Storia di L. oggi in semilibertà, con tanta voglia di ricominciare
Grazie all'associazione "Un nuovo giorno" può incontrare i figli e impegnarsi in diverse attività. "Non avrei mai immaginato che mi potesse succedere una situazione del genere. Entrare in carcere è un trauma molto forte"
Sorride e il suo volto, incorniciato dai lunghi capelli con le treccine africane, si illumina tutto mentre parla della sua piccola donna di 12 anni e degli altri due figli più grandi ormai sposati che le hanno dato quattro nipotini. Il più grande desiderio, di L., 45 anni, detenuta oggi in semilibertà, è proprio quello di ritornare a fare la mamma dei suoi figli. La donna è stata arrestata per un coinvolgimento indiretto nei reati complessi compiuti dal convivente, attualmente in carcere.
Da quanto tempo è in regime di semilibertà?
La comunicazione è arrivata lo scorso 7 luglio, giorno in cui purtroppo è morta pure mia mamma. Dopo questo primo periodo molto triste, l'inizio effettivo della semilibertà è avvenuto il 14 luglio. Potere uscire ogni giorno alle 8 e ritirami alle 19 in carcere mi sta cambiando la vita. In un primo momento l'impatto con il mondo esterno è stato forte perché avevo paura e mi sentivo molto confusa e disorientata. Grazie all'associazione 'Un nuovo giorno' che mi ha messo a disposizione i suoi spazi, ho avuto la possibilità anche di potere stare tre giorni con mia figlia. E' stato bellissimo ed emozionante perché siamo molto legate e questa situazione di lontananza forzata ci ha fatto soffrire tanto. All'inizio la bambina ha vissuto molto male il mio arresto. Sono riuscita a darle tanta forza e oggi, nonostante tutto, e lei a darne tanto a me per andare avanti. Aspetto in questi giorni la risposta dal giudice per avere il permesso, il prossimo 14 settembre, di potere accompagnare mia figlia nel suo primo giorno di scuola.
In semilibertà in quali attività è coinvolta, tramite l'associazione?
Finora ho fatto tantissime cose sempre nell'ambito del volontariato, non tirandomi mai indietro. Fra queste, in particolare, mi sono dedicata alla produzione delle mascherine, ad altri lavori di sartoria come le bomboniere e di confezionamento di prodotti in ceramica. Tutto quello che sto facendo mi piace molto anche perché ho conosciuto persone meravigliose. Dedicarmi a servizi per gli altri mi è sempre piaciuto perché l'ho sempre fatto dentro il carcere e adesso continuo a farlo pure fuori.
Come ha vissuto il suo periodo di reclusione?
Non avrei mai immaginato che mi potesse succedere una situazione del genere. Entrare in carcere sicuramente è un trauma molto forte, da cui poi ti riprendi a poco a poco. Dentro il carcere si soffre tanto perché ti mancano soprattutto gli affetti e naturalmente la libertà. Devi comunque cercare di andare avanti e iniziare a darti dei piccoli obiettivi per cercare di stare meglio e magari valorizzare tutto il tempo che hai a disposizione. Fortunatamente ho iniziato a lavorare subito in lavanderia e in altre piccole attività, conquistandomi quella fiducia che mi ha permesso di avere rispetto e una certa tranquillità. Ho fatto anche tanti corsi come quello di teatro e di cucito.
Ha sostenuto altre donne in alcuni momenti di scoraggiamento?
Ho visto soffrire tantissime persone perché è un ambiente molto difficile. Dentro il carcere quelle che non devi perdere mai sono la fede e la speranza sennò il rischio è che vai fuori di testa. Ho conosciuto pure persone della polizia che mi hanno aiutato ad avere forza e coraggio per fare uscire fuori tutto il mio carattere. Con la polizia che vive tanto tempo con noi bisogna stabilire un certo equilibrio umano e organizzativo per il bene di tutti. Mi sono sempre calata anche nelle sofferenze delle altre detenute. Ho avuto anche alcune esperienze molto forti. Ho salvato una ragazza, compagna di stanza, che aveva fatto un gesto estremo. Ne ricordo, invece, un'altra che faceva atti di autolesionismo. Ci sono purtroppo tante persone con particolari fragilità che hanno bisogno di maggiore aiuto per potere scontare la loro pena dignitosamente.
Nel 2021 sarà finalmente libera, come si sente?
Nel marzo del 2021 completerò finalmente la mia reclusione. Non vedo l'ora che avvenga questo momento. Purtroppo sto scontando una pena dentro il carcere senza avere mai commesso un reato, considerato che mi hanno arrestato per coinvolgimenti indiretti in ciò che ha compiuto il mio convivente. Con questo non voglio giustificarmi perché chi si giustifica si accusa. Questa esperienza mi ha fatto, però, capire tante cose e mi sta rendendo molto più forte come donna. Spero di farne tesoro per aiutare sempre gli altri. Il mio desiderio più grande è quello di dedicarmi con serenità alla mia famiglia. I miei figli sono la mia vita. In particolare voglio stare vicino a mia figlia più piccola, a mio padre rimasto vedovo e agli altri due figli più grandi.
Come vede il suo futuro?
Intanto mi manca l'ultimo anno del liceo linguistico che sto pensando di completare. Nella mia vita, ho sempre lavorato e vorrò continuare a farlo. Sono operatrice socio-sanitaria Osa. Il mio desiderio è quello di lavorare dentro un centro per anziani. Spero di riuscirci, perché nonostante quello che mi è successo, sono stata sempre una persona che ha camminato nel rispetto della legge e delle regole.
Sulla situazione della giovane detenuta si è espressa pure la presidente dell'associazione "Un nuovo giorno" Antonella Macaluso. "E' stato intrapreso un percorso insieme a noi scandito da tante piccole attività - sottolinea - in cui L. si distrae e soprattutto entra in relazione con gli altri. L'auspicio è quello di fare sempre di più un poco di chiarezza per capire cosa fare a lungo termine e quali obiettivi iniziare a darsi. Certamente, abbiamo una giovane donna in una fase molto delicata della sua vita perché le maggiori difficoltà in carcere si hanno all'ingresso e poi all'uscita. Sappiamo che non si sente sola e poi ha tante capacità che avrà modo di mettere a frutto con la determinazione e la tenacia che si ritrova".
Serena Termini