I 20 anni del servizio civile, Dadone: "Stima e gratitudine per i giovani"
INTERVISTA alla ministra alle Politiche giovanili, Fabiana Dadone. Tra le priorità: una più stretta collaborazione con le regioni, assumere a sistema le best practice territoriali e dare attuazione al servizio civile digitale. "I volontari non si sono tirati indietro pur in un periodo difficilissimo. Ma i giovani tutti hanno dimostrato maturità"
Il Servizio Civile, che ora è anche "universale", compie 20 anni: è del 6 marzo 2001 la promulgazione della legge delega n. 64 che ha istituito il servizio civile nazionale su base volontaria e, da allora, sono oltre 510 mila i volontari entrati in servizio, dei quali più del 65% donne. Alla ministra alle Politiche giovanili, Fabiana Dadone, Redattore sociale ha chiesto di guardare al domani, in termini di risorse e progettualità, verso quali direzioni dovrebbe svilupparsi il sistema, giunto a un importante traguardo, e quale sia l'eredità di questa esperienza, per i giovani e per la società.
Ministra che messaggio lancia un'esperienza di questo tipo ai giovani, alle istituzioni e alla società in generale ancora oggi?
La risposta a questa domanda è data dai numeri: il primo bando di selezione di volontari pubblicato il 12 ottobre 2001 prevedeva 396 posti, l’ultimo del 21 dicembre 2020 ne ha previsti 55.793. Dal 2001 parliamo di oltre 523 mila giovani che hanno svolto il sevizio civile. I giovani hanno grande attenzione verso il servizio civile e ciò è dimostrato dalle adesioni che sono arrivate nell'ultimo bando al record di oltre 125 mila richieste su quasi 56 mila posti messi a disposizione. Molto positiva è stata la recente decisione di favorire la partecipazione ai progetti per dare un'opportunità a tutti, di includere progetti da svolgere all’estero o di poter usufruire di un tutoraggio per promuovere e facilitare l’accesso al mercato del lavoro. Il sevizio civile è poi fortemente legato alle fondamenta del nostro vivere civile e strettamente connesso ai valori di democrazia sociale delineati dalla nostra Costituzione. Sono questi i messaggi di fondo che lancia. Ma è anche un’occasione personale, di sfida, scoperta e condivisione per i giovani volontari.
Il suo immediato predecessore, il ministro Spadafora, insieme al Governo e al Parlamento, ha messo in sicurezza il servizio civile, stanziando per i prossimi 2 anni in legge di bilancio 600 milioni di euro, cifre che permetteranno l'avvio di oltre 50 mila giovani all'anno. Gli enti chiedono fondi per almeno 80 mila posti e le richieste dei giovani superano le 120 mila. Di servizio civile si parla inoltre nel PNRR (almeno nelle versioni conosciute). Pensa ci siano i margini per un ulteriore sostegno a questa esperienza? E se sì, in che termini?
Sono convinta che il servizio civile vada incoraggiato, proprio a fronte dei suoi risultati e dell’interesse che suscita nei giovani. Si tratta di un percorso che non è più solo nazionale, si interseca con moltissimi altri Paesi, europei e non. L’obiettivo è quello di riuscire a garantire la partecipazione di tutti i giovani che intendono fare esperienza del servizio civile, di facilitare la partecipazione dei giovani con minori opportunità, di agganciare chi abbandona il percorso scolastico e non riesce ad inserirsi nel mondo del lavoro; si può valutare l’apertura del servizio civile universale a nuovi settori di intervento e nuovi ambiti dei progetti offerti. Il massimo sostegno finanziario europeo si chiama “Next generation” e non si chiama così per caso, è dedicato e destinato ai giovani, guarda al futuro e ci chiede di intesserne una nuova e lungimirante visione. Ci sono fondi dedicati per ampliare la platea ma resta chiaro che la vera svolta arriverà con l'interconnessione scuola lavoro e l'orientamento dei diversi ministeri che punteranno in sincronia a questo obiettivo.
Il servizio civile, anche durante le fasi più acute della pandemia, non si è fermato, mostrando un'alta capacità di resilienza da parte dei giovani, degli enti e del Dipartimento. I giovani in servizio in particolare sono stati degli "anticorpi di solidarietà" di fronte alle molte situazioni sociali aggravate dal Covid-19. Cosa vorrebbe dire loro e a quanti in questo periodo stanno sostenendo i colloqui di selezione per entrare in servizio?
I volontari hanno dimostrato grande resilienza sapendo adattarsi alle contingenze con grande flessibilità e non si sono tirati indietro pur in un periodo difficilissimo. Ma i giovani tutti credo abbiano dimostrato maturità nell’affrontare la crisi epidemiologica, pur soffrendo l’inevitabile mancanza di socialità. A loro va tutta la mia stima e gratitudine. Ogni esperienza della vita contribuisce a costruire quel percorso formativo necessario ad avere le soft skills utili al mercato del lavoro ed oggi più che mai è importante investire sulla propria occupabilità piuttosto che sulla propria occupazione.
Lei è Ministra da poco più di 20 giorni. Ha già avuto modo di farsi un'idea del mondo del servizio civile? In quali direzioni, se può già dircelo, pensa dovrebbe svilupparsi il sistema del servizio civile ora che è giunto appunto ai suoi 20 anni?
Serve rendere più stretta la collaborazione con le regioni, e, parimenti, assumere a sistema le best practice territoriali, dare compiuta e stabile attuazione al Servizio civile digitale, che ha già alle spalle il recente Protocollo firmato dagli ex Ministri Spadafora e Pisano. Il servizio civile universale non dev'essere inteso soltanto come accesso, il suo futuro deve puntare all'universalità di luoghi in cui essere compiuto puntando all'intera Unione Europea. I giovani sono cittadini del mondo e ogni Paese deve rendersi appetibile per attrarre i migliori ragazzi. Il servizio civile può divenire elemento attrattivo per l'Italia e contribuire a quel cambio di passo di cui abbiamo bisogno per superare questo lungo periodo di difficoltà.
Francesco Spagnolo