Non solo canzonette. Alcune proposte per l'estate
Una serie di proposte di lettura per questo inizio di vacanze
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Un’estate al mare, come cantava Giuni Russo nel 1982, accompagnata dalla musica di Giusto Pio e dalle parole di Franco Battiato, o in montagna, ma anche a casa, quando famiglia, problemi, lavoro ci costringono alla non-vacanza. E a maggior ragione leggendo qualcosa che con la musica -e il cinema- ha nostalgicamente molto a che fare: ad esempio il libro di Marta Cagnola e Simone Fattori, “Musicarelli” (Vololibero, 264 pagine, 26,50 euro) che ripercorre la stagione, gli anni Sessanta ma non solo, delle pellicole ispirate alle trame e soprattutto ai titoli delle canzoni di moda allora. Film che videro nascere storie, come quella sul set di “Non son degno di te” tra Laura Efrikian e Gianni Morandi o di “Nel sole” tra Romina Power e Albano.
Ma al di là degli amori nati o resi celebri sul set, le domeniche adolescenziali di molti di noi sono trascorse nei cinema a guardare le storielle ispirate alle canzoni di Bobby Solo, Little Tony, Massimo Ranieri, Mal, Iva Zanicchi e molti, molti altri.
Il passaggio dalla musica leggera, anzi leggerissima, alla poesia cantata potrebbe essere aiutato dalla lettura di un testo ormai classico: la prima edizione, siamo negli anni Settanta, di “Bob Dylan, Blues, ballate e canzoni” (Newton Compton, 296 pagine, trad. di Stefano Rizzo, introduzione di Fernanda Pivano) in cui la traduzione delle canzoni del premio Nobel 2016, con testo originale a lato, fa comprendere come la distinzione tra poesia e canzone in realtà non ha motivo d’essere, perché un tempo musica e poesia erano tutt’uno. Leggete la struggente “Campane della libertà”, un inno agli ultimi della terra, o la profetica “Lungo le torri di guardia” (“due cavalieri si stavano avvicinando/ e il vento cominciò ad ululare”, da brividi) e sarete d’accordo.
E, se volete la prova provata, basta che riprendiate in mano, non a caso siamo in tempo di esami di maturità, il secondo canto del Purgatorio di Dante, dove il musico Casella, intonando “Amor che nella mente mi ragiona”, poesia (che, guarda caso, è più precisamente una Canzone: i nomi avranno pure una ragione) di Dante stesso, incanta tutti i presenti, nonostante il severo ammonimento di Catone a non cedere alle lusinghe terrene e affrettarsi a purificarsi dei peccati.
Ma se vogliamo passare dalla fusione tra verso e musica alla poesia, allora dobbiamo metterci in lettura di quello che è una delle più affascinanti antologie di questi anni: “Frammenti di una fenomenologia. Poesie scelte 1998-2011” (Fuorilinea, 172 pagine, 13 euro) di Domenico Iannaco, giovane poeta in cui l’elemento religioso investe, a volte senza parere, ogni altra dimensione, con la contemplazione del creato visto come assoluto bene: “Non si può maledire ciò che Egli ha purificato”. La bellezza preraffaelita e la ricerca radicale di altro in Rimbaud, i miraggi della modernità e il caos sotto l’apparente ordine economico, la Beatrice dantesca e la fascinazione nascosta del sacro sono punti fondanti una nuova lirica che si pone come un inizio per una ricerca abissale contro le mode editoriali e i compiacimenti del mercato.
E infine, il buon vecchio romanzo, ma anche questo di un giovane -nato nel 2004- che parla delle nostre città malate di solitudine e violenza, e però curate dalla speranza, in questo caso Bari: la speranza narrata da Elvio Carrieri in “Poveri a noi” (Ventanas, pagine 160, 16 euro) è incarnata dall’amicizia nonostante tutto, e l’autore la racconta appoggiandosi ad una mescolanza linguistica ma anche ad una forza narrativa mimetica capace di raccontare l’oggi. Che può essere finestra di speranza e redenzione per il domani di tra poco, e pure subito.