"Futura Factory", la fabbrica dell’inclusione
In piena pandemia la cooperativa sociale Futura, di San Vito al Tagliamento, a Pordenone, ha aperto la Factory, un polo di lavoro per persone con disabilità, svantaggio sociale e disagio psichico. Un’eccellenza nei settori della grafica e dell’assemblaggio
Un capannone e uffici in cui le persone, comprese quelle con disabilità, svantaggio sociale o disagio psichico, si sentono accolte e possono lavorare al meglio delle loro possibilità, insieme. È Futura Factory, il polo di lavoro inclusivo della cooperativa Futura di San Vito al Tagliamento, in provincia di Pordenone, inaugurata il 16 ottobre 2020, in piena pandemia. "Il lavoro è la nostra guida, il nostro faro, perché ci rendiamo conto di quanto sia importante per l’emancipazione di ognuno di noi avere un impiego che permetta di esprimersi e che, oltre a uno stipendio, dia anche uno scopo nella vita e un ruolo nella società", commenta Gianluca Pavan, al secondo mandato come presidente di Futura. La Factory si trova nella zona industriale Ponterosso, a poco meno di due chilometri dall’altra sede della cooperativa sociale aperta nel 2009 con il contributo della Regione Friuli Venezia Giulia e che, in dieci anni, è diventata troppo piccola per ospitare attività e servizi in espansione.
Nata nel 1989 con una vocazione di tipo occupazionale nei settori della grafica e dell’assemblaggio, Futura ha infatti sviluppato negli anni anche i servizi socio-assistenziali e oggi è una cooperativa di tipo misto: la vecchia sede di via Pescopagano accoglie quindi i servizi alla persona, il laboratorio protetto in cui le persone iniziano a sviluppare le proprie abilità, il negozio, ovvero la parte fisica del portale di regali solidali Geneticamente Diverso (geneticamentediverso.it) e l’aula multimediale, mentre nella Factory sono stati trasferiti i reparti di grafica, stampa, comunicazione, montaggio meccanico e l’area amministrativa. Per sostenere il polo di lavoro inclusivo, Futura ha anche lanciato la raccolta fondi “Io voglio lavorare... per una società più giusta”: chiunque può contribuire offrendo manodopera o donazioni per creare spazi di lavoro accessibili e a temperatura controllata, acquistare banchi ergonomici e postazioni con tablet e pc, digitalizzare il magazzino, sostenere il tutoraggio e il supporto psicologico.
Futura oggi conta 72 soci, dà lavoro a 30 persone, di cui 14 con disabilità, e punta a inserirne altre dieci nei prossimi dieci anni. Per farlo, però, ognuno deve fare la propria parte: persone, aziende e istituzioni. Perché, come sottolinea Pavan, «non vogliamo essere una scatola chiusa, il nostro obiettivo è aprirci all’esterno e coinvolgere altre aziende. L’inclusione va fatta tutti insieme». Il covid, nel mostrare le fragilità umane e quelle del sistema economico, potrebbe diventare un’occasione per cambiare le regole del gioco e ridisegnare un sistema che guardi al benessere di tutti. E l’inclusione digitale, che nel 2020 ha vissuto un grande sviluppo, è uno degli strumenti per farlo. "Questa pandemia ha dato una spinta in questo senso, facendoci vedere quali sono le possibilità offerte dalle nuove tecnologie - aggiunge Pavan - Noi ci occupiamo di grafica fin dalla nascita e i computer sono sempre stati un elemento fondamentale del nostro lavoro perché ritenevamo fossero utili per dare la possibilità alle persone di esprimersi. Oggi, ancora di più, possono rendere tutti più partecipi all’interno della comunità".
Internet e le tecnologie hanno cambiato la vita di Giovanna De Caro, 47 anni e una paresi spastica dalla nascita che non le permette di camminare e di muoversi in modo coordinato né le rende semplice comunicare a voce. Entrata in Futura nel 2000, oggi è la web editor della cooperativa e si occupa dell’e-commerce di Geneticamente Diverso, seguendo l’organizzazione del portale e tutto ciò che riguarda la Seo e il posizionamento dei siti. Una competenza che ha sviluppato in autonomia sistemando le descrizioni dei prodotti e aggiungendo le tag per favorirne l’indicizzazione sui motori di ricerca. Proprio grazie a questo lavoro, la cooperativa le ha chiesto di seguire il corso di marketing online del Google Digital Training. "Lavorare mi fa sentire una persona come le altre, ma questo è possibile grazie a un mouse, a una tastiera e alla rete", racconta Giovanna, che ha iniziato molto presto a usare un pc perché la sua famiglia pensava l’avrebbe resa più autonoma. Sul sito web di Futura, De Caro si racconta nel blog Giovy@Work, dove spiega perché Internet le ha cambiato la vita e come lo smartphone e le app di messaggistica abbiano azzerato gli ostacoli tra lei e gli altri, a casa e sul lavoro.
Perché è vero che l’inclusione si fa in un luogo, ma la tecnologia permette di superare le barriere e andare oltre la disabilità. Come? Per esempio organizzando un viaggio in autonomia, ordinando una pizza da asporto, facendo videochiamate con gli amici, leggendo il giornale che non può sfogliare fisicamente e trasformando la sua casa in un ufficio durante la pandemia. "Se non avessi potuto farlo, sarei rimasta mesi senza lavoro e senza la possibilità di stimoli e interazioni reali", spiega Giovanna, che oggi alterna il lavoro in presenza allo smart working. Pavan è convinto che aprire la Factory, nonostante l’emergenza sanitaria, sia stata la scelta giusta. "Ci siamo interrogati sull’opportunità di fare questo investimento. Era quello che volevamo fare. Certo non potevamo prevedere il covid e le difficoltà in più che ha generato, ma dobbiamo comunque e sempre rimboccarci le maniche per raggiungere i nostri obiettivi. Speriamo che questa situazione possa creare un cambiamento radicale e positivo che porti a far capire che le dinamiche economiche devono essere sostenute in altro modo". Un modo più a misura di persona.
(L’articolo è tratto dal numero di SuperAbile INAIL di aprile, il mensile dell’Inail sui temi della disabilità)