I sogni (e la storia) di Abel, che chiedeva "un posto sicuro per la notte"
Dopo aver lasciato l’Eritrea a 12 anni, ha attraversato il Sudan e è arrivato in Libia, dove è stato esposto a violenze e crudeltà. E' riuscito a salire su una barca per l’Europa, dove spera di trovare un lavoro e migliorare la sua vita. L'incontro a Ventimiglia con Unicef e Save the Children: "Nei suoi occhi la forza di chi è dovuto crescere in fretta e troppo presto"
Abel (nome di fantasia) è un ragazzo eritreo di soli sedici anni. Durante la sua infanzia è stata la sorella maggiore a prendersi cura di lui, ed è stata lei a supportalo per affrontare il viaggio. Aveva solo dodici anni quando ha lasciato il suo Paese, non si è fatto frenare né dalla sua giovane età né dai pericoli che il viaggio verso l’Europa comporta. Ciò che voleva era costruirsi una vita migliore, così da poter aiutare sua madre, rimasta a casa ad aspettarlo.
Dopo aver lasciato l’Eritrea con un amico, ha attraversato il Sudan ed è arrivato in Libia. Il suo percorso nel Sahara è stato particolarmente difficile e doloroso – ricorda - essendo più volte stato rapito e vittima di tratta. In Libia, è arrivato al centro di detenzione Bani Walid, dove è rimasto per circa un mese, poi i trafficanti lo hanno trasferito in un altro centro per 7 mesi. Durante il periodo in Libia, Abel è sopravvissuto ad episodi di violenza ed è stato testimone di innumerevoli crudeltà. Alla fine, è riuscito a salire su quella barca per l’Europa.
Il team mobile di Save the Children, supportato dall'Unicef, l’ha incontrato una sera a Ventimiglia – una cittadina schiacciata tra il Mediterraneo e le Alpi vicino al confine italo-francese.
Per quanto affascinante Ventimiglia possa essere, la città si è trovata dal 2014 al centro di una vera e propria emergenza umanitaria, da quando i flussi migratori dal nord Africa verso l’Italia sono iniziati a crescere vertiginosamente. Questo perché la città rappresenta per molto un punto di transito verso la Francia e, di conseguenza, il nord Europa.
I migranti hanno ripreso il loro viaggio attraverso "il passo della morte"
Dopo il periodo di restrizioni dovute alla pandemia - che limitavano gli spostamenti sul territorio - molti migranti hanno ripreso il loro viaggio, spesso passando dalle ripide montagne e fitte foreste della zona; un cammino soprannominato “il passo della morte”, che i migranti devono spesso intraprendere più di una volta dati i continui respingimenti da parte delle autorità alla frontiera.
Le condizioni di vita dei migranti e rifugiati che transitano a Ventimiglia sono critiche, dure soprattutto per i bambini: molti non hanno un riparo dove dormire, accesso ad acqua potabile e cibo, in tanti necessitano di protezione e supporto psicologico.
A luglio 2020, dopo la chiusura del centro d’accoglienza Campo Roja - nella periferia di Ventimiglia - i servizi per migranti e rifugiati – compresi minorenni, donne e famiglie - si sono ridotti drasticamente. Molti si sono trovati a dormire fuori dalla stazione, sotto un grosso cavalcavia in periferia, o sulle sponde del fiume Roja. I rischi per bambini, adolescenti e giovani donne che dormono all’aperto sono particolarmente alti. L’accesso a servizi sanitari, supporto psicologico, aiuto legale e informazioni è severamente compromesso.
Un posto sicuro dove trascorrere la notte
Il team ha incontrato Abel una sera vicino alla stazione e il mattino dopo alla Caritas, dove distribuivano la colazione. I suoi occhi facevano trasparire la forza e resilienza di qualcuno che è dovuto crescere in fretta e troppo presto. Per quanto sia felice di essere arrivato in Italia, non accenna a fermarsi. Vorrebbe continuare il suo viaggio in un altro Paese Europeo, trovare un lavoro, realizzare finalmente i sogni che lo hanno spinto a lasciare la sua terra.
Il ragazzo raccontava che aveva speso la notte in un insediamento informale vicino alle vecchie rotaie del treno, ormai in disuso, con altri migranti. Ha chiesto al team sul campo se potevano indicargli un posto caldo e sicuro dove poter dormire la notte seguente, perché la temperatura è spesso molto bassa nelle ore notturne. Il team ha fornito ad Abel informazioni utili, anche sui diritti dei minorenni in Italia, sulla protezione internazionale e sulle procedure per il ricongiungimento familiare. Ha inoltre illustrato i pericoli dell’attraversamento del confine con la Francia e fornito al ragazzo un kit con beni di prima necessità.
Il programma congiunto di risposta all'emergenza
A Ventimiglia, Save the Children e Unicef hanno adottato un approccio basato sui bisogni e a misura di bambino implementando un programma d’emergenza per identificare, dare supporto, e proteggere bambini e adolescenti migranti e rifugiati.
Da dicembre 2020 il team ha già raggiunto oltre 1000 persone con distribuzione di kit di prima necessità, informazioni sui diritti e sui servizi di disponibili localmente, con servizi di protezione, prevenzione e supporto a sopravvissuti a violenza di genere.
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