Giornata della Gioventù, Edf racconta la disabilità e la vita indipendente

Il Comitato Giovani del Forum europeo disabilità ha scelto la vita indipendente come tema della Giornata internazionale che si celebra oggi. E ha raccolto i messaggi e i racconti di alcuni ragazzi e ragazze greci, italiani e inglesi

Giornata della Gioventù, Edf racconta la disabilità e la vita indipendente

Si celebra oggi in tutto il mondo la Giornata della Gioventù e, affinché nessuno resti indietro ma la voce di tutti possa esprimersi, il Forum Europeo Disabilità ha dato la parola ad alcuni ragazzi e ragazze con disabilità, chiedendo loro di raccontare il senso e il valore del vivere da soli. Proprio il diritto alla vita indipendente è stato infatti scelto dal Comitato Giovani dell'Edf come tema dalla ricorrenza di quest'anno. I messaggi di questi giovani sono stati raccolti da Natalia Suarez e pubblicati sul sito dell'organizzazione.

Kamil Goungor dalla Grecia, presidente del Comitato Giovani

“Vivo nella città di Atene (Grecia) con la mia famiglia – racconta Kamil Goungor, presidente del Comitato Giovani -Per ora non abbiamo assistenza personale nel paese, quindi contiamo sulle nostre famiglie (se siamo fortunati e ne abbiamo una che vuole sostenerci) per quasi tutto. La mia è molto di supporto e questo mi ha aiutato a svilupparmi e ad avere una buona vita (per gli standard greci), ma ancora non sono completamente indipendente. Per me Vita Indipendente significa avere scelta e controllo, vivendo nella comunità con dignità. È importante per tutte le persone disabili, per le nostre famiglie, per i nostri amici e per la società in generale. Per me la vita indipendente è la pietra angolare dell'attivismo per la disabilità, e quando ce l'hai puoi lottare più forte per tutto il resto”.

Francesca Sbianchi dall'Italia

Francesca Sbianchi vive in Umbria e fa parte del Consiglio Nazionale dell'Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti (Uici) e della Giunta Nazionale dell'Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione: “Sono ipovedente – racconta – e do il mio contributo a queste entità su base volontaria. Secondo me, vivere in modo indipendente significa essere liberi di vivere come meglio credi, di fare le proprie scelte e di contribuire alla società. Perché questo sia possibile per le persone con disabilità, in un mondo ideale tutto dovrebbe essere creato secondo il principio Design-for-All, ma in ogni caso è fondamentale rimuovere tutte le diverse barriere fisiche, sensoriali, comunicative ed emotive che si frappongono tra noi e la nostra indipendenza”.

Erika Becerra, italiana nel Regno Unito

Erika Becerra ha una forma di autismo, è nata in Italia ma vive nel Regno Unito. “Per me 'Vivere indipendente' significa un po' di tutto – racconta - Quando ho iniziato il mio percorso all'interno di Edf, non potevo definirmi affatto indipendente, la conquista delle mie autonomie è arrivata solo dopo, quando mi sono trasferita dall'Italia, il mio paese di origine , nel Regno Unito. Questo mi ha permesso di avere una panoramica sia sulle culture che sulle diverse politiche e i differenti approcci ai problemi della disabilità. Innanzitutto in Italia non esiste un sistema di welfare, né un modello economico aggiornato in grado di riflettere i bisogni di un'intera società, non solo di una élite. Il sistema italiano è drammaticamente arretrato rispetto ad altri paesi del mondo e la popolazione media è molto ignorante e poco aperta ai cambiamenti. Questo rende molto difficile costruire l'accettazione e introdurre un nuovo sistema civile. La visione generale della disabilità è ancora fortemente connessa a uno stigma negativo, qualcosa che deve essere nascosto, corretto, qualcosa che crea una scomoda tensione sociale e le autorità non hanno ancora capito esattamente come gestirlo. Quindi immaginate, in uno scenario come questo, come fosse possibile per me avere ambizioni di vita indipendente, carriera eccetera. Infatti quando sono entrata a far parte dell'Edf nel 2012, questo non era proprio possibile: ero senza lavoro, senza istruzione, senza titolo, senza soldi e con indescrivibili problemi di salute mentale causati dal disadattamento all'ambiente ostile e impreparato in cui vivevo. Una vita indipendente per una persona con disabilità significa un investimento: persone con disabilità possono raggiungere l'indipendenza, ma questo è impossibile senza sostegni economici. Se sostenute, invece, le persone con disabilità sono in grado di raggiungere i loro obiettivi di vita a lungo termine e contribuire così all'economia con più lealtà e determinazione rispetto ai lavoratori non disabili. Sfortunatamente le persone con disabilità stanno ancora affrontando lo stigma e la mancanza di organizzazione e di governi interessati davvero a investire per gli obiettivi a lungo termine di tutta la nostra società. Vivere in autonomia significa gestire la spesa in modo da soddisfare i bisogni di tutti, anche se questo significherà investire di più per chi in questo momento in questa società non è ancora considerato una risorsa. 

Da quando mi sono trasferita nel Regno Unito, sono stata in grado di avere un lavoro, affittare una casa, prendermi cura di me stessa: questo ha aumentato incredibilmente la mia autostima e mi ha motivata a fare sempre di più. La maggior parte dei miei problemi di salute mentale si è risolta da sola, sono orgogliosa di me stessa ogni giorno e sono in un circolo virtuoso produttivo, in grado di attrarre e liberare la fortuna intorno a me. Una persona indipendente non è solo un peso in meno da portare, ma una risorsa per gli altri su cui poter contare”.

Chiara Ludovisi

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)