Presentata la Carta dei diritti degli anziani: autodeterminazione, rispetto e sostegno delle istituzioni

Diritti delle persone anziane e doveri delle istituzioni e degli operatori sanitari al centro del lavoro della Commissione. Nel documento si parla anche di solitudine, eutanasia, violenze e cohousing. Draghi: “Iniziativa di enorme rilevanza sociale ed etica”

Presentata la Carta dei diritti degli anziani: autodeterminazione, rispetto e sostegno delle istituzioni

“Un lavoro straordinario, un’iniziativa di enorme rilevanza sociale ed etica. L’Italia deve garantire i diritti degli anziani, il rispetto della dignità della persona, in ogni condizione. Perciò il Governo sosterrà la proposta di intervento presentata”. Mario Draghi ha accolto così la Carta dei diritti degli anziani e dei doveri della società elaborata dalla Commissione per la riforma della assistenza sanitaria e sociosanitaria per la popolazione anziana istituita presso il ministero della Salute e guidata da monsignor Vincenzo Paglia.

Tre gli obiettivi esplicitati dalla Carta: “rispetto a una mera enunciazione astratta dei diritti delle persone anziane e dei doveri della comunità, la Carta intende compiere un passo ulteriore in un duplice senso”. Da un lato, dunque, intende “incidere nell’ordinamento prospettando al legislatore principi fondamentali e diritti che possono trovare un riconoscimento formale in specifici atti normativi”, dall’altro vuole “offrire indicazioni operative e organizzative a istituzioni e operatori chiamati a prendersi cura delle persone anziane”. Infine, la Carta vuole “facilitare la conoscenza per le persone anziane dei loro diritti fondamentali e di accrescere la loro consapevolezza, nonché dei doveri che gravano su quanti entrano in relazione con loro”. Per questo l’auspicio della Commissione è che, da subito, la Carta venga tradotta in una direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri per orientare le pubbliche amministrazioni.

Autodeterminazione e diritto alla casa

La Carta si divide in tre capitoli: “Per il rispetto della dignità della persona anche nella terza età”; “Per un’assistenza responsabile”; “Per una vita attiva di relazione”. “La persona anziana – si legge all’inizio della prima sezione – ha il diritto di determinarsi in maniera indipendente, libera, informata e consapevole con riferimento alle scelte di vita e alle decisioni principali che lo riguardano”. Conseguente il dovere dei familiari e di quanti interagiscono con la persona anziana di fornirgli “le informazioni e le conoscenze necessarie”. Segue la considerazione della Commissione: “Il fatto che una persona anziana abbia perso alcune capacità fisiche e strumentali per vivere la vita quotidiana (lavarsi, alimentarsi, far uso del denaro, dei mezzi di trasporto, ecc.) non deve tramutarsi automaticamente in un giudizio di incapacità di decidere, ed essere automaticamente sostituito dalle decisioni della famiglia, dei caregiver o dell’amministratore di sostegno”. Ci sono richiami al diritto al decoro, al pudore, al rispetto e alla riservatezza, il diritto accedere alle cure palliative: “La solitudine è sempre una condizione dura, ma nei momenti della debolezza e della malattia lo è ancor più. Con il dolore è insopportabile; si preferisce la morte al soffrire da soli. La richiesta della eutanasia spesso parte da qui. I familiari, i corpi sociali, la collettività, hanno il dovere di non delegare alla sola dimensione medica le necessità del morente, ma di accompagnarlo degnamente e affettuosamente negli ultimi tempi della vita”. Si parla di diritto di permanere nella propria abitazione e di libero movimento negli spazi pubblici e privati, con il conseguente e necessario abbattimento di tutte le barriere architettoniche (a partire dagli ascensori). “Il diritto alla casa e all’abitazione deve sostanziarsi anche nel diritto all’accesso immediato a una abitazione a canone agevolato in caso di sfratto o di mancanza di una dimora”. Quanto alle istituzioni, è loro dovere garantire alla persona anziana forme di integrazione del reddito in caso di parziale o totale indigenza o di inadeguate risorse economiche e garantire l’effettiva gratuità delle cure e delle prestazioni sanitarie e sociosanitarie. Infine, un richiamo al diritto di scegliere “una persona di fiducia per l’adozione delle proprie decisioni e per la cura dei loro interessi anche riguardo a aspetti cruciali della propria vita come la salute. In questa direzione si muove la recente istituzione della figura del ‘fiduciario’ che può essere indicato nella DAT (dichiarazione anticipata di trattamento), persona che non deve essere necessariamente un parente, né l'amministratore di sostegno, ma che può essere indicato liberamente nella dichiarazione”.

Cure a domicilio con l’impegno economico delle istituzioni

La seconda sezione si concentra sugli aspetti più prettamente sanitari: “La persona anziana ha il diritto di concorrere alla definizione dei percorsi di cura, delle tipologie di trattamento e di scegliere le modalità di erogazione dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria” e “le istituzioni e gli operatori sanitari e sociosanitari hanno il dovere di prospettare alla persona anziana tutte le opzioni disponibili per l’erogazione dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria”. Come spiega la Carta, l’assistenza e la cura delle persone anziane dovrebbero fin quando possibile essere garantite a domicilio e il ricovero in una struttura ospedaliera o riabilitativa limitarsi al periodo strettamente necessario”. Segue una cruciale raccomandazione: “Se l’assistito sceglie di rimanere presso la propria dimora tutte le spese sanitarie devono essere sostenute dallo stesso o dalla sua famiglia a fronte dell’insufficiente offerta di servizi di assistenza domiciliare sanitaria e integrata. Appare auspicabile se non necessario un impegno economico delle istituzioni pubbliche volto ad assicurare la libertà e parità di scelta tra le diverse forme di assistenza sanitaria e sociosanitaria”. Tra i doveri degli operatori sanitari e sociosanitari, “quello a mantenere l’indipendenza e l’autonomia della persona anziana bisognosa di cure”, con il relativo diritto al conseguimento di una formazione professionale adeguata. “Alcune prassi assistenziali, quali alzare dal letto i pazienti solo quando è disponibile il personale di servizio, favorire l’allettamento delle persone per evitare le cadute, fino all’adozione di forme di contenzione, limitano di fatto e non promuovono l’autonomia delle persone anziane. Si tratta di comportamenti spesso giustificati adducendo ragioni di organizzazione del lavoro che finiscono per prevalere sul rispetto della persona”.

No a qualsiasi forma di contenzione e pene più severe in caso di violenze

Infine, la terza sezione, che esplicita l’affermazione del diritto della persona anziana ad avere una vita di relazione attiva, a vivere con chi desidera, ad accedere a servizi culturali e ricreativi (incluso lavoro e apprendistato, corsi di formazione e e-learning), al rispetto delle proprie credenze, opinioni e sentimenti, a muoversi e viaggiare liberamente potendo contare “su infrastrutture a loro destinate”. La Carta ricorda alle istituzioni il dovere di “garantire il sostegno ai nuclei familiari che hanno anziani al proprio interno e che intendono continuare a favorire la vita in convivenza”. Chiude il lavoro della Commissione un approfondimento sui casi di violenze: “Quanti interagiscono con le persone anziane hanno il dovere di denunciare ogni forma di abuso, violenza e discriminazione operata nei loro confronti”. Per contrastare ogni forma di violenza “potrebbe essere considerata l’introduzione di aggravanti di pena nel caso di violenze morali e fisiche, maltrattamenti, privazioni di cure elementari, minacce, estorsioni, umiliazioni, intimidazioni, violenze economiche o finanziarie, specialmente se avvengono in ambito protetto o in strutture di cura o assistenza. Particolarmente importante appare la lotta a tutte le forme improprie di contenzione fisica, farmacologica e ambientale”, sia che avvengano in casa, in strutture o altrove.
“La più efficace forma di prevenzione di questo tipo di abusi non è rappresentata dal ricorso a mere forme di controllo tecnologico come l’utilizzo delle videocamere: la presenza di visitatori e di volontari costituisce la miglior protezione contro gli abusi che possono perpetrarsi in spazi chiusi. Un ulteriore strumento di prevenzione è rappresentato dal diritto delle persone anziane di scegliere i luoghi e le persone con cui vivere, anche attraverso la promozione dei servizi per la domiciliarità e il cohousing come possibilità alla portata di tutti”.

Ambra Notari

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)