"Quello che tu non vedi": il valore delle relazioni nei disturbi mentali
Per quanto un disturbo possa essere severo, non esaurisce mai la personalità e le possibilità di un individuo. La vita di Adam vista attraverso i suoi stessi occhi, nel testo della statunitense Julia Walton, tradotto in italiano da Sperling&Kupfer. Non un manuale, ma un romanzo per ragazzi
Adam sente le voci e non è quasi mai da solo: la sua vita è costantemente accompagnata da una folla di presenze che lo esortano, lo deridono, lo rassicurano. Voci e volti che è l’unico a vedere e che rendono la sua esperienza assolutamente insolita tra i ragazzi della sua età: perché la schizofrenia è un disturbo che, in genere, non si manifesta prima dei 20 anni e lui di anni ne ha soltanto 16. Adam, però, è anche un ragazzo come gli altri. E questo è il pregio principale di "Quello che tu non vedi", romanzo per young adults della statunitense Julia Walton, tradotto in italiano da Sperling&Kupfer: nonostante il disagio mentale che lo affligge, il protagonista ha gli stessi desideri, pensieri, paure dei suoi coetanei. La storia ci dice, cioè, che, per quanto un disturbo possa essere severo, non esaurisce mai la personalità e le possibilità di un individuo.
In particolare, il romanzo, uscito nelle librerie italiane in contemporanea all’omonimo film diretto da Thor Freudenthal e disponibile su Amazon Prime Video, ci racconta la vita di Adam vista attraverso i suoi stessi occhi o, meglio, attraverso le sue parole, dal momento che il racconto è affidato alle pagine di un diario che ogni settimana consegna nelle mani del suo psicoterapeuta, a cui non rivolge le parola. È proprio da questo colloquio ideale con il terapeuta, da questo spazio sicuro in cui esprimersi, che apprendiamo che il ragazzo è entrato nella sperimentazione di un nuovo farmaco: il ToZaPrex. Se la cura avesse l’effetto sperato, Adam potrebbe tornare a fare una vita più o meno normale, respingendo quelle presenze che tanto lo spaventano e lo confondono. Ed è sempre dalle pagine del diario che veniamo a conoscenza di come abbia cominciato a vedere persone e animali che erano invisibili agli altri e di quanto a lungo abbia tenuto nascosta la cosa.
Ma siccome nessuno può fuggire troppo a lungo a se stesso, Adam ha una forte crisi durante il laboratorio di chimica e, in seguito a questo episodio, cambia scuola. È qui che lo incontriamo per la prima volta: in un istituto cattolico tradizionalista, frequentato da ragazzi di buona famiglia. Ed è qui che Adam, all’inizio distaccato e introverso, troverà nuovi amici e il primo amore. Saranno proprio queste nuove conoscenze, insieme all’infaticabile madre, la sorellina appena nata e l’avveduto patrigno ad aiutarlo quando una nuova e più devastante crisi rischierà di spazzare via quello che il ragazzo ha lentamente ricostruito.
È bene che temi come quello della salute mentale vengano affrontati in un romanzo per giovani adulti. È bene, soprattutto, che un romanzo sentimentale come “Quello che tu non vedi” spinga sulla leva giusta: è soprattutto la forza delle relazioni, e non la determinazione individuale, a salvare qualsiasi persona dalla “perdizione” della malattia mentale. In questo senso, il romanzo di Julia Walton non è un caso di letteratura pedagogica, è una piccola e godibile opera che racconta le cose così come stanno.
(La recensione è tratta dal numero di giugno di SuperAbile INAIL, il mensile dell’Inail sui temi della disabilità)
Antonella Patete