Il terzo settore, uno dei “pilastri” dei programmi elettorali
Centrodestra, centrosinistra e terzo polo riconoscono il ruolo del terzo settore in diversi contesti: dal welfare alla transizione ecologica, dallo sport alla scuola. E ne promettono il rafforzamento e la valorizzazione, tramite misure giuridiche e fiscali
Il Terzo settore sembra essersi accreditato come soggetto fondamentale nei diversi ambi della società italiana: dalla scuola agli anziani, dalla disabilità all'ambiente, dall'economia allo sport, non c'è ambito – pare – in cui le organizzazioni del terzo settore non possano e debbano giocare un ruolo di primo piano. La recente riforma ha acceso i riflettori, ma il lavoro per inquadrare e sostenere queste realtà è solo all'inizio. Così, soprattutto nei programmi elettorali del centrosinistra e del Terzo polo, sono presenti diversi riferimenti e approfondimenti. Meno spazio nel programma del centrodestra, che solo nel capitolo “Giovani, sport e sociale prevede “supporto e valorizzazione degli enti del Terzo settore e delle associazioni sportive dilettantistiche, nell'ottica del principio di sussidiarietà”. Nessun riferimento esplicito è contenuto nel documento del Movimento 5 Stelle.
Centrosinistra, verso “il pieno funzionamento del Registro Unico”
Il programma del centrosinistra fa riferimento al Terzo settore fin dalle prime pagine, quando si propone di attribuire “un ruolo crescente al Terzo settore e al protagonismo civico che anima le nostre comunità nei diversi ambiti della vita civile”. Affinché questo sia possibile, “vogliamo completare il percorso per arrivare al pieno funzionamento del Registro Unico del Terzo settore. Vogliamo inoltre introdurre semplificazione e 'adempimenti zero' per le piccole associazioni e i gruppi informali: potranno tenere verbali e rendiconti a prova della loro democrazia e attività non profit senza fornire documentazione specifica, oltre a un’autodichiarazione”.
Ancora, “sempre nel mondo non profit, sotto il profilo degli oneri fiscali, proporremo l’eliminazione dei nuovi obblighi IVA previsti dal 2024 e il graduale superamento dell'IRAP. Inoltre, ci faremo promotori della richiesta di riconoscere contributi a fondo perduto agli enti del Terzo settore, al pari delle imprese, per far fronte alle perdite registrate nelle due ultime annualità e per sostenere i costi per la progressiva ripresa delle attività”.
Altra proposta è “la capitalizzazione delle imprese sociali: per ogni euro di capitale sociale raccolto da privati lo Stato garantisce un analogo importo sottoscritto, attraverso un fondo dedicato”. Il centrosinistra intende inoltre “armonizzare le nuove norme di Riforma dello Sport con il Codice del Terzo settore: le nuove norme sullo sport rendono problematico per le associazioni sportive dilettantistiche (ASD) l’adozione della qualifica di Ente di Terzo Settore”. E per quanto riguarda l'immigrazione, “vogliamo abolire la Bossi-Fini e approvare una nuova Legge sull'immigrazione, che permetta l'ingresso legale per ragioni di lavoro, anche sulla base delle indicazioni che arrivano dal Terzo settore”.
Terzo Polo, incentivi e fondi strutturali per il terzo settore
La Lista Azione – Italia Viva riconosce al terzo settore un ruolo innanzitutto in ambito educativo, tanto che nel capitolo “Famiglia e natalità”, propone di “rendere strutturale il contributo agli enti locali per la realizzazione dei centri estivi, con il coinvolgimento del Terzo settore” e di “rendere strutturale il fondo per i progetti del terzo settore di educazione non formale”. Nel capitolo dedicato specificatamente a “Wefare e terzo settore”, si promette poi il completamento della riforma terzo settore e il coordinamento di questa con la riforma dello sport: “Con le due riforme dello sport e del terzo settore cambia lo scenario degli enti che svolgono attività rilevanti per il Paese e la coesione sociale. È di fondamentale importanza coordinare le norme e favorire un dialogo tra i due diversi registri (Terzo Settore e sport), consentendo agli enti di accedere a nuove opportunità, finanziamenti e agevolazioni di vario tipo senza dover fare lo slalom tra burocrazia e norme settoriali”.
In particolare, per quanto riguarda la riforma del terzo settore, “una volta avviato il registro unico e pubblicati alcuni decreti fondamentali (da ultimo social bonus e raccolta fondi) è ora necessario ottenere il via libera da parte dell’Unione Europea. Questo significherà finalmente dotare gli enti del Terzo Settore di strumenti fondamentali come, ad esempio, le misure fiscali per le imprese sociali ivi inclusi gli incentivi per gli investitori, avviare gli strumenti di finanza sociale, sbloccare le regole Iva che al momento rischiano di rallentare comparti importanti come la sanità e il socio-sanitario, sbloccare l’anagrafe delle onlus che fino al vaglio della UE risulta congelata non consentendo nuove iscrizioni”.
Chiara Ludovisi