Prevenire il bullismo. Le aggressioni tra adolescenti sono molto difficili da monitorare e quantificare

Intervista alla prof.ssa Franca Ida Rossi, dirigente del Liceo Vittoria Colonna di Roma e Segretario generale della Rete Nazionale per la scuola in ospedale e l’istruzione domiciliare.

Prevenire il bullismo. Le aggressioni tra adolescenti sono molto difficili da monitorare e quantificare

Molto spesso l’ambiente scolastico può riservare delle insidie: all’interno di corridoi, cortili, bagni e aule si può essere discriminati, o essere vittime di bullismo. Anche il tragitto casa-scuola può divenire “rischioso” e “impegnativo” per chi, ad esempio, ha delle problematiche fisiche, o proviene da altri Paesi, o semplicemente ha delle fragilità emotive. A volte le prevaricazioni hanno il profilo della violenza di genere: catcalling, molestie, stalking, sexting…

Le aggressioni tra adolescenti sono molto difficili da monitorare e quantificare, avvengono sottotraccia e vengono subite in maniera silente. Già da qualche anno, però, dirigenti scolastici e docenti sono impegnati in azioni di prevenzione e contrasto e si confrontano quotidianamente con dinamiche a rischio bullismo o cyberbullismo. Rivolgiamo a tal proposito qualche domanda alla prof.ssa Franca Ida Rossi, dirigente del Liceo Vittoria Colonna di Roma e Segretario generale della Rete Nazionale per la scuola in ospedale e l’istruzione domiciliare.

La scuola può divenire luogo di aggressione e violenze tra ragazzi, generalmente si tratta di sollecitazioni e scambi che avvengono a livello psicologico, ma accade anche che sfocino in veri e propri scontri fisici. Quali sono le motivazioni alla radice di queste aggressioni?

Spesso gli scontri nascono da litigi che si reiterano e banali incomprensioni fra ragazzi. La diversità può generare conflitti e soprattutto in molti di loro è forte l’esigenza di ‘appartenere’ al gruppo dominante. Accade quindi che le aggressioni siano sostenute da un ‘branco’. A volte il conflitto degenera in veri e propri agguati che si consumano fuori scuola, o attraverso i social. Spesso a scatenarli sono ragazzi che non sanno gestire il senso di frustrazione o il conflitto. Cercano sostegno nei pari per poter avere la meglio sul compagno da cui hanno subito l’ipotetico torto. Spesso queste reazioni denotano carenze nella sfera dell’intelligenza emotiva per mancanza di relazioni parentali stabili o amicali. Lo scenario familiare è mutato: ci sono molti  figli unici, famiglie monogenitoriali, manca il supporto dei nonni, ecc. Sono comportamenti che esprimono disagio e, non di rado, vere e proprie richieste di aiuto.

Quali azioni e strategie si possono mettere in campo per prevenire questi fenomeni?

La base di qualsiasi strategia è l’ascolto attivo e la realizzazione di un dialogo educativo efficace tra il gruppo di pari e gli adulti di riferimento. Si tratta di un presidio che deve essere posto in essere non solo ‘all’occorrenza’, ma che deve accompagnare la vita scolastica in maniera assidua e costante. Occorre poi monitorare costantemente lo ‘stato di salute’ dei  ragazzi. Nelle scuole sono attivi già da qualche anno degli sportelli di ascolto psicologico, rivolti a studenti, genitori e anche docenti. Si può lavorare in maniera progettuale sull’educazione socio-emotiva, fornendo ai ragazzi un percorso attrezzato dove poter cimentarsi nelle relazioni per acquisire le cosiddette lifeskills. Oltre che sul singolo occorre poi ‘investire’ sul gruppo, promuovendo attività cooperative, di tutoraggio o anche campiscuola che offrano l’opportunità di socializzare fuori dalle aule. La  classe deve avere le cure necessarie perché diventi un incubatore di relazioni sane.

Le famiglie sono disponibili a condividere questa progettualità?

Le famiglie sono presenti, anche se l’atteggiamento non  sempre è collaborativo. Nei momenti di difficoltà possono crearsi delle contrapposizioni. Poi, attraverso il dialogo, le tensioni si stemperano e si rafforza l’alleanza educativa, indispensabile alla buona riuscita del percorso. La comunicazione scuola-famiglia anche in questo caso deve essere costruita con pazienza e assiduità.

Su quali risorse e potenzialità delle nuove generazioni possiamo puntare per uscire dall’impasse?

I nostri giovani mostrano grande apertura e curiosità nei confronti del mondo e dell’ipermondo tecnologico. Sono duttili e hanno uno sguardo pieno di entusiasmo. I momenti di aggressività non sono affatto la ‘cifra’ di questa generazione. Quando nella mia quotidianità ho la possibilità di confrontarmi con loro, provo sempre stupore e meraviglia. L’incontro intergenerazionale apre nuovi sentieri di comprensione e di crescita reciproca.

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Fonte: Sir