Segnali da non trascurare. Armi da fuoco e da taglio sembrano esercitare un potere di attrazione piuttosto forte tra gli adolescenti

Quali strategie adottare per invertire e inibire questo eccessivo interesse per le armi e per la violenza da parte dei minori?

Segnali da non trascurare. Armi da fuoco e da taglio sembrano esercitare un potere di attrazione piuttosto forte tra gli adolescenti

Qualche giorno fa, a Dadeville in Alabama, una festa di compleanno di una sedicenne si è trasformata in un mass shooting, ovvero in una “sparatoria di massa”. Quattro adolescenti hanno perso la vita e ventotto persone sono rimaste ferite. Nel corso dello stesso fine settimana due studenti sono stati coinvolti in un’altra sparatoria al campus dell’università di Lincoln in Pennsylvania e, a distanza di qualche giorno, sempre nel corso di una festa due giovani, di 22 e 17 anni, sono stati uccisi in una residenza universitaria della James Madison University in Virginia.
I dati sono davvero allarmanti, le statistiche dicono che negli Usa, tra i minori di 18 anni, le uccisioni per arma da fuoco superano le morti per incidenti stradali.

In Italia la situazione è diversa, sebbene ci siano dei segnali che forse sarebbe importante non trascurare. Armi da fuoco e da taglio, infatti, sembrano esercitare un potere di attrazione piuttosto forte tra gli adolescenti. Lo testimoniano alcuni selfie che circolano in rete, dove compaiono minori armati di pistole (nella maggior parte dei casi giocattolo), e anche le rime di alcuni trapper che parlano di pistole, coltelli e poi droga, soldi, gang, regolamenti di conti e problemi con la giustizia.

Quindi, se i teenager del nostro Paese non sono dediti all’uso delle armi come accade negli Stati Uniti, rispetto a queste ultime serpeggia comunque una certa preoccupante “sovraesposizione” sul web e nei temi veicolati dalla cultura giovanile. Le armi sono molto presenti, ad esempio, nelle fiction preferite dai nostri ragazzi, dove i protagonisti spesso sono killer e gangster incalliti. Quelle di maggior successo, tra l’altro, prendono spunto dal degrado metropolitano e raccontano storie attinte da realtà malavitose con le quali alcuni giovani, soprattutto quelli che vivono nelle periferie o in alcune territori, hanno purtroppo modo di confrontarsi quotidianamente. Per non parlare, poi, delle diffuse forme di istigazione alla violenza che circolano nel mondo dei videogames e dei video su youtube. “Sparare” nei videgames è l’attività ludica per eccellenza e determina anche un certo accanimento, soprattutto attrae i giovanissimi, persino nelle fasce di età della scuola primaria.

Qualche tempo fa un insegnante in un istituto superiore di Soccavo, quartiere di Napoli, allertò il 112 perché alcune alunne maneggiavano pistole in un’aula scolastica. Poi si scoprì che si trattava di armi giocattolo e che i ragazzi volevano fare uno “scherzo”. L’utilizzo di pistole giocattolo per spaventare o anche soltanto per goliardia non è inedito e neppure così infrequente, non solo a Soccavo. Tra l’altro anche le rapine vere e proprie, spesso, vengono messe in atto con l’ausilio di pistole giocattolo. Se si considera questo aspetto, lo scherzo non assume tanto il profilo di una “bravata”, quanto di un vero e proprio “segnale” da non sottovalutare. Soprattutto se poi si ha consapevolezza che oggi non è così difficile entrare illegalmente in possesso di armi. La polizia postale ci avverte che l’offerta è ricca e variegata nel cosiddetto “dark web”.

Come contrastare queste insidie? Quali strategie adottare per invertire e inibire questo eccessivo interesse per le armi e per la violenza da parte dei minori? La scuola può fare molto attraverso percorsi educativi mirati e innescando processi di costruzione di un’etica sentita e condivisa. I modelli di riferimento dovrebbero rifarsi al bene comune, al rispetto delle persone, alla tolleranza, alla lotta alla discriminazione, alla legalità. Importante prendersi cura anche dell’emotività dei ragazzi, orientarli alla costruzione del pensiero critico, abituarli alla riflessione condivisa e al confronto. La spirale dei pensieri e dei comportamenti violenti può trovare un valido antidoto nella valorizzazione delle potenzialità insite in ciascun individuo, nella cura della persona che deve essere posta al centro dell’azione educativa.

Occorre insistere nel perseguire le vie della pace, della tolleranza, della legalità e non solo a livello globale, ma insistendo sul vissuto individuale delle persone.

Le strategie educative, però, da sole non bastano: servirebbe un segnale forte anche da parte della politica.

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Fonte: Sir