Scuola, un’offerta adeguata di servizi riduce le differenze educative. “Serve un investimento straordinario”

I dati e le richieste di Save the Children. Milano: “Chiediamo al nuovo governo un investimento straordinario che parta dalla attivazione di ‘aree ad alta densità educativa’ nei territori più deprivati”. Solo nelle province del Centro e Nord Italia il 50% almeno delle scuole primarie è provvisto della mensa scolastica, stessa situazione per il tempo pieno

Scuola, un’offerta adeguata di servizi riduce le differenze educative. “Serve un investimento straordinario”

Le variabili strutturali considerate dal report di Save the Children - dal titolo “Alla ricerca del tempo perduto - Un’analisi delle disuguaglianze nell’offerta di tempi e spazi educativi nella scuola italiana” - rappresentano solo alcune delle tante componenti da considerare per rafforzare la strategia di contrasto alla dispersione scolastica. Tuttavia, l’analisi proposta evidenzia quanto un’offerta adeguata di spazi e di tempi educativi possa contribuire efficacemente a ridurre le disuguaglianze educative territoriali. “È un vero paradosso che, pur ribadendo l’importanza della ‘qualità dell’offerta educativa’, i territori dove la povertà minorile è più forte siano in Italia quelli dove la scuola è più povera, privata di tempo pieno, mense e palestre – afferma l’organizzazione -. Proprio dove i bambini, le bambine e gli adolescenti affrontano, con le loro famiglie, le maggiori difficoltà economiche c’è al contrario maggior bisogno di un’offerta educativa più ricca”.
Il rapporto mette in evidenza, del resto, che quando questa offerta scolastica è potenziata, questa è in grado di fare la differenza, anche nelle province con maggior numero di minori in difficoltà socioeconomica.  

“Nelle zone più deprivate, dove operiamo con Save the Children, tocchiamo con mano gli effetti sui bambini e gli adolescenti dell’onda lunga della crisi prodotta dalla pandemia e di una povertà che colpisce, con l’aumento dell’inflazione, in primo luogo le famiglie con bambini. Sono quartieri nei quali la scuola rappresenta un presidio fondamentale per tutta la comunità - dichiara Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children -. Per questo chiediamo al nuovo governo che si formerà un investimento straordinario che parta dalla attivazione di ‘aree ad alta densità educativa’ nei territori più deprivati, in modo da assicurare asili nido, servizi per la prima infanzia, scuole primarie a tempo pieno con mense, spazi per lo sport e il movimento, ambienti scolastici sicuri, sostenibili e digitali. All’apertura di questo nuovo anno scolastico, chiediamo inoltre alle Regioni e agli Uffici scolastici regionali la massima vigilanza nel rispetto di quelle norme che dovrebbero tutelare le famiglie più in difficoltà: a partire dal tetto di spesa per i libri di testo e dal divieto di imporre alle famiglie contributi ‘volontari’; chiediamo infine interventi straordinari per assicurare la gratuità dei servizi di mensa per i bambini e le bambine la cui situazione economica è peggiorata in questa fase. Dobbiamo fare di tutto per evitare che il peso della crisi economica colpisca proprio le bambine, i bambini e gli adolescenti che in questi giorni entrano di nuovo in classe”.

Per Save the Children, è fondamentale quindi aumentare significativamente, più che diminuire, le risorse per l’istruzione, portandole al pari della media europea (5% del PIL). “È evidente, infatti, che i fondi attualmente previsti sono già oggi insufficienti a garantire un’offerta educativa di qualità, con spazi e servizi adeguati in tutti i territori, nonostante i minori costi dovuti al calo demografico. Investire il 5% del PIL vorrebbe dire rendere disponibili circa 93 miliardi, contro i circa 71 stanziati nel 2020”.
“Non si tratta di obiettivi irraggiungibili, ma di un investimento irrinunciabile per lo sviluppo del Paese che va messo al centro dell’agenda politica – aggiunge Raffaela Milano -. L’aumento di spesa corrente per l’istruzione, unitamente alla riorganizzazione di fondi che fanno capo ad altri Ministeri, ai fondi stanziati dal Pnrr e agli altri fondi europei  - che andranno attentamente monitorati nella loro efficacia per ridurre i divari a livello territoriale-, dovrebbe essere finalizzato sia al giusto riconoscimento retributivo del corpo docente, da sostenere anche nella formazione continua per una didattica rispondente alle attuali esigenze degli studenti, che all’aumento dell’offerta di tempi, spazi e servizi educativi, a partire dalla rete degli asili nido, all’estensione del tempo pieno e delle mense almeno in tutto il ciclo delle scuole primarie, all’adeguamento degli edifici scolastici in termini di sicurezza, sostenibilità e qualità degli ambienti di apprendimento. Chiediamo che la mensa scolastica sia riconosciuta come livello essenziale delle prestazioni (LEP), per garantire a tutti i bambini, nella scuola primaria, almeno un pasto gratuito ed equilibrato al giorno, in linea con gli obiettivi della Garanzia Europea per l’Infanzia, e di estendere il tempo pieno a tutte le classi della scuola primaria. Queste due ultime misure da sole, sarebbero un vero punto di svolta per migliorare i livelli di apprendimento di tutti gli alunni del nostro paese, anche quelli che provengono da famiglie più svantaggiate economicamente e socialmente, e per prevenire la dispersione scolastica”.

Il tempo pieno in Italia

In Italia, le classi a tempo pieno (40 ore) nella scuola primaria superano di poco il 50% solo in Lazio (55,7%), Toscana (52,8%), Basilicata (52,4%) e Lombardia (52,3%), ma sono una rarità in Molise (7,5%), Sicilia (11,5%), Puglia (18,7%), Campania (18,8%) e Abruzzo (19,6%), mentre la media nazionale è del 37,3%. Secondo le stime del rapporto, l’investimento annuo necessario a garantire il tempo pieno in tutte le classi della scuola primaria statale ammonterebbe a 1 miliardo e 445 milioni di euro circa, destinato all’adeguamento dell’organico per riorganizzare ed estendere gli orari di lezione, al netto delle spese aggiuntive per riorganizzare e/o aumentare gli spazi necessari (es. per la mensa, presente oggi solo nella metà circa delle scuole) e per la formazione specifica degli insegnanti. Il numero di classi della primaria da trasformare in tempo pieno e il relativo investimento necessario è molto variabile da regione in regione, e si va dalle 11.587 classi e i quasi 205 milioni di euro della Campania, alle 637 della Basilicata con una spesa stimata in 11 milioni circa. Complessivamente, a livello nazionale, le classi da trasformare in tempo pieno sarebbero 81.639.

Una scuola così, più forte e capace di ridurre le disuguaglianze e rispondere ai bisogni reali dei territori, per Save the Children sarebbe anche la migliore risposta alla sfida che bambine, bambini e adolescenti con background migratorio, il 10,3% degli iscritti nelle scuole italiane di ogni ordine e grado nell’anno scolastico 2020-21, affrontano ogni giorno nel loro percorso scolastico in Italia, fondamentale per la loro integrazione. “Nonostante il 66,7% di loro sia nato in Italia, più di 1 studente su 4 di origine straniera acquisisce un ritardo dovuto alla ripetizione di uno o più anni scolastici, contro il 7,5% dei compagni di origine italiana.

La distribuzione dell’offerta di servizi e strutture adeguate all’apprendimento nelle province

Il rapporto diffuso oggi dedica un’analisi dettagliata alle disparità nella distribuzione territoriale dell’offerta di tempi, servizi e spazi adeguati, come mensa scolastica, tempo pieno, palestra e agibilità degli edifici, che penalizzano, molto spesso, proprio le province, in particolare del sud, dove si concentrano maggiormente i minori più svantaggiati dal punto di vista socio economico.
Solo nelle province del Centro e Nord Italia, ad esempio, il 50% almeno delle scuole primarie è provvisto della mensa scolastica, fondamentale per assicurare il tempo pieno, ma preziosa anche per garantire a tutti in bambini, soprattutto quelli in povertà assoluta, un’alimentazione corretta per lo sviluppo psico-fisico e uno spazio importante di socialità e relazione. Le punte maggiori, con oltre l’80%, si registrano in particolare nelle province toscane di Prato, Firenze, Lucca, Pistoia, ad Aosta e Torino, mentre le province di Ragusa, Agrigento, Catania, registrano percentuali inferiori al 10%, e Napoli e Palermo, dove più di 1 studente su 4 proviene da famiglie appartenenti al quintile socioeconomico più basso, sono addirittura sotto al 6%. Nel caso della scuola secondaria di I grado, le percentuali di quelle dotate di mensa sono in generale più basse, ma sono ancora le province toscane e del Nord Ovest a garantire maggiore copertura.

Il tempo pieno, che è uno strumento essenziale per combattere la dispersione scolastica e promuovere l’apprendimento, in particolare nei contesti svantaggiati dal punto di vista economico, è una realtà per ben più del 50% degli alunni della scuola primaria in quasi tutte le province del Centro e del Nord, una platea superiore alla media nazionale che è di circa 4 alunni su 10. Spiccano in positivo, con percentuali sopra al 60%, Roma, Firenze, Prato, Bologna Modena, Imperia e Torino, con le punte di Milano, Lodi e Monza Brianza che si attestano dall’80% in su. A segnare una contraddizione in termini di equità, va notato, ad esempio, che in tutte queste 10 province la percentuale di alunni svantaggiati dal punto di vista socioeconomico è nettamente inferiore al 20%, mentre nelle province di Trapani, Catania, Siracusa, Ragusa, Campobasso, Isernia e Palermo, dove l’accesso al tempo pieno nella scuola primaria è inferiore al 10%, la percentuale alunni nel quintile più basso raggiunge il 25% circa.

Se a livello nazionale la metà circa delle scuole primarie e secondarie di I grado hanno la palestra, un altro spazio fondamentale per la qualità dell’apprendimento e dello sviluppo psico-fisico, dal rapporto emerge che solo le province del Centro e del Nord eguagliano o superano la percentuale del 50%, con punte oltre al 60% nella primaria e al 70% nella secondaria di primo grado nelle province di Prato, Firenze, Grosseto, Savona, Venezia, Imperia e Livorno. Nella maggior parte delle province della Calabria e della Sicilia, invece, dove più alta è la percentuale di studenti con livello socio-economico basso, la copertura delle palestre nella scuola primaria è tra le più basse del paese (10% circa), mentre si segnala l’eccellenza della Puglia, con la provincia di Barletta-Andria-Trani che si attesta all’81,5%, la concentrazione più alta in Italia di scuole con palestra, seguite dalle province di Abruzzo, Campania e Sardegna coperte da questo servizio in percentuali simili a quelle del nord del paese.

La campagna social con Tik Tok e content factory Mambo

Save The Children ha lanciato oggi una campagna insieme a TikTok e la content factory Mambo. Grazie alla collaborazione con 4 creator – due insegnanti (Matteo Nesti e Sara Bucefalo) e due studenti (Alessandro Romano e Diego Fusina) - l’Organizzazione intende sensibilizzare la community sull’importanza di credere nella scuola e nel ruolo fondamentale che essa ha nella vita di bambini e adolescenti.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)