Gestione dei buoni spesa, il vademecum per i comuni

Indirizzato agli enti alla prese in queste settimane con i bandi per il sostegno alle famiglie in difficoltà. Tre i punti principali individuati da ActionAid: no al criterio di residenza, più coordinamento con le associazioni e Isee corrente

Gestione dei buoni spesa, il vademecum per i comuni

No al criterio della residenza, più coordinamento con le associazioni che si occupano di poveri, applicazione dell'Isee corrente: sono i tre punti essenziali del “Vademecum per i comuni italiani” per la gestione dei buoni spesa, redattore da ActionAid Italia. Un Vademecum che può quindi tornare utile ai Comuni che in queste settimane stanno emanando i bandi per l'attribuzione dei buoni spesa, per i quali sono stati stanziati a livello nazionale circa 400 milioni di euro. “Ai Comuni, come nella prima erogazione nel marzo dell'anno scorso, è stata lasciata carta bianca - sottolinea Roberto Sensi, responsabile programma povertà alimentare di ActionAid Italia -. Abbiamo fatto uno studio su come è andata la prima distribuzione e abbiamo quindi cercato di suggerire una serie di criteri con cui rendere questa misura emergenziale più equa ed efficacie”.

Al primo punto del vademecum c'è l'invito a “eliminare qualsiasi criterio che vincoli l’accesso alla misura dei buoni spesa al possesso della residenza, della cittadinanza o del permesso di soggiorno”. Si tratta di una misura nazionale, per affrontare chi è in stato di necessità e quest'ultimo, come ribadito da alcuni Tribunali italiani ai quali associazioni e cittadini hanno fatto ricorso, deve essere l'unico criterio per la concessione o meno del buono spesa. Nessuno escluso dunque, e per questo è anche importante, avverte ActionAid Italia, “comunicare in modo più esteso la possibilità di accedere alla misura dei buoni spesa e/o agli aiuti alimentari e di beni di prima necessità, utilizzando le lingue delle principali comunità migranti presenti nel territorio e garantendo un tempo adeguato per la presentazione della domanda”. Terzo punto: “Garantire una maggiore trasparenza e accessibilità dei dati relativi alla distribuzione dei fondi e all’implementazione degli interventi”.

Lo stato di necessità va valutato attentamente e per questo bisogna cercare di “applicare criteri socio-economici più efficaci capaci di fornire una fotografia il più attuale possibile della condizione di eventuale bisogno delle famiglie”. I redditi degli anni precedenti possono non essere significativi, proprio perché stiamo vivendo in una situazione di emergenza, con intere famiglie che si sono ritrovate nel giro di poche settimane in una condizione che non avevano mai vissuto. Per questo ActionAid suggerisce di utilizzare innanzitutto l'Isee corrente.

ActionAid propone inoltre un maggiore coordinamento con chi sul territorio (dalle associazioni alle parrocchie, dalle fondazioni alle cooperative sociali) già gestisce aiuti alle persone in difficoltà. I Comuni quindi dovrebbero creare “una cabina di regia a livello cittadino che coinvolga tutte le realtà che intervengono con iniziative di solidarietà e assistenza alimentare al fine di favorire la trasparenza e la complementarietà negli interventi ed eventualmente permettere un’attivazione su aree lasciate scoperte nonché evitare duplicazioni degli aiuti”. Non solo. I Comuni potrebbero “erogare una parte delle risorse disponibili direttamente alle associazioni di assistenza alimentare territoriali, premiando eventuali sinergie con le reti più informali e di prossimità attive nella solidarietà alimentare, al fine di facilitare un accesso più diffuso agli aiuti e promuovere una maggiore capillarità degli interventi”.

Dario Paladini

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)