Al cinema nel tempo di Pasqua
Programmare una sala della comunità nel tempo di Pasqua non è proprio una passeggiata. Talvolta i titoli sono altro da quello che si vorrebbe e d’altronde, abitando le regole di un contesto artistico laico, si impasta il cartellone con quello che si ha al momento.

Quest’anno, nuntio vobis gaudium magnum, abbiamo delle feste pasquali cinematografiche più generose di altre stagioni. Verrebbe da dire una vera primavera spirituale anche sullo schermo. Mi ritrovo, infatti, tra le mani ben due titoli che a loro modo svelano lo scandalo della Pasqua cristiana. Le buone notizie arrivano ancora una volta dalla Francia: le dobbiamo al settantaduenne marsigliese Robert Guédiguian, per l’esattezza dal quartiere popolare l’Estaque dove ha ambientato molti suoi film, e il parigino cinquantottenne François Ozon diventato famoso in ambito ecclesiale con il prezioso Grazie a Dio, ispirato a fatti nazionali reali su pedofilia e clero. Cercateli, sono La gazza ladra e Sotto le foglie, perché queste opere hanno il coraggio delle storie dove i conti non tornano, delle sceneggiature che sembrano preferire azzardi quasi imbarazzanti piuttosto che il conformismo della sicura credibilità, delle posture di regia che chiedono al pubblico un surplus di impegno nel trovare un senso alle scelte dei personaggi, della luce che non giudica ma illumina il processo esistenziale in atto. Nel primo Maria, una badante, mescola tenerezza e cura per i suoi anziani al facile arrotondamento in eccesso del conto della spesa e anche lo stacco di qualche assegno qua e là senza autorizzazione. Così le scappano le ostriche che può mangiare al rientro ascoltando Rubistein che suona Liszt e il noleggio del pianoforte per il nipote, candidato, nella testa della nonna, a diventare una stella della musica. Interpretata dall’immancabile e straordinaria Ariane Ascaride, attrice marsigliese e compagna del regista dal ’75, Maria con il marito rappresenta quello che la figlia in lacrime, chiedendo perdono per i furtarelli, definirà “povera gente”. Nel finale verrà citata anche un’altra La pauvre gens, quella di Victor Hugo che il regista mette in bocca al professore in carrozzina a cui sono stati sottratti gli assegni. Guédiguian vede i tradimenti, i torti, le frodi come occasioni virtuose che mettono a soqquadro la mentalità e le trame relazionali. Accadono nuovi “innamoramenti” perché è di fronte a chi si mette a nudo, a chi chiede perdono, a chi si lascia perdonare che l’umanità vivifica il proprio cammino. E qui, allora, dobbiamo citare l’incipit dell’altro giallo, sempre rivisitato nel suo genere, di Ozon che si avvia proprio in chiesa con l’episodio della peccatrice a casa del fariseo tratto dall’Evangile de Jésus-Christ selon saint Luc, (7,36-50): «Voilà pourquoi je te le dis: ses péchés, ses nombreux péchés, sont pardonnés, puisqu’elle a montré beaucoup d’amour. Mais celui à qui on pardonne peu montre peu d’amour». Essendo noto, teniamolo in francese per amore del cinema e perdoniamo ad Ozon e al suo co-sceneggiatore Philippe Piazzo, entrambi probabilmente poco esperti di esegesi, di aver sovrapposto per l’ennesima volta la peccatrice senza nome a Maria Maddalena, citata nella scena, e concentriamoci piuttosto sulla protagonista Michelle, l’anziana ex prostituta protagonista di Sotto le foglie e la sua amica ed ex collega Marie-Claude che, insieme, ci faranno fare un bagno di verità, perdono, intenzionalità e inconscio.
Arianna Prevedello
Referente Cultura, Pastorale e Formazione Acec