I 40 anni dell’Anno di volontariato sociale, "un impegno al femminile"
Nasceva a Vicenza il 25 marzo 1981, un’esperienza proposta da Caritas Italiana e rivolta principalmente alle donne: un anno di servizio a tempo pieno e gratuito. A metà degli anni '80 impegnate oltre 100 ragazze l'anno tra 18 e 26 anni
Il 25 marzo 1981 nasceva ufficialmente a Vicenza, l’Anno di Volontariato Sociale (A.V.S.), un’esperienza proposta da Caritas Italiana e rivolta principalmente alle donne – ma anche per gli uomini eventualmente non soggetti ad obblighi di leva - consistente nello svolgere un anno di servizio volontario a tempo pieno e gratuito.
L’idea era nata in occasione del Convegno ecclesiale "Evangelizzazione e Promozione Umana" indetto dalla CEI e svoltosi a Roma dal 30 ottobre al 4 novembre 1976. Nelle conclusioni dei lavori della Commissione di studio dedicata a “Evangelizzazione, Promozione Umana e i problemi degli emarginati in Italia”, si leggeva: “La commissione chiede al convegno di fare propria la proposta di farsi carico della promozione del servizio civile sostitutivo di quello militare nella comunità italiana, come scelta esemplare e preferenziale dei cristiani, e di allargare le proposte di servizio civile anche alle donne”. Qualche mese dopo, mentre stipulava una convenzione col Ministero della difesa per il servizio civile obbligatorio degli obiettori di coscienza, Caritas Italiana iniziava una riflessione, con il coinvolgimento di varie forze dell'associazionismo giovanile cattolico, per definire un progetto concreto rivolto alle donne.
L’esperienza, in parallelo al servizio civile obbligatorio degli uomini, si caratterizzava per un servizio di condivisione di vita con i poveri, la vita comunitaria in autogestione, la formazione ai temi della pace e della solidarietà, spesso in comune al gruppo di obiettori in servizio presso la stessa Caritas Diocesana, e per le attività di animazione sul territorio.
Per mons. Beniamino Pizziol, attuale Vescovo di Vicenza: “Ricordare i 40 anni dalla nascita dell’esperienza dell’Anno di Volontariato Sociale è per la nostra Diocesi di Vicenza una bella occasione per fare memoria grata e riconoscente del tanto bene che questa iniziativa ha nel tempo portato in tutto il territorio nazionale e che proprio nel vicentino ha mosso i suoi primi passi, grazie alla generosità e all’idealità di alcune giovani donne supportate dal mio predecessore il vescovo Arnoldo Onisto, vero padre nella carità. Auguro che la celebrazione di questo significativo anniversario, porti nuovi frutti di servizio generoso e gratuito in questi tempi segnati da tante povertà, disagi e solitudini, risvegliando nei giovani il desiderio e la disponibilità a donare il loro tempo e il loro cuore a chi si trova nel bisogno”.
Maria Teresa Tavassi, prima responsabile dell'A.V.S., sottolinea come con esso “si sia voluto attuare l’impegno – soprattutto “al femminile” - per la pace e la nonviolenza attraverso l’accoglienza ed una cultura di servizio e solidarietà. Inoltre l’esperienza è nata in un contesto europeo, dato che esistevano in altri Paesi proposte simili, e questo ha permesso di allargare il confronto in quella prospettiva”.
Da quel primo nucleo di 4 ragazze vicentine l’esperienza si diffonderà e si consoliderà in altre diocesi, soprattutto al Centro-Nord. A metà degli anni '80, il numero di ragazze (con un’età compresa tra i 18 e i 26 anni) che annualmente svolgevano l'A.V.S. superò le cento unità, mentre le Caritas diocesane coinvolte negli anni sono state complessivamente una settantina.
Fin dai primi anni, Caritas Italiana, insieme a varie espressioni dell'associazionismo giovanile, si impegnò inoltre per un riconoscimento ufficiale dell'esperienza, e in diverse Legislature vennero presentate proposte di legge a tal fine. Con la fine della leva obbligatoria e l’istituzione del servizio civile su base volontaria nel 2001, aperto anche alle donne, alcune delle istanze presenti nell’esperienza dell’A.V.S. di fatto trovarono posto nella nuova legislazione, in particolare nella legge n. 64.
Dopo 40 anni alcune Caritas diocesane continuano ancora oggi a proporre l’esperienza dell’A.V.S. ai giovani della propria diocesi, accanto a quella del servizio civile universale e ad altre forme d’impegno solidale volontario.
Carla Chiaramoni