Lina Merlin donna-coraggio: nelle elezioni del 1924 curò la campagna elettorale di Matteotti

Elezioni 1924 Furono le ultime “libere” prima del regime fascista, e quelle in cui la Merlin curò la campagna elettorale di Matteotti. Era socialista, pagò con il confino in Sardegna

Lina Merlin donna-coraggio: nelle elezioni del 1924 curò la campagna elettorale di Matteotti

Nel 1924, ormai in piena epoca fascista, certamente era difficile fare campagna elettorale per i politici socialisti, figuriamoci per uno come Giacomo Matteotti che già s’era ben fatto notare per la sua aperta avversione al Duce. Così, di quella che sarà la sua ultima campagna elettorale, si fa carico una giovane socialista padovana (nata a Pozzonovo, Padova), ma che allora, in quanto donna, non godeva né del diritto di voto né del diritto di essere votata. Lei è Angelina Merlin, più nota come Lina, e protagonista di una recentissima pubblicazione storica dal titolo Lina Merlin. Una donna, due guerre, tre regimi, (Franco Angeli, pp. 204, euro 27) a cura di Monica Fioravanzo, professoressa di storia contemporanea presso il dipartimento di Scienze Politiche e Giuridiche e Studi internazionali dell’università di Padova.

Professoressa, Lina Merlin è conosciuta soprattutto come una delle poche madri costituenti e come prima firmataria della norma che nel 1958 abolì le case chiuse e mise fuori legge la prostituzione. Oggi, grazie anche alle sue ricerche d’archivio, possiamo definire un profilo ben più completo. Chi era, dunque, Lina Merlin? «Lina Merlin possiamo definirla come una politica, una socialista, un’antifascista e una pacifista che si prodiga fin dal primo dopoguerra, dopo essersi iscritta al partito socialista, qui a Padova e anche generalmente, appunto nel Polesine, sia nell’organizzare le attività rivolte alle donne e sia, come insegnante, in iniziative rivolte ai bambini della classe operaia che non avevano strutture di accoglienza. Al di fuori della scuola la sua attenzione andava alle donne perché potessero acquisire una coscienza politica e avvicinarsi anche al partito socialista. Ma oltre a questo è anche una donna che, senza avere diritti politici, si impegna nella diffusione del partito socialista e collabora a due periodici importanti: L’Eco dei lavoratori e La difesa delle lavoratrici».

Nel suo libro ricorda soprattutto il suo impegno per la campagna elettorale delle ultime elezioni “libere”, che furono quelle del 1924. «Sì, dalla documentazione che ho raccolto emerge chiaramente come fu lei a condurre la campagna elettorale in quel periodo, perché i deputati socialisti non riuscivano a fare dei comizi giacché, puntualmente, là dove andavano a parlare, venivano assaliti dalle squadre fasciste. Quindi è lei che va a diffondere la voce del partito tra mille ostacoli, perché comunque, veniva fermata dai carabinieri e dalla polizia delle prefetture che, naturalmente, erano già controllate dal ministero dell’Interno, che dipendeva appunto dal regime, visto che, come sappiamo, Mussolini era salito al potere nell’ottobre del 1922».

Tra i personaggi politici che lei sosterrà durante quelle ultime elezioni “libere” ci fu anche Matteotti. Che rapporto c’era tra i due? «Lina Merlin non solo lo sostenne strenuamente, portando avanti in prima persona la campagna elettorale del ‘24, ma raccolse anche sul territorio veneto materiali e testimonianze della durezza, della violenza e degli scontri avvenuti nel corso di questa durissima campagna elettorale e li consegnò direttamente a Giacomo Matteotti. Un lavoro talmente importante che fu la base del famoso discorso di denuncia che Matteotti pronunciò alla Camera dei deputati e che gli costò la vita. Quindi c’era un legame molto, molto stretto, tra l’altro, un legame che Lina Merlin rivendicherà altresì nel secondo dopoguerra, quando le vicende interne al partito socialista coinvolgeranno anche uno dei due figli di Matteotti e lei richiamerà il partito, appunto, alla tradizione importante che Matteotti aveva avuto nel paese, e nel Polesine in particolare».

Salito al Potere Mussolini, quali furono le scelte di Lina Merlin? «Rispetto al fascismo operò con grande coraggio e non si iscrisse, naturalmente, al partito fascista né giurò fedeltà al regime. Rimase socialista e questo le costò la perdita del lavoro e la condanna al confino in Sardegna. Qui rimase cinque anni: un periodo molto significativo perché, al di là della difficoltà di vivere in paesi piccoli, dove le era difficile anche poter insegnare, strinse legami molto importanti e significativi».

Quindi Lina Merlin, una semplice maestra, fu giudicata persona pericolosa e mandata al confino. So che ha trovato in archivio centrale delle lettere che il prefetto di Nuoro le invia, consigliandole di chiedere la grazia. La risposta della Merlin, che lei riporta, è emblematica per capire fino in fondo questa donna e il suo orizzonte di valori. «Sì, certamente questo ha colpito molto anche me. Viene invitata dal prefetto di Nuoro, appunto, a mandare una semplice richiesta di grazia a Mussolini, e poteva farlo senza neppure chiedere perdono, non era necessario neanche che dicesse di essersi ricreduta. Lei, invece, rispose con grande determinazione, dicendo circa questo: “Molti uomini non hanno coraggio e io non gliene faccio un addebito. Però voglio che vedano che c’è una donna che di coraggio ne ha abbastanza, addirittura anche per loro”. E si rifiutò sempre di chiedere una grazia, sebbene le condizioni del suo confino fossero molto dure sia sul piano lavorativo che su quello fisico, perché le zone dove visse erano insalubri e malariche. Quindi fu una donna estremamente forte ed estremamente determinata. Una madre costituente padovana di cui andare davvero fieri!».

Monica Fioravanzo ha scritto il recente libro su Lina Merlin
Monica-Fioravanzo

Monica Fioravanzo insegna Storia contemporanea e Storia dell’Europa contemporanea al dipartimento di Scienze politiche, giuridiche e Studi internazionali dell’Università di Padova. Ha pubblicato per Franco Angeli il libro Lina Merlin. Una donna, due guerre, tre regimi in cui racconta la femminista ante litteram, insegnante appassionata, militante socialista fin dal primo dopoguerra.

Germana Urbani

(in alto: foto di Lina Merlin, Museo nazionale della resistenza, Milano. Ci scusiamo con i lettori per le foto non corrette che appaiono invece sull'articolo presente nell'edizione cartacea della Difesa di domenica 16 giugno).

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