Minori non accompagnati: lettera dei sindaci del Friuli al ministro
"Prevedere una redistribuzione dei minori stranieri non accompagnati all'interno del territorio nazionale", come misura immediata logisticamente attuabile...
"Prevedere una redistribuzione dei minori stranieri non accompagnati all'interno del territorio nazionale", come misura immediata logisticamente attuabile. Come passo successivo, "una disciplina più aderente alla specificità di territori così pesantemente esposti come il nostro, anche ridisegnando la struttura del quadro normativo in materia di tutela dei minori stranieri non accompagnati, che non risulta più in linea con la realtà né adeguato a fronteggiare in modo organico gli eventi oggi in essere". Lo chiedono in una lettera aperta al ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, martedì prossimo in visita a Trieste, i sindaci dei quattro capoluoghi del Friuli Venezia Giulia: Roberto Dipiazza (Trieste), Pietro Fontanini (Udine), Alessandro Ciriani (Pordenone) e Rodolfo Ziberna (Gorizia).
I sindaci lamentano sempre più consistenti flussi di minori stranieri non accompagnati che attraversano il confine sloveno per approdare sul territorio nazionale. "Il dato è in costante crescita- spiegano-, complice il periodo estivo, al punto da rappresentare ormai un rischio per la tenuta del nostro apparato di accoglienza". Apparato che, trattandosi di minori, le normative comunitarie e nazionali mettono a carico dei Comuni, "al fine di garantire il superiore interesse di questa categoria di persone potenzialmente fragili", ma che è "particolarmente oneroso in termini organizzativi e finanziari". Cosa ulteriormente aggravata dalle misure di prevenzione e contenimento del contagio da Coronavirus "da attuare obbligatoriamente, e doverosamente, in questa fase dell'emergenza epidemiologica".
Tutti i minori, accolti in comunità e non in caserme, si precisa, devono essere sottoposti al tampone e osservare il periodo di quarantena in strutture diverse da quelle riservate all'ordinaria accoglienza di minori. I parametri di sicurezza anticontagio, molto rigidi, possono essere garantiti per un numero di ospiti più limitato rispetto agli ordinari standard delle strutture.
Nel caso vi fossero poi positivi asintomatici, "i minori restano a carico dei Comuni, con tutte le responsabilità connesse e la complessità degli aspetti gestionali di tali isolamenti fiduciari presso strutture che, di norma, sono gestite dal Terzo settore". Quest'ultimo incontra altri problemi, come i "rifiuti del personale a prestare servizio a causa dei concreti rischi per la salute", "la eccessiva onerosità derivante anche dalla necessita' delle strutture stesse di dotarsi di specifici dispositivi di prevenzione e di modalità organizzative che fanno lievitare i costi fino a cifre assolutamente non sostenibili". La permeabilità del confine orientale, proseguono i sindaci del Friuli Venezia Giulia, "comporta un'esposizione enormemente maggiore di altre zone del paese al fenomeno delle migrazioni e alle conseguenti problematiche connesse alla gestione di numeri elevati di persone cui va garantita una sistemazione dignitosa e sicura". E concludono: "Siamo davvero in sofferenza, e preoccupati anche dei rischi sulla salute per le nostre comunità locali, se i flussi dovessero proseguire in questi termini o addirittura aumentare, facendo esplodere un sistema che è già' saturo".
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