Ergastolo ostativo incompatibile con la Costituzione, "evitare segnali di indebolimento"
I giudici costituzionali indicano l’incompatibilità dell'istituto con il principio di eguaglianza e di funzione rieducativa della pena. La parola passa ora al Parlamento. Libera: "Legislatore tenga conto di come le mafie siano diventate sempre più pericolose". Massafra (Cgil): "Soluzione equilibrata e avanzata"
"Una soluzione equilibrata ed avanzata che potrà consentire al legislatore di mantenere i capisaldi dell'attuale sistema normativo di contrasto alla criminalità organizzata di stampo mafioso, responsabilizzando ulteriormente il ruolo della magistratura, e nel contempo garantire il riconoscimento universale dei fondamentali diritti riconosciuti dalla nostra Costituzione". E’ il commento del segretario confederale della Cgil, Giuseppe Massafra, in merito al comunicato della Consulta diffuso ieri, in cui si riconosce l’incompatibilità dell'istituto dell'ergastolo ostativo con gli articoli 3 (principio di eguaglianza) e 27 (funzione rieducativa della pena) della Costituzione e 3 della Cedu (divieto di tortura e di pena disumana o degradante).
La Consulta ha rinviato ogni determinazione al maggio 2022 e invitato il legislatore a modificare in questo lasso di tempo la normativa vigente.
Per il dirigente sindacale "il fenomeno mafioso, una volta limitato a poche regioni del sud Italia e oramai di rilevanza globale, impone di certo uno sforzo straordinario nel suo contrasto e un'estrema attenzione nel giudicare condotte delittuose incompatibili con ogni forma di civile democrazia". "Nel contempo - sottolinea - i pentiti che genuinamente collaborano con l'amministrazione della giustizia si sono dimostrati negli anni una risorsa straordinaria per impedire l'ulteriore diffondersi di queste consorterie criminali".
"Un tema come quello dell'ergastolo ostativo, ovverosia la possibilità per i condannati all'ergastolo per determinati gravi reati di mafia di poter fruire della liberazione condizionale solo dopo aver scontato almeno 26 anni di pena, se non più socialmente pericolosi, pone questioni di estrema delicatezza di equilibrio tra principi tutti irrinunciabili in un contesto democratico". A tal proposito, prosegue Massafra, "la Corte ci ricorda che il potere sanzionatorio dello Stato non può prescindere dal rispetto della dignità della persona umana, nella convinzione che solamente nei principi dello Stato di diritto possano trovarsi gli strumenti per contrastare anche i più efferati reati". "Auspichiamo quindi- conclude il segretario confederale della Cgil- che il Parlamento, assumendo le preziose indicazioni che fornirà la Corte Costituzionale, possa individuare soluzioni che garantiscano la società civile dalle infiltrazioni mafiose, nel rispetto delle vittime dei reati, applicando un più alto principio di giustizia".
“In attesa di leggere le motivazioni dell'ordinanza emessa dalla Consulta della Corte Costituzionale, riteniamo importante evidenziare che la stessa ha sottolineato la peculiarità della natura dei reati connessi alla criminalità organizzata di stampo mafioso e delle relative regole penitenziarie, così come la necessità di preservare il valore della collaborazione con la giustizia nei casi legati ai reati in oggetto”, commenta Libera. “La Corte ha dato chiare indicazioni al legislatore, e cioè di tenere conto, in maniera adeguata e rigorosa, dell’attuale sistema di contrasto alla criminalità organizzata.
"Il nostro Paese ha scritto una legislazione antimafia bagnata dal sangue delle nostre vittime delle mafie: - commenta Libera - di tante delle nostre vittime non conosciamo la verità sulla loro morte, e tanti mafiosi, oggi in carcere, invece la conoscono. E' importante che il legislatore tenga conto di come oggi le mafie siano diventate sempre più pericolose per la forte e incisiva espansione che continuano ad avere nei territori di origine, oltre che negli altri luoghi in cui hanno investito in nuovi mercati, danneggiando le comunità e l’economia sana e quindi la democrazia del nostro Paese. Le mafie continuano ad occupare i territori con condotte violente e intimidatorie, ma sono capaci di trasformarsi per diventare sempre più invisibili, questo rende necessario dotarsi di strumenti che tengano conto delle reali specificità delle mafie. Non si possono dimenticare le numerosi indagini messe in campo dalle forze dell’ordine e dalla magistratura, grazie ad un lavoro di lettura delle condotte mafiose e delle specifiche caratteristiche delle organizzazioni mafiose, ecco perché è importante che il legislatore tenga conto che è necessario rafforzare gli strumenti per combattere le mafie, evitando segnali di indebolimento".