Il mondo dei rifugiati in un corto: prorogata la settima edizione di “Fammi vedere”
C'è tempo fino al 31 ottobre per partecipare al concorso per cortometraggi sul diritto d’asilo promosso dal Cir. L'iniziativa si rivolge a tutti coloro che intendono raccontare, con linguaggio cinematografico e il proprio originale punto di vista, il mondo dei richiedenti asilo
Raccontare, con linguaggio cinematografico e secondo il proprio originale punto di vista, il mondo dei richiedenti asilo e dei rifugiati. È il concorso per cortometraggi sul diritto d’asilo Fammi Vedere, organizzato dal Consiglio Italiano per i Rifugiati anche per il 2021. I temi dovranno riguardare aspetti cruciali legati alla protezione, all’accoglienza e all’integrazione delle persone che fuggono da persecuzioni, violenze e torture e che cercano protezione nel nostro Paese. Non avendo avuto la possibilità di concludere la settima edizione del concorso a causa delle limitazioni imposte dalla pandemia da Covid-19, quest’anno la valutazione comprenderà sia i cortometraggi presentati nel corso del 2020 e quelli presentati nel corso dell’anno 2021.
Due le categorie di concorso (prorogato fino al 31 ottobre 2021): categoria professionisti per cortometraggi della durata massima di 3 minuti realizzati da persone con pregresse esperienze, lavorative o formative, nel settore audiovisivo; categorie giovani per cortometraggi della durata massima di 60 secondi realizzati da giovani under 25, anche con dispositivi. La prima selezione dei lavori del 2020 e del 2021 sarà effettuata dal Cir in collaborazione con esperti del mondo cinematografico: Laura Delli Colli, Teresa Cavina, Mimma Nocelli, Monica Guerritore, Valeria Carlini e Lucilla Mininno. Le opere preselezionate sulla base della loro qualità artistica saranno poi condivise con una giuria di qualità.
L’iniziativa è sostenuta da personalità del mondo della cultura e dello spettacolo che parteciperanno al lavoro della giuria e potranno presentare, fuori concorso, dei propri contributi sul tema del diritto d’asilo. “Questa situazione straordinaria dettata dalla pandemia – spiega Roberto Zaccaria, presidente del Cir – ci ha costretti a guardare alla collettività, a ricordarci che non siamo soli e che l’unione e la convivenza sono fondamentali.
Ha dato a ognuno di noi la responsabilità nei confronti di noi stessi ma anche degli altri. Ha reso più evidente agli occhi di tutti come siamo interconnessi, come la salute di uno sia strettamente legata al salute del prossimo”.
Tra i vincitori delle passate edizioni, “Virtual Land” di Giovanni Troia e Stefania Soellner sul rapporto tra progresso tecnologico e vita privata; “Omar” di Massimo Cerbera, che racconta la a-tipica giornata di un bambino immigrato tra espedienti e malinconici confronti; “Kilimbaya” di Irene Conti Mosca, riconducibile a una sequenza di volti, tutti diversi, ma che percepiscono, colgono e provano, ognuno a proprio modo, le stesse emozioni; “Frontiers” di Hermes Mangialardo, storia di un incontro, due culture e un muro.
Il corto vincitore per la categoria professionisti otterrà il premio di mille euro, stabilito per il 2020 e non ancora assegnato; il cortometraggio vincitore della categorie giovani otterrà un premio di 500 euro, sempre riferito al biennio 2020 e 2021.