Opportunità per i giovani: Lombardia al top ma la pandemia ha inciso negativamente
Il presidente dell’Istat, Blangiardo, ha presentato il Rapporto Benessere equo e sostenibile 2020 con un focus sugli indicatori regionali. La Lombardia è tra le regioni con una più bassa incidenza di Neet (17,0% rispetto ad una media nazionale di 23,9%)
In Lombardia i giovani hanno ancora tante chance, ma le conseguenze della pandemia incidono pesantemente. Il presidente dell'Istat, Giancarlo Blangiardo, è intervenuto oggi all'Università Bicocca per offrire una lettura dell’ultimo Rapporto sul "Benessere equo e sostenibile" (Bes), tracciando anche un quadro della situazione lombarda. E per quanto riguarda i giovani si osservano risultati positivi del sistema scolastico lombardo, con quote basse di ragazzi che non raggiungono competenze numeriche e alfabetiche adeguate e, per contro, competenze digitali mediamente più elevate. Anche l'indicatore di passaggio all’università dei giovani lombardi è tra i più alti d’Italia (54,5% rispetto ad una media del 50,4%), e c'è una quota elevata di 30-34enni con un titolo di studio terziario (33,0% rispetto a 27,8 per l’Italia) e un’incidenza di laureati in discipline tecnico-scientifiche in linea con quella media. Inoltre, la Lombardia è tra le regioni con una più bassa incidenza di giovani che non lavorano e non studiano – i cosiddetti NEET – (17,0% rispetto ad una media nazionale di 23,9%).
In generale, la Lombardia è stata una delle regioni più colpite. Tanto che la speranza di vita alla nascita è passata da 83,4 anni nel 2019 (valore superiore alla media italiana di 83,0 anni) a 81,2 anni nel 2020, valore al di sotto della media nazionale.
Sul piano nazionale, Blangiardo ha sottolineato come “gli indicatori del Bes hanno registrato impatti particolarmente violenti su alcuni progressi raggiunti in dieci anni sul fronte della salute, annullati in un solo anno. L’emergenza sanitaria ha avuto conseguenze pesanti su un mercato del lavoro già poco dinamico e segmentato e ha imposto una battuta di arresto nella partecipazione culturale. In questo contesto, aumentano comprensibilmente i timori dei cittadini per la propria situazione futura e resta bassa la quota di persone molto soddisfatte per la vita. Dal lato delle buone notizie, dopo anni di declino, l’interesse dei cittadini per i temi civici e politici e la loro sensibilità per i cambiamenti climatici hanno mostrato segnali di ripresa”.
“Dal Bes emerge una crisi culturale, di qualità della vita, di capacità di affrontare la realtà che spiega anche perché la crescita della ricchezza fosse così rallentata anche prima della crisi pandemica -aggiunge Giorgio Vittadini, docente di Statistica metodologica nell'ateneo-. Il Bes lascia emergere i problemi dell’Italia nella loro radicalità. E fa capire perché per affrontarli non è sufficiente il reperimento di risorse economiche. Non basterà per risollevarsi un aumento della spesa pubblica e non basteranno i fondi europei del Next Generation Eu. Il BES, però, contiene anche una bella sorpresa. Nel capitolo sul benessere soggettivo parla di aumento delle persone che, pur preoccupate del loro futuro, sono molto soddisfatte della propria vita. Sono soprattutto persone che vivono relazioni sociali e sentono di appartenere a delle comunità. Riemerge, in altre parole, un desiderio ideale di vita non individualista, da vivere in realtà sociali e in corpi intermedi”.