L’Unar scrive a Figliuolo: “La campagna di vaccinazione discrimina i vulnerabili”
Si chiede al governo di includere tutte le categorie senza documenti nel piano vaccinale: “Riscontrati ostacoli nell’accesso alle prenotazioni. Così si lede il diritto alla salute”
“Nella maggior parte del territorio nazionale sono stati riscontrati ostacoli significativi nell’accesso alla prenotazione dei vaccini anti Covid da parte di persone in particolari condizioni di vulnerabilità perché prive di permesso di soggiorno, codice fiscale o residenza. Tale esclusione configura un’ipotesi di discriminazione istituzionale e impedisce a queste persone l’accesso a una prestazione sanitaria essenziale comportando, in una situazione di pandemia, un pericolo per la salute pubblica, oltre che per quella privata. Essa determina altresì l’impossibilità di ottenere il green pass, con la conseguente automatica limitazione di altri diritti costituzionalmente presidiati”.
E’ il contenuto di una lettera che l’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali) ha inviato al Generale Figliuolo per chiedere “che l’ordinanza del Commissario straordinario dovrebbe essere integrata con le altre categorie attualmente escluse, ovvero tutte le persone presenti sul territorio, senza nessuna disparità di trattamento, quindi che ricomprenda anche chi sia privo di permesso di soggiorno o documento di identità, possessori di codice Stp o Eni, detentori di Codice Fiscale numerico o privi dello stesso, i detentori di tessera sanitaria scaduta, con attenzione a consentire l’accesso anche a chi sia all’interno della procedura di emersione e quindi con un permesso di soggiorno con codici particolari”. Per tutte queste persone “è necessario un sistema di prenotazione specifico, con l’assegnazione di un codice univoco che garantisca a tali soggetti di prenotarsi e accedere alla vaccinazione senza disparità di trattamento”.
“Unar e associazione L’altro diritto - è scritto nella lettera - nel corso degli ultimi mesi hanno ricevuto diverse segnalazioni sull’impossibilità di accesso ai vaccini in diversi comuni del territorio nazionale da parte di cittadini di Paesi terzi senza permesso di soggiorno con codice Stp o con un permesso di soggiorno connesso alle procedure di emersione, questi ultimi, tra l’altro, titolari del diritto all’iscrizione obbligatoria al Ssn e quindi al rilascio della tessera sanitaria”.
“Il protrarsi di questa situazione di discriminazione istituzionale comporta, occorre ribadirlo, la lesione del diritto alla salute anche nella sua dimensione pubblica – continua la lettera - Alla luce dell’attuale crisi pandemica, infatti, il Piano Vaccinale, così come le indicazioni riportate dalla stessa Aifa, si basano sul principio della massima distribuzione possibile dei vaccini a tutta la popolazione presente sul territorio nel minor tempo possibile, grazie anche a campagne di sensibilizzazione mirate”.
E ancora: “Si configura come discriminatoria e illegittima qualsiasi forma di limitazione o esclusione di alcune fasce di popolazione presenti sul territorio che anzi, in ragione della particolare situazione di vulnerabilità in cui si trovano, dovrebbero essere destinatarie di azioni positive mirate che dovrebbero agevolarle, sulla base delle singole condizioni di marginalità sociale, economica e contestuale, nelle procedure di accesso ai vaccini. Ancora, rispetto alla dimensione solidaristica del diritto alla salute, occorre sottolineare il rischio aggravato di diffusione del contagio per focolai relativo a persone che si trovano spesso a condividere spazi di vita e lavoro caratterizzati da particolare commistione e promiscuità, così come in relazione a persone prive di reti sociali e amicali di riferimento (come spesso è il caso per le persone senza dimora) che si trovano nell’impossibilità materiale di aderire alle più basilari regole di igiene e prevenzione del contagio”.
Jacopo Storni