"Io credo in te": imparare dall’altro, con disabilità e non
Nel libro di Luca Badetti capitoli sull’essere se stessi, accettare le proprie capacità e incapacità oltre al corpo, credere nell’altro e incontrarlo in profondità si fondano anzitutto sulla sua esperienza nelle comunità dell’Arca, in cui vivono persone con disabilità intellettiva e non
Sarebbe riduttivo definire il volume di Luca Badetti - romano trapiantato negli Stati Uniti con una formazione interdisciplinare in teologia, psicologia clinica e un dottorato in Disability studies - un libro “motivazionale”. Perché in "Io credo in Te" (Edizioni San Paolo), i capitoli sull’essere se stessi, riconciliarsi con la propria storia, accettare le proprie capacità e incapacità oltre al corpo, credere nell’altro e incontrarlo in profondità si fondano anzitutto sulla sua esperienza nelle comunità dell’Arca, in cui vivono persone con disabilità intellettiva e non. Nelle relazioni fra loro si trovano "perle di saggezza trasformanti". Perché "in una società ossessionata dalla razionalità, il controllo e l’indipendenza", i membri dell’Arca "hanno un dono profetico che evidenzia il primato del cuore, il coraggio della fiducia e l’importanza dell’interdipendenza". Ma attenzione: il buonismo e i supereroi sono lontani da queste pagine, che rifiutano sia "l’approccio pietistico e strappalacrime della 'disabilità triste e crudele' sia 'quello sentimentale' secondo cui 'le persone con disabilità sono innocenti e sempre felici'. Nessuna di queste due attitudini tiene conto della loro individualità, unicità e della loro complessità umana in quanto persone'.
(La recensione è tratta dal numero di SuperAbile INAIL di aprile, il mensile dell’Inail sui temi della disabilità)
Laura Badaracchi