Università e accessibilità, "è la misura della sensibilità verso tutti gli studenti"
Studio di Kapusons su oltre 119 mila contenuti social: lo 0,5% riguarda accessibilità e disabilità. Guida la classifica La Sapienza, che produce un decimo di tutti i contenuti. Dalla mancanza di alternative testuali al contrasto: gli errori (non gravi) nelle home page dei siti di ateneo. "Soglia alta di attenzione, direzione giusta". L'esperienza di Camerino in dad dal sisma del 2016
La didattica a distanza, nell’emergenza sanitaria dettata dal coronavirus, è diventata la modalità principale attraverso cui gli studenti hanno continuato i propri studi. Un impegno per le famiglie e i ragazzi, una sfida per gli istituti scolastici, che hanno dovuto riorganizzarsi e porre come prioritario il tema dell’accessibilità, per rendere la didattica il più possibile inclusiva. Il tema è stato al centro del panel “I siti web delle università italiane alla prova dell’accessibilità”, promosso da Kapusons, studio di comunicazione e sviluppo software, nell’ambito dell’Accessibility day. Occasione di una riflessione più ampia su come è stata affrontata la sfida della didattica inclusiva durante la pandemia e quanto si stia facendo per garantire servizi accessibili per gli utenti che interagiscono con gli atenei.
A partire dalla fotografia di uno studio sulle università italiane, “spesso dimenticate dal racconto dei media”.Sul tema Kapusons è attivo dal 2013 e grazie anche al suo Osservatorio social sull’università ha monitorato negli anni un cambio di passo degli atenei italiani, come spiega il Ceo e Fondatore Ugo Esposito. “Siamo partiti dall’introdurre, tra gli indicatori di performance per giudicare la comunicazione, anche una voce dedicata a una primissima analisi dell’accessibilità, intesa come design inclusivo. Non eravamo all’interno della logica dei validatori ma cominciavamo ad introdurre una primissima analisi, non solo perché lo ritenevamo etico, ma anche perché, numeri alla mano, riflettevamo che l’utenza di persone con disabilità fosse crescente tra gli iscritti di tutti gli atenei italiani”. Inevitabile capire come “non precludere a una fetta di utenza la possibilità di accesso al luogo della creazione e trasmissione del sapere”. Il passaggio successivo è stato spostarsi da una “accessibilità formale” a una “accessibilità sostanziale”, attraverso test da parte degli utenti, consapevoli dell'importanza di garantire un accesso reale ai contenuti.
La comunicazione social
Gli analisti hanno valutato oltre 119 mila contenuti social, tra post di Facebook e Instagram e Tweet, prodotti dagli atenei italiani, nel periodo che va dall’1 gennaio 2020 al 30 aprile 2021. Rispetto a questo numero di post e tweet, già rilevante di per sé, le interazioni superano i 10 milioni. Un dato percentuale (0,3%) raddoppiato in otto anni, che, sottolinea Esposito, evidenzia come a fronte di una proposta costante, l’attenzione sia cresciuta. Lo 0,5% dei contenuti analizzati riguarda accessibilità e disabilità; guida la classifica delle università più sensibili La Sapienza (11,2%) che produce un decimo di tutti i contenuti prodotti. Seguono le università di Siena (7,6%), L’Aquila (6,8%), Macerata (6,5%) e Lumsa (4,9%). Una classifica non dei più o meno bravi, spiegano gli osservatori, ma “un modo semplice per far capire che basta una cura e un’attenzione costante a questo tema per guadagnarne in reputazione e responsabilità sociale”. Scendendo più nel dettaglio, tra gli atenei grandi spiccano per attenzione Perugia, Palermo e Pavia; tra i piccoli Insubria, Basilicata e Tuscia. Tra gli atenei non statali conquista il primo poso dalla Lumsa seguita da Link campus, mentre tra i Politecninci, più attivi sui social in tema di disabilità è quello di Bari e a seguire Milano e Torino.
L’accessibilità dei siti di ateneo
Sul fronte dell’accessibilità, gli osservatori hanno analizzato il modo in cui si sono evoluti i portali di Ateneo, cercando anche di capire quali di questi si stanno orientando verso l’adozione delle Linee guida sull'accessibilità degli strumenti informatici pubblicate da AgID. Sono stati analizzate le home page dei portali web di 77 università, tra statali, non statali e per stranieri, utilizzando come parametro quello fornito da consorzio di certificazione riconosciuto a livello internazionale.Il 40% delle homepage analizzata presentava meno di 10 errori, relativi alla mancanza di alternative testuali, testi descrittivi per pulsanti e link, zone del sito per navigazione da tastiera e contrasto. Nessun errore per l’homepage di 5 università su 77 (6%): sono gli atenei di Basilicata, Link Campus, Macerata, Perugia e Teramo. Tra queste solo una università non statale. “Siamo arrivati – spiega Esposito - a una soglia alta di attenzione, gli errori riscontrati sono tutti non gravi. Si sta andando nella giusta direzione”.
“Migliorare la qualità dei contenuti aderendo ai requisiti di accessibilità non può essere un adempimento amministrativo ma è la cosa giusta da fare”, sottolinea Francesco Barcellona, responsabile del Settore sviluppo dei portali web dell’Università Sapienza di Roma, ateneo importante anche per i numeri che governa, con 25 mila pagine pubblicate con una mole enorme di contenuti da modificate e cambiare quotidianamente. “Non è una gara a chi arriva prima a rendere fruibili tutti i contenuti per tutti gli utenti dei siti web”, spiega Barcellona parlando del sito di ateneo come “studente-centrico”, con l’allievo, appunto, al centro del paradigma della navigazione. “Oggi diciamo con orgoglio che i nostri indicatori di accessibilità sono al 90%, non siamo arrivati ma bisogna costantemente lavorare affinché i contenuti rimangano a livelli alti di accessibilità. – ha sottolineato - Abbiamo corretto tutti i grandi errori di struttura, quello che emerge sono errori minori ma è giusto dargli l’attenzione che meritano perché tutti possano fruirne”. L’importanza di produzione di contenuti digitali, non solo il rispetto di una formalità tecnica, è un tema che l’Università di Camerino prima di altre ha dovuto affrontare, a causa del sisma che ha colpito il centro Italia nel 2016. Si è così cimenta con la didattica a distanza e inclusiva, ancor prima della pandemia, cominciando prima ad erogare lezioni in streaming e, quando la situazione è migliorare e gli studenti sono tornati a frequentare, proseguendo con una didattica mista.“L’accessibilità è la misura di quanto l’università sia sensibile a tutti i suoi studenti”, spiega Andrea Polini, delegato del Rettore per l'ICT dell’Ateneo. - La misura di un paese civile viene da quanto include e rimuove le difficoltà di tutti. Ed è fondamentale tener presente questi aspetti nelle operazioni di ogni giorni. E’ chiaro che dirlo è facile, farlo è complesso”. Perché, se il sito è la porta d’ingresso di un ateneo, “la maggior parte dei contenuti è prodotto dai docenti per i loro studenti, e a volte non è accessibile”. “Questo approccio deve coinvolgere, non solo gli uffici che hanno il gravoso compito di rendere il sito accessibile, ma anche chi produce contenuti. Altrimenti prosegue è come se in un edificio avessimo una bellissima rampa d’accesso (il portale), ma una vota entrato non fossero segnalazioni o ascensori ma solo scale a chiocciole. Chi è entrato sarà costretto a tornare indietro”. Da qui l’invito, condiviso dai presenti, un invito a prevedere una formazione specifica negli atenei per aumentare la sensibilità sul tema e fornire strumenti concreti a chi quotidianamente lavora con gli studenti e opera nella produzione di contenuti. Per arrivare a modello una standardizzazione da poter condividere con tutti gli atenei Sauro Cesaretti, studento camerino e ho scelto perché la possibilità di frenqtare a disatanza che abbate le barriere. L’importanza di poter fruire le lezioni di rascoltarle è un punto a favore grandissimo in fatto di accesibilità. Accessibile non significa brutto, la sfida è propriio quella di creare un contenuto accessibile e anche esteticamente bello, non si dovrebbero sacrificare uno die due aspetti.