Il green pass e lo sport per tutti: “Servono sostegni urgenti o sarà ancora crisi”

Intervista a Tiziano Pesce, presidente Uisp: “Grande preoccupazione: i contributi non sono ancora arrivati e il green pass rischia di allontanare tanti ragazzi. Ma lo sport è salute e inclusione: pandemia e Olimpiadi lo hanno evidenziato. Puntiamo su attività all'aperto, ma troppe società rischiano di chiudere: un disastro soprattutto per i più fragili”

Il green pass e lo sport per tutti: “Servono sostegni urgenti o sarà ancora crisi”

Lo sport sociale, quello per tutti, quello delle Paralimpiadi più che delle Olimpiadi, rischia di non uscire dalla crisi in cui la pandemia lo ha fatto precipitare: dopo lo stop dettato dalle restrizioni imposte nei vari decreti alle attività non agonistiche, ora anche le nuove regole rischiano di mettere in seria difficoltà le associazioni. Tra queste regole c'è il Green Pass, che potrebbe allontanare soprattutto gli adolescenti: quei ragazzi tra i 12 e i 18 anni che, stando a quanto attualmente disposto, non ne avranno bisogno per andare a scuola, ma dovranno obbligatoriamente averlo per accedere in palestra. “Armonizzare le regole ridurrebbe il disagio che attualmente viviamo nei confronti delle famiglie – ci spiega Tiziano Pesce, presidente nazionale della Uisp – Non è facile dire ai genitori che i loro figli potranno andare a scuola otto ore al giorno senza Green Pass, ma per venire in palestra un paio di volte a settimana dovranno averlo. Il rischio che una buona percentuale rinunci allo sport è concreto. E sarebbe un grave danno, prima di tutto per loro ma anche per le nostre società, che sono in piena crisi e guardano con incertezza alla riapertura di settembre”.

Incertezza?
Sì, incertezza e preoccupazione sono i sentimenti che vive in questi giorni l'associazionismo sportivo di base. Da una parte, i successi e le medaglie delle Olimpiadi avranno sicuramente una ricaduta positiva in termini di voglia di praticare sport. Dall'altra, lo sport come lo intendiamo noi, quello per tutti, è uno degli ambiti più toccati dalla pandemia e dai blocchi delle attività. C'è il serio rischio che un terzo delle nostre associazioni non riapriranno le loro sedi a settembre, se non arriveranno seri sostegni. A distanza di mesi dal decreto Sostegni bis, i previsti contributi a fondo perduto non sono ancora arrivati. E in questi giorni, le associazioni sportive guardano al Green Pass come a un possibile ulteriore limite.

Alcune categorie, come i gestori dei parchi termali e dei parchi divertimento, stanno chiedendo deroghe rispetto al Green Pass. E' quello che chiedete anche voi?
Noi abbiamo una posizione diversa: fin dall'inizio della pandemia svolgiamo un'importante azione di rappresentanza nei confronti del governo per il rispetto delle normative, mettendo tutto il nostro impegno per essere sempre adempienti ai vari Dpcm. Allo stesso modo, abbiamo una grande sensibilità nei confronti del percorso vaccinale e non credo sia opportuno disperdere questo percorso. E' altrettanto vero però che siamo stati molto limitati, nell'utilizzo degli spazi e nello svolgimento delle attività, rispetto al altri contesti. Alla luce di tutto questo, credo che se si rendesse il Green Pass obbligatorio anche a scuola, le associazioni sportive si troverebbero in una posizione meno difficile. In questo momento, la differenza di regole per l'accesso a scuola e l'accesso in palestra crea un disagio nel rapporto tra le associazioni sportive e tante famiglie.

C'è il rischio concreto di un calo delle iscrizioni e della partecipazione?
E' un rischio ed è una preoccupazione, vista anche la correlazione, che non ci stanchiamo di sottolineare, tra sport e salute e tra sport e socialità. Dall'inizio della pandemia, abbiamo visto aumentare la partecipazione alle attività all'aperto, anche nel periodo freddo. Per questo, intanto, stiamo rivolgendo la massima attenzione alle attività outdoor, per contrastare quella sedentarietà che, purtroppo, riguarda un'importante fetta della popolazione del nostro Paese, includendo anche tanti giovani.

Quali strumenti dovrebbero essere messi in campo per sostenere concretamente lo sport per tutti?
In questi giorni il governo varerà il Piano nazionale prevenzione e successivamente, entro il 31 dicembre, le regioni saranno impegnate con i propri piani regionali. Quello che sottolineiamo e chiediamo con forza è che lo sport come prevenzione della salute non sia solo uno slogan, ma entri concretamente in questi Piani. Bisogna sostenere e vitalizzare le nostre 90 mila società sportive, che sono presidi d'inclusione e coesione sociale. Pensiamo alle periferie e alle aree interne: io abito a Genova, ma posso facilmente immaginare quanto più povero e fragile sarebbe il territorio della mia regione se nei paesi dell'entroterra sparissero le società sportive.

E come si possono incoraggiare le famiglie a non rinunciare allo sport, o ad avvicinarsi a questo?
Con sostegni e incentivi, a partire da una premialità in termini di detrazioni fiscali: attualmente, oltre il 75% delle spese di accesso alle attività sportive ricade sulle famiglie. E poi occorre potenziare il rapporto tra sport e scuola: c'è una necessità non più rinviabile di diffondere e potenziare l'attività sportiva scolastica, fin dalla primaria. D'altra parte, il rapporto tra scuola e terzo settore si sta sempre più rafforzando e viene evidenziato anche nel Piano Scuola, ma oltre il 95% delle risorse che il Paese mette a disposizione dello sport sono destinate allo sport di vertice e di prestazione. Attendiamo con fiducia il compimento del percorso della riforma dello sport da una parte, del Terzo settore dall'altra, augurandoci che presto arrivino risposte soprattutto sul tema della fiscalità, perché si possa concretizzare quella coprogrammazione con le istituzioni del territorio e scolastiche che da più parti viene invocata e che, quando viene messa in campo – come nelle attività estive per ragazzi - dà buoni frutti e produce salute, sana socialità e inclusione.

A proposito di inclusione, lo sport “per tutti” coinvolge anche tante persone con disabilità, che pure potrebbero trovare nel Green Pass un ostacolo per tornare ad accedere a queste attività. Cosa si potrebbe fare per non far calare questa partecipazione?
Questo dello sport per le persone con disabilità è uno degli ambiti che nelle nostre attività è stato più drammaticamente colpito. Abbiamo vissuto situazioni pesanti, dal punto di vista umano, nel rapporto con le famiglie. Penso a un progetto che conosco bene personalmente, qui a Genova, “Accasport”, che da oltre 40 anni garantisce non solo un'attività sportiva a tanti ragazzi e ragazze, ma anche un punto di riferimento di socialità e un sostegno alle famiglie. Non mi piace che si dica che le Olimpiadi siano finite, nel momento in cui stanno per iniziare le Paralimpiadi: mi auguro che quello sia un momento non solo per godere di grandi risultati, ma anche per far conoscere un ambito fondamentale nell'impegno delle nostre associazioni. E' questo impegno che abbiamo in mente, quando invochiamo attenzione e sostegno allo sport sociale. Vogliamo e dobbiamo ripartire: non possiamo permetterci di lasciare questi ragazzi fuori dalla porta.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)