La passione che serve. Il discorso del presidente Mattarella all’inaugurazione dell’anno scolastico
Non sarebbe male che nelle classi italiane – e immagino in particolare nelle secondarie – si leggesse qualche passaggio del Presidente
Passione. E’ forse l’impressione più forte che nasce dall’ascolto del discorso del presidente Mattarella all’inaugurazione dell’anno scolastico, inaugurazione avvenuta a Cagliati, il 16 settembre.
Passione per i giovani, per la scuola, per il Paese. E forse non sarebbe male che nelle classi italiane – e immagino in particolare nelle secondarie – si leggesse qualche passaggio del Presidente, per provocare reazioni, per riflettere sul significato di una istituzione che – parole che ritrovano nel discoro inaugurale – è “decisiva”, è “per tutti e di tutti”, è “un percorso di convivenza, di legalità, di libertà”.
Quella del presidente Mattarella, a Cagliari, è stata una grande lezione sull’importanza della scuola, con l’attenzione rivolta in particolare a chi della scuola è protagonista – i più giovani, ma anche docenti e personale – e insieme a chi, con la scuola, condivide l’impegno educativo. Un accorato appello, ad esempio, è stato rivolto alle famiglie: “La scuola può molto, ma non può tutto. Una partecipazione attiva e positiva delle famiglie è essenziale nel processo educativo”. Sa bene il Presidente che “purtroppo si registrano segnali che il patto educativo tra famiglie e insegnanti sia a volte incrinato”, e l’invito è dunque a “ricostruirlo ovunque”. Ai genitori, in particolare, la raccomandazione che viene da Mattarella è ad “essere sempre attenti a non trasferire le loro ansie di successo sui ragazzi. Devono vedere nei docenti non una controparte ma interlocutori che aiutano nella formazione, evitando di trasmettere ai ragazzi un senso di indifferenza o addirittura di superiorità rispetto alle regole che ne distruggerebbe il futuro”. E poi la sottolineatura, che raccoglie in una frase particolarmente efficace un tema educativo ben presente nelle riflessioni sul mondo della scuola: “Qualche insuccesso, i richiami aiutano a crescere. Non si dà una mano ai ragazzi se si imposta una dinamica di scontro con la scuola o di sfrenata competizione tra gli stessi studenti”.
Al centro della preoccupazione sono ovviamente i ragazzi e le ragazze, una popolazione di giovani il cui disagio, agli occhi del Presidente, “è una grande e urgente questione nazionale”, perché riguarda il futuro del Paese. Un disagio, quello dei più giovani, cui la scuola può e deve prestare attenzione, anche e proprio per la sua caratteristica di essere “per tutti e di tutti”, inclusiva, attenta a superare gli ostacoli e le difficoltà.
Mattarella confida anche nelle “qualità straordinarie” e nella grande “generosità” di cui sono capaci i più giovani. Compito degli adulti, di chi si occupa di educazione – per quanto difficile possa essere a volte superare le diffidenze e la cortina di incomunicabilità che facilmente ostacola le relazioni – è quello di interpretare i disagi, ascoltare, offrire possibilità e occasioni di dialogo, di crescita insieme.
Così genitori e insegnanti e possono essere d’aiuto e integrare a vicenda i propri compiti. Quegli insegnanti – ma anche presidi e personale scolastico in generale – cui “si chiede molto; talvolta troppo”. E – ha aggiunto il presidente Mattarella – questa richiesta esigente viene fatta “anche a fronte di retribuzioni spesso non all’altezza di altri Paesi europei”. Non è un aspetto secondario. Al contrario si tratta di un problema da affrontare “concretamente”. Tutti loro – docenti, presidi, personale scolastico – “hanno e devono sempre avere la consapevolezza e l’orgoglio di ricoprire un ruolo prezioso per la nostra società: quello di formare ed educare i cittadini che crescono. Dalla loro opera, spesso silenziosa e non conosciuta, dipende in gran parte il futuro della nostra Italia”.