Il Pnrr? De Facci (Cnca): “E’ un’occasione per un nuovo modello di società”
Questo è il messaggio lanciato dall’Assemblea nazionale del Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza. “Il terzo settore può essere il protagonista di un’economia solidale e attenta all’ambiente. E il Cnca vuole essere un attore di questa trasformazione”
“Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) è un’occasione straordinaria non solo per l’economia e le riforme di sistema, ma ancor più per definire e realizzare un nuovo modello di società. E, in questo contesto, il terzo settore può essere il protagonista di un’economia solidale e attenta all’ambiente. Il Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca) vuole essere un attore di questa trasformazione”. E’ questo il messaggio che arriva dall’Assemblea nazionale del Cnca, intitolata “Piano nazionale di ripresa e resilienza. Come farne una occasione per un futuro più giusto. Economia sociale, terzo settore, diritti”. Un’assemblea che ha visto ragionare su questi temi personalità come Fabrizio Barca, Carlo Borgomeo, Diego Dutto, Lella Palladino, Linda Laura Sabbadini, Alessandro Rosina.
“Dopo oltre un anno segnato dalla fatica e dalla vulnerabilità originate dalla pandemia e dal lavoro straordinario fatto per continuare a stare a fianco di chi è più debole, ci siamo ritrovati di nuovo in presenza per immaginare una prospettiva per il paese, ma anche per le organizzazioni del terzo settore - dichiara Riccardo De Facci, presidente del Cnca -. È il tempo per sognare il futuro, non per ripiegarsi nelle proprie difficoltà. La direzione da percorrere, per noi, è chiara da diversi anni: le organizzazioni di terzo settore possono essere le protagoniste di un cambiamento radicale, In cui finalmente i diritti sociali, la qualità della vita delle persone, i bisogni delle comunità territoriali e – con essi – la salvaguardia dell’ambiente naturale diventano i cardini della vita economica e sociale”.
“Per quanto riguarda il PNRR - continua De Facci -, la prospettiva che abbiamo condiviso con i relatori ospiti è quella di un terzo settore che assume un ruolo di interlocuzione con i ministeri competenti, con le Regioni che coordinano gli interventi territoriali e con i Comuni che li realizzano: il coinvolgimento delle organizzazioni sociali ai tavoli deve essere un elemento strutturale della ripresa, soprattutto in ambiti come quelli dell’integrazione socio-sanitaria, la non autosufficienza, la comunità educativa. Un esempio per essere chiari. L’epidemia di Covid ha reso evidente la necessità di una struttura territoriale per assicurare la salute della comunità, nel senso più ampio del termine. Dovrebbero nascere le Case della comunità, in cui integrare finalmente interventi sociali e interventi sanitari. Ma c’è già chi preferirebbe puntare sulle Case della salute, in cui sarebbero preponderanti gli aspetti sanitari. Sarebbe un’occasione persa”.
“Siamo tutti d’accordo - nota ancora il presidente del Cnca - sul fatto che il terzo settore dovrebbe giocare una partita chiave nel monitoraggio partecipato delle realizzazioni connesse al PNRR: il decreto Governance del Piano prevede un ruolo per i cittadini anche nel monitoraggio delle procedure. E siamo convinti che la valutazione degli impatti sociali dei progetti deve essere un elemento strutturale e qualificante nel processo del PNRR”.
“Ci sono, poi, tre punti fondamentali che riguardano il Piano: l’evidenza che se il PNRR non parte dai giovani, dalla valorizzazione del loro apporto e dalla creazione di opportunità per i loro progetti, non potrà che fallire; la necessità di aver presente la differenza di genere negli interventi, incidendo in modo significativo su tutti i contesti e situazioni che limitano il protagonismo femminile; la priorità da dare alla riduzione delle disuguaglianze tra Nord e Sud, centro e periferia, aree interne e aree più popolate e sviluppate. A queste condizioni, il PNRR può essere davvero il terreno di sviluppo di una nuova economia sociale, capace di progettazioni generative”.
In occasione dell’Assemblea sono stati presentati anche due documenti. Il primo, intitolato “Luce nelle ferite. Viaggio in una terra che si è scoperta fragile”, è promosso su iniziativiva del CNCA Lombardia. Il testo nasce da una riflessione, cominciata dagli operatori sociali lombardi, sulle vicende personali e gli impatti sulle organizzazioni sociali legati all’epidemia di Covid, che ha colpito la Lombardia più di qualsiasi altra regione. “Ci siamo posti diverse questioni - dichiara Paolo Cattaneo, presidente del Cnca Lombardia -: come stiamo personalmente; cosa stiamo imparando che ci piacerebbe non perdere e cosa invece ci ha generato amarezza; quali prospettive e differenze per il lavoro sociale ha generato la pandemia; quale ruolo politico devono assumere le nostre organizzazioni e il Cnca nel rapporto con le istituzioni. ‘Luce nelle ferite’ affronta tutto questo con un linguaggio femminile, generativo, inclusivo, poetico, che usa immagini e metafore”.
Le stesse questioni hanno portato il Cnca Lombardia a promuovere anche un altro percorso, conclusosi con il documento “La cura nella pandemia. Dossier CNCA Lombardia 2020”, che – oltre a contenere numerosi dati sulle organizzazioni socie – presenta le “storie della pandemia”, cioè le esperienze vissute da diverse organizzazioni della federazione regionale, “tra responsabilità e disobbedienza civile”, per affrontare l’emergenza Covid nelle proprie strutture.