terza e quarta stagione spingono decisamente sulla spettacolarizzazione, ma non sempre il realismo tiene; si rischia infatti un “Bang Bang” poco ancorato alla realtà; inoltre, i dialoghi inciampano spesso in stereotipi e perdono di mordente. Di certo però è un potente scacciapensieri ai tempi della quarantena.