Una casa per uscire di casa: il progetto per il “durante di noi” di tre mamme
Anna Rita ha perso sua figlia, operatrice del Wfot, in un incidente aereo; Antonella, con il figlio Federico, ha costituito l’associazione “Margherone fa cose”, in memoria di Margherita; Elena ha un figlio adulto con disabilità grave. Hanno unito le forze per garantire un “dopo di noi” a chi, come tante persone con disabilità, non potrà mai vivere da solo
Una casa per imparare a vivere senza genitori, ma non da soli: per diventare autonomi insieme, costruendo quel “dopo di noi” che oggi toglie il sonno ai genitori. Hanno aperto ufficialmente i battenti, sabato 20 marzo a Orbetello, i due appartamenti destinati a diventare casa per persone con disabilità, offrendo in un primo momento attività diurne e soggiorni brevi, poi in futuro residenza stabile a chi resterà privo del sostegno familiare. L'iniziativa “Tornando a casa” è nata dall'incontro tra tre mamme che, per ragioni diverse, sanno cosa significhi affrontare il dolore, la fatica, la perdita. Una è Elena Improta, fondatrice di Oltre lo sguardo onlus e mamma di Mario, un adulto con grave disabilità; l'altra è Anna Rita Giammetta Buzzetti, mamma di Maria Pilar Buzzetti, 30 anni, l'operatrice del World Food Programme morta nell'incidente dell'Ethiopian Airlines del 10 marzo 2019, l’altra è Antonella, mamma di Margherita Nardone, ragazza romana morta nel 2017 in un incidente in montagna. Tre storie diverse, ma accomunate dalla volontà e la determinazione di reagire alla difficoltà in modo costruttivo: costruendo, appunto, una casa.
A sostenere economicamente l'impresa, c'è l'associazione “Margherone Fa Cose”, dedicata proprio a Margherita Nardone, tramite l’assegnazione di un bando di finanziamento, messo a disposizione dopo l’incidente aereo in cui persero la vita otto italiani, tra cui Maria Pilar.Buzzetti.
Concretamente, il progetto consiste nella realizzazione di attività residenziali e non residenziali, mirate a favorire, sviluppare e sperimentare l'autonomia, presso due appartamenti immersi nella natura, a pochi passi dal mare.
“Il progetto coinvolgerà persone con disabilità che necessitano di percorsi di autonomia, principalmente residenti a Roma e provincia o nella zona Distretto delle Colline dell’Albegna – ci spiega Elena Improta - Si articolerà in attività residenziali e attività non residenziali complementari. Le attività residenziali sono soggiorni nel corso dei quali i partecipanti al progetto vivranno in autonomia, al di fuori dell’ambito familiare, con l’assistenza di personale qualificato. Tali attività saranno svolte secondo i principi previsti dalla Legge 112/2016 (nota come 'Legge sul durante e dopo di noi'). I soggiorni di norma coinvolgeranno un numero massimo di 5 partecipanti alla volta, avranno durata variabile tra i due e i 15 giorni e si svolgeranno a Orbetello (via Trieste 65d), in un contesto abitativo composto da tre appartamenti comunicanti, di proprietà di Elena Improta, che li ha messi a disposizione di Oltre lo sguardo e di questo progetto. Le attività non residenziali complementari invece sono attività propedeutiche ai soggiorni (laboratori di cura del sé e/o di autonomia domestica, orto sociale, tutoraggio allo studio, tutoraggio ad attività occupazionali finalizzate ad inserimenti lavorativi), che potranno essere svolte sia presso gli immobili in Via Trieste 65d in Orbetello, sia presso le residenze dei partecipanti e/o presso il Vivaio Il Pitorsino di Ansedonia o strutture in Roma e Provincia. Il progetto avrà una durata ad oggi stimabile in circa due anni dall’avvio operativo, che potrà variare sia in base alle esigenze che i partecipanti esprimeranno concretamente, durante la fase esecutiva del progetto, in termini di durata e frequenza delle attività, sia in base alle restrizioni derivanti dall’emergenza sanitaria Covid-19”.
Elena Improta immagina però già lo sviluppo futuro di questo progetto: “Dopo aver ospitato il 'durante di noi', questi appartamenti diventeranno case per il 'dopo di noi': ai due che oggi mettiamo disposizione, si aggiungerà il terzo, adiacente, nel quale attualmente abitiamo noi. Mario già oggi inizia a sperimentare e beneficia della vicinanza con i suoi amici: portiamo il 'mondo' dentro i nostri progetti e lui si sente parte di esso. Un domani, quando io non ci sarò più, potrà a continuare a vivere a casa sua, insieme ai suoi amici. Perché tutto è nato dall'amore per lui e dalla volontà di regalarci questo sogno e condividerlo con chi vive la nostra condizione. Essere madre di una persona con disabilità mi ha offerto la possibilità, attraverso lo sguardo di mio figlio, di trasformare il lutto, la disperazione in risorsa, da 31 anni il mio e nostro obiettivo molto ambizioso è quello di lottare perché la comunità tutta possa trovare il suo riflesso specchiandosi nell’animo delle persone con disabilità. Forse solo così raggiungeremo equità sociale, inclusione, integrazione insomma una vita sociale sana”, conclude.
Chiara Ludovisi